E la
calzatura diventa oggetto d’arte al punto tale da avere musei dedicati, veri e
propri templi votivi dello stile che, tra un’esposizione e l’altra,
ripercorrono la storia della calzatura, evocando suggestioni, illustrando epoche
storiche e stimolando ispirazioni.
Oggetto
di culto per incallite fashioniste, devote alla sua divinazione quale dettaglio
irreprensibile del codice vestimentario, la
scarpa vanta di diritto anche un’anima nobile, altra metà della verve più
glamour e, al tempo stesso, spirito sacro e inviolabile che le ha consentito di
attraversare la storia dei tempi, divenendo a ragion vedut,a un vero e proprio
cimelio da museo.
Un
viaggio nel tempo che, sulle note colorate dello stile, consente di recuperare
il significato della storia, avvalorando il legame indissolubile tra questi due
aspetti. Iniziamo, quindi, il tour per l’Italia, facendo tappa nei più
importanti musei della calzatura, mecche della moda intesa da un punto di vista
sociale.
Museo
Rossimoda
In una dimora seicentesca lungo le rive del
Brenta, Villa Foscarini, si trova il Museo Rossimoda, nato nel 1995 su
iniziativa di Luigino Rossi, fondatore dell’omonimo calzaturificio oggi passato
di proprietà al gruppo del lusso d’oltralpe LVMH.
Catapultati
in una dimensione da sogno, si comincia con una piccola ma preziosissima raccolta di calzature storiche veneziane del
‘700 e ‘800 di proprietà del fondatore, per poi proseguire con i 1700 modelli
femminili di lusso prodotti dall’azienda dal 1946 ai tempi nostri e selezionati
personalmente dal fondatore stesso insieme ai suoi collaboratori: questi
rappresentano il corpus del museo, che, ogni anno, si amplia con l’aggiunta
degli esemplari più significativi delle nuove collezioni.
Si tratta di un museo nato con l’intento di
raccontare la storia di una famiglia ormai giunta alla terza generazione e costellata da numerose collaborazioni con le più
prestigiose case di moda. Correva l’anno 1961 e Luigino Rossi decise di
produrre solo calzature da donna di lusso su licenza di grandi firme: Christian
Dior, Yves Saint Laurent, Givenchy, Anne Klein, Emanuel Ungaro sono state le
prime maisons alle quali, nel tempo, si sono aggiunte Richard Tyler, Vera Wang,
Genny, Fendi, Calvin Klein, Michael Kors, per poi finire con Emilio Pucci,
Christian Lacroix, Marc Jacobs, Loewe, Kenzo, Donna Karan e Celine. I piedi del
gotha della moda, quindi, sono passati per le mani di Luigino Rossi.
Il
museo, oltre ad offrire uno spaccato sulla storia del costume della seconda
metà del secolo scorso, si pone come
viva testimonianza del saper fare artigiano del distretto calzaturiero del
Brenta, caratterizzato dagli elevati standard qualitativi. Le principali
finalità, pertanto, sono quelle di comporre una memoria storica della
produzione tipica di questa particolare zona italiana, territorio privilegiato di
una vocazione artistica apprezzata in tutto il mondo.
Il
museo, inoltre, si pone quale stimolo
per le produzioni future, divenendo un punto di riferimento per la scuola di
modellisti famosa a livello internazionale ospitata dal distretto e che dal
1923 si occupa di formare i nuovi designer della calzatura. Uno spazio,
quindi, che diviene anche una fucina creativa, fornendo stimoli e ispirazioni
per le scarpe di domani. Scarpe che in qualche loro dettaglio porteranno il
vissuto di un’epoca.
Museo
Internazionale della Calzatura “Pietro Bertolini” di Vigevano
Da
oltre un secolo Vigevano è legata al mondo della scarpa, tanto da essere
menzionata come la capitale italiana – e, in alcuni casi, anche mondiale –
della calzatura. Un luogo dove hanno visto la luce importanti innovazioni del
settore e in cui ha preso vita l’estro visionario del cavalier Pietro Bertolini, illuminato imprenditore calzaturiero e
fondatore della Ursus Gomma.
Istituito
nel 1958 per documentare l’ingegno e l’operosità vigevanesi, la sua apertura è
fatto relativamente recente, risalente al 2003.
L’esposizione propone la lettura della
scarpa nella sua duplice natura: oggetto d’uso e opera d’arte. Due anime
che si compensano, trovando convivenza in amabili e mirabili creazioni, frutto
dell’estro umano. Dal 2003, inoltre, il
museo si è arricchito di una sezione interamente dedicata ai marchi, agli
stilisti e ai designer italiani e internazionali degli ultimi trent’anni.
Tra i fiori all’occhiello della ricca
collezione, degni di nota sono importanti modelli storici, come, per esempio,
la pianella del 1495 attribuita a Beatrice d’Este o la scarpa gioiello di fine
1920, oltre a calzature appartenute a personaggi storici e papi. Non mancano,
poi, esemplari di calzature autarchiche,
modelli realizzati con moderne suole in plastica trasparente “rodhovetro” e
cuissard di Paco Rabanne.
Passando tra le visionarie creazioni di
Manolo Blahnik, Jimmy Choo, Christian Louboutin, Giorgio Armani e Gucci, si
arriva alla sala dedicata al tacco a spillo dove è esposto il primo prototipo
che, inventato proprio a Vigevano, ha reso celebre la città.
Il
museo annovera circa 2500 calzature, che vengono esposte in gruppi da 300 alla
volta, con un turnover semestrale. A latere, le mostre itineranti per il mondo,
che rappresentano vetrine internazionali per la collezione.
Museo
Salvatore Ferragamo
Inaugurato
nel 1995 per volontà di Wanda Ferragamo e dei suoi figli nella sede storica
della Maison, Palazzo Spini Feroni a Firenze, il Museo Salvatore Ferragamo è nato con l’intento di rendere nota al
pubblico la storia del fondatore e delle sue creazioni – le calzature –
considerate dagli studiosi di tutto il mondo delle vere e proprie opere d’arte.
La collezione è stata costituita da
Salvatore Ferragamo, che ha custodito i prototipi e cercato di recuperare i
suoi modelli più celebri. Una raccolta preziosa, che è stata mantenuta e
arricchita dalla famiglia con gli stessi criteri: conservare i modelli più innovativi di ogni collezione, quelli più
particolari per uso di materiali e per struttura, non necessariamente quelli
più venduti.
Il
museo, pertanto, racconta in primis la storia di un uomo, del suo lavoro e del
suo amore smisurato e incondizionato per le scarpe: una vocazione che gli ha
valso, a ragion veduta, l’appellativo di “calzolaio
dei sogni”.
Nello spazio confluiscono contaminazioni
culturali che spaziano nei diversi ambiti dell’arte, del design, dello
spettacolo, del costume, della comunicazione e dell’informazione. Un luogo
poliedrico, che fa della vivacità intellettuale il fil rouge attorno al quale
sviluppare giorno dopo giorno un’attività volta alla valorizzazione della
creatività.
Un’impronta
che ha portato il museo a divenire, nel tempo, non solo un punto di riferimento
per l’estro italiano, ma soprattutto un punto
di forza dell’immagine del marchio, depositario dell’heritage e motore
d’ispirazione per il futuro.
All’interno della ricca collezione, che si amplia
progressivamente con le calzature emblema di ogni stagione ma anche con
donazioni di clienti Ferragamo e acquisizioni di modelli storici provenienti
dal mondo dell’antiquariato, è difficile identificare i “pezzi gioiello” data
la vastità e il pregio delle creazioni esposte. Vi sono modelli famosissimi come simboli di design di un’epoca: è
il caso del sandalo invisibile, creato nel 1947 con la lenza di nylon da
pescatori oppure delle zeppe in sughero del periodo bellico. Alcuni esempi sono importanti per la
particolarità della loro realizzazione, come il sandalo in oro a diciotto
carati, creato da Ferragamo per una cliente australiana nel 1956 e altri ancora perché appartenuti a
personaggi famosi come Marilyn Monroe, fedelissima estimatrice della
maison.