Sulle note tratte dall’opera “Einstein on the Beach” di Philip Glass,
si apre la sfilata della Collezione Donna Primavera/Estate 2013 di Louis Vuitton.
Ancora
una volta la Maison chiama a compiere un viaggio: questa volta, però, non alla
scoperta di luoghi lontani o attraverso dimensioni sconosciute, bensì nella
geometria, quintessenza di una resa formale e di un’equilibrata estetica
concettuale.
Tutto
è bilanciato e ponderato, in una sorta di matematica devozione all’equilibrio
di forme, contenuti e visioni:
dall’alto di un’elegante scala mobile, discendono come colonne, coppie di
figure dalle precise silhouette, che attraversano in orizzontale e
schematicamente la passerella realizzata in vetro con geometrie optical gialle
e bianche, per poi ritornare indietro sulle scale. Un continuo fluire di stile
e glamour, in un perpetuo quanto calibrato scorrere di grazia e bon ton.
Ogni
singolo look si presenta all’interno del perimetro di un rettangolo, se
considerato secondo la prospettiva di un architetto, interrotto orizzontalmente
in tre livelli e con le maniche come unica deviazione dalla linea retta.
Tutto
è equilibrato, rigoroso e lineare: non vi è spazio per arzigogolati esercizi di
stile; l’essenzialità regna sovrana, mostrando il suo aspetto più sofisticato e,
al tempo stesso, determinato, capace di imporsi agli sguardi per la sua
inconfondibile – quanto indimenticabile – semplicità. Una
piacevole ri-scoperta di una purezza tout court intesa: di volumi, tagli, linee
e contenuti.
Marc Jacobs,
Direttore Artistico della Maison, si è ispirato per questa collezione al lavoro
di Daniel Buren, artista concettuale francese,
caratterizzato per il suo minimalismo astratto nonché per il suo utilizzo di
grandi linee regolari a contrasto, che integrano l’opera visiva al
circostante spazio architettonico. In particolare, l’opera “Les Deux Plateau”, una serie di 260 colonne di 3 differenti
altezze, ha fatto da fil rouge per l’intero allestimento della sfilata.
Per quanto riguarda il contenuto
estetico e formale della collezione, come afferma lo stesso Jacobs “è un contrasto netto rispetto alla
stagione precedente, con il romantico che lascia il posto ad una precisione
matematica. I fiori comunque presenti in
collezione, diventano astratti e dalle forme stilizzate, quasi irriconoscibili.
Ma il tema più ricorrente è sicuramente
la griglia di quadrati, omaggio al celebre motivo Damier della Maison”.
Una svolta pressoché radicale per la
cifra stilistica del marchio, al pari della totale assenza del motivo Monogram,
vuoi sugli abiti che sulle borse: a
trionfare su tutto, quale emblema di Louis Vuitton nonché elemento di
demarcazione con i suoi codici estetici, è il motivo Damier (scacco). Creato nel 1888 – precedente al Monogram di
8 anni –, nasce nella classica nuance bicolore marrone e beige; rilanciato nel
1996 – e 10 anni dopo, rinvigorito con le tonalità celesti e panna della
versione damier Azur -, è divenuto parte integrante dell’heritage Louis Vuitton
per arrivare a porsi come tratto distintivo nella collezione Primavera/Estate
2013, caricandosi di una forza e una
vivacità del tutto nuove, complici i colori decisi, i numerosi materiali
utilizzati e le dimensioni scalari, che donano ad abiti e accessori una grafica
netta e precisa.
E se la geometria è il fil rouge attorno
al quale si snoda l’intera collezione, passerella e allestimento compresi, l’idea di una perpetua dualità percorre
l’intero defilé, impostando ogni riferimento su un duplice ed equilibrato riferimento:
i colori a contrasto dei quadrati, i tessuti che alternano materiali brillanti
e opachi, presenza e assenza, nel caso degli abiti con dettagli o motivi
cut-out. Un’opposizione duale, o per
meglio dire simmetrica, che trova un’ulteriore validazione nella presentazione
realizzata per mezzo di coppie di modelle: una scelta per nulla casuale, bensì
dettata da una particolare ispirazione stilistica. Marc Jacobs, infatti, ha
preso spunto da due icone francesi degli anni ’60, differenti tra loro per eleganza
e interpretazione estetica, Françoise
Hardy e Jane Birkin: la prima,
abituata a indossare abiti piuttosto coprenti, la seconda, a svelarsi. Opposti
che si respingono nella loro mera apparenza formale, ma si attraggono per l’implicita idea di buon gusto, volta a
valorizzare e personificare la semplicità quale elemento irrinunciabile di uno
stile senza eguali e senza tempo.
Una semplicità che si esprime attraverso la
purezza e la linearità delle forme, accompagnate da una passione quasi votiva
per la cura rigorosa dei dettagli. Una pioggia di minuscole paillettes
decora gli abiti, creando superfici metalliche e fluide; altre più grandi,
invece, sono cucite a rilievo in precise griglie per dare vita a textures
geometriche. Ricami realizzati con il “tuffetage”,
una tecnica rubata alla lavorazione dei tappeti, su pelle e abiti enfatizzano
un effetto ordinatamente sfrangiato, mentre piume applicate e delineate a mano,
segnano precisi quadrati sui tessuti e ne ornano i bordi.
Un lavoro semplice e lineare, almeno in
apparenza, frutto di una precisione estrema e di tecnicismi virtuosi: linee e
cuciture, considerate nella loro singolarità, non sono casuali, bensì
rivendicano un’importanza architettonica e rigorosa, fedeli al rispetto
millimetrico di proporzioni e distanze, pena l’intera compromissione della
creazione. Non è un caso, quindi, che i quadrati del Damier corrispondano
perfettamente alle cuciture di ogni singolo capo, mentre i ricami e le
superfici decorate combacino e chiudano esattamente ogni griglia. Non da
ultimo, la pelle subisce uno speciale trattamento con cui viene pressata,
garantendo leggerezza e spessore pressoché unici.
Lo stesso rigore lineare e geometrico degli
abiti, è stato applicato anche agli accessori. Le borse Envelope (buste) e Flat
(cartelle), sono accompagnate dall’iconico bauletto Speedy, reinventato e
trasformato sulla scia di un’impostazione matematica che predilige forme
squadrate e cubiche. Le scarpe hanno
punte allungate e presentano un particolare decoro: un fiocco senza vezzi, ma –
ça va sans dire – con intenti
geometrici. Una leggerezza concettuale enfatizzata dal tacco di metallo a
parallelepipedo iper sottile.
Una collezione rigorosa, netta ed
essenziale, tripudio di una semplicità senza tempo e volta a enfatizzare lo
stile e l’eleganza della Maison, che dell’essenzialità ha fatto il leitmotiv
della propria interpretazione estetica. Heritage
e passione, buon gusto e ricerca formale: queste le note di fondo di una
collezione che guarda con favore alle donne che indossano abiti e accessori con
carattere, donando loro una carica in più qual è l’allure personale, vera nota
di testa. Al cuore, invece, un omaggio
sussurrato, ma nemmeno troppo, a Yves Carcelle (Presidente di Louis Vuitton) e
alla sua dedizione per la Maison, emblema universale di lusso e sinonimo di
uno stile di vita unico, sinfonia di perfezione e praticità.
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