Lo stile caprese: un modo di vivere e intendere che abbraccia aspetti di charme insieme
ad altri denotanti una raffinata inclinazione a interpretare la cultura e la
storia secondo un particolare punto di vista, devoto alla bellezza nella sua
essenzialità. Ecco quindi, che passeggiando per le vie di questa perla del
creato, si assiste con incantata meraviglia a un’architettura che alterna piccole case a sontuose ville che rendono
il contesto dell’isola unico al mondo. Un’architettura che procede
parallelamente alla storia di questo paradiso terrestre, divenuto meta ambita di leggende del cinema
hollywoodiano, idolatrato da intellettuali
che ne hanno fatto il loro buen retiro,
romanzato e citato da pensatori e
letterati che trovavano qui un’insolita e impareggiabile dimensione di pace,
da Charles Dickens “In nessun luogo al mondo vi sono tante
occasioni di deliziosa quiete come in questa piccola isola” a Jean Paul Sartre “Capri è sacra, l’obiettivo non è vederla ma avvertirvi una certa
qualità d’emozione”. Un susseguirsi di vicende che hanno enfatizzato il
fascino e la magia di quest’isola, tanto da arrivare a battezzare “lo stile Capri”: un modo di vivere che
permea ogni aspetto dell’esistenza umana e si contraddistingue per autentica
bellezza e raffinato prestigio. Uno stile che affonda radici profonde,
riscontrabili già tra l’800 e il ‘900, quando l’isola diviene la meta obbligata
di viaggiatori richiamati vuoi dalla ricchezza naturalistica e paesaggistica,
vuoi da quelli che sarebbero divenuti in seguito i tratti identificativi della
tradizionale architettura caprese, primi su tutti l’aggregazione di cubi
bianchi estradossati - arricchiti da colonne e pergolati costruiti con pali di
castagno, ornati da finestre e merlature -, i volumi scanditi da un’alternanza
di scale esterne e logge volate, l’articolato susseguirsi tra classicità
greco-romane e citazioni arabo-moresche.
Rimandi, visioni e interpretazioni
che hanno contribuito a rendere Capri un luogo magico e unico, un angolo di
paradiso in terra, carico di colori e profumi, inconfondibile per quell’allure
rarefatta dal fascino incantatore. Un
luogo in cui la risonanza mitica del passato si sposa all’influenza
razionalista. Una tradizione gloriosa che risale al 16 d.C., quando Tiberio
decise di trasformare la fisionomia dell’isola costruendo l’imponente villa
imperiale affacciata sul golfo di Napoli, oltre alle dodici ville dedicate ad
altrettante divinità, tra le quali svetta Villa Jovis, edificata in onore del
padre di tutti gli dei.
Catturati da questa meravigliosa magia,
ecco i posti imperdibili, da vedere nel corso di un delizioso soggiorno
caprese. Chiamata piazza, anzi ''a chiazz", per dirla in
dialetto, sulle mappe è segnata come Piazza Umberto I, ma è
universalmente nota come La Piazzetta. Per tutti è il centro dell'isola.
Oggi come allora, rappresenta il centro della vita locale. Un tempo sede del
mercato della verdura e del pesce, nel 1938 è protagonista di una svolta mondana
a cura di Raffaele Vuotto che la
rende ritrovo prestigioso per la vita
sociale, fino ad allora reclusa all’interno degli alberghi e delle mura
domestiche. Un carattere di mondanità che è andato aumentando negli anni,
tanto che oggigiorno rappresenta il salotto privilegiato del mondo, al punto
che d’estate è possibile incontrarvi monarchi e celebrità a fianco di gente
comune.
Dalla Piazzetta dritti
fino a un altro dei punti inconfondibili di Capri: i Faraglioni, tre picchi di roccia che si alzano dal mare a pochi
metri dalla costa. Ogni Faraglione ha un nome: il primo unito alla terra
si chiama Stella, il secondo, separato dal primo per un tratto di mare,
Faraglione di Mezzo ed il terzo Faraglione di Fuori o Scopolo, ossia
capo o promontorio sul mare. Su quest’ultimo – e solo su di esso – è possibile
trovare la famosa Lucertola Azzurra dei
Faraglioni, la Podarcis sicula coerulea. Nemmeno il tempo di salire
su una barchetta a remi, stendersi e lasciarsi trascinare dal remare del
marinaio ed ecco un’altra meraviglia della natura: da un iniziale buio totale
si passa a una miriade di riflessi azzurri e argentei, scanditi da sfumature
trasparenti. Questa è la suggestione della Grotta
Azzurra, un luogo-non luogo, in cui sembra di galleggiare sospesi a
mezz’aria. Un capolavoro del creato che deve la sua particolare colorazione a
un effetto naturale: l’azzurro è dato
dalla luce del sole che entra attraverso una finestra sottomarina che si apre esattamente
sotto il varco d'ingresso,
subendo in tal modo una filtrazione da parte dell'acqua, che assorbe il rosso e
lascia passare l'azzurro. Un secondo
fenomeno determina i riflessi argentei
degli oggetti immersi: le bolle d'aria che aderiscono alla superficie esterna
degli oggetti, avendo indice di rifrazione diverso da quello dell'acqua,
permettono alla luce di uscire. In epoca romana, ai tempi di Tiberio, la
Grotta era utilizzata come ninfeo
marino: un periodo di cui restano prestigiose testimonianze, come le
statue custodite alla Casa Rossa ad Anacapri. Per molti anni la Grotta Azzurra
non è stata visitata, complici leggende che la narravano come luogo infestato da spiriti e demoni.
Soltanto nel 1826, quando il pescatore locale Angelo Ferraro accompagna
lo scrittore tedesco August Kopisch e il pittore Ernst Fries a
visitarla, la Grotta Azzurra conosce una rinascita, divenendo tappa fissa di
ogni soggiorno caprese che si rispetti.
Per chi invece cerca una
passeggiata lontana dalla folla, in un luogo dalla bellezza autentica e
incontaminata, imperdibile è il sentiero
della Migliera. Un percorso magico e unico, che si snoda tra coltivazioni
tipiche, lembi di antichi boschi e squarci di mare, per concludersi con il Belvedere del Tuono, forse il più
suggestivo di tutta l’isola. Davanti, soltanto una distesa sconfinata di mare e
un precipitare di rocce bianche e appuntite, che arrivano fino alla Cala del
Limmo e al Faro di Punta Carena. Sovrani incontrastati di questi luoghi solo i
gabbiani che, ad ali spiegate, volano padroni del mondo. Risalendo un sentiero
adiacente, si arriva a un ultimo belvedere che affaccia anche sui Faraglioni e
dal quale ci si può illudere, per un istante, di essere soli sull’isola di
Capri, complice, magari, un suggestivo tramonto di mezza estate.