Quello tra Arte e Moda è uno dei
sodalizi più armonici e riusciti tra le diverse forme espressive. Se poi con
Arte s’intende la fotografia, ecco aprirsi un universo costellato di galassie e
supernove, dove si avvicendano nomi celebri di artisti che hanno ritratto le
più belle pagine del costume, siglandone il suo successo planetario e
fissandone i momenti – nonché i volti – indimenticabili. La fotografia di moda
si è guadagnata nel tempo un meritato primato nella storia illustrata,
riproducendo con la sua avanguardia e la sua capacità di vedere oltre il mero
abito, stili e tendenze che hanno accompagnato l’evoluzione di epoche e luoghi.
Numerose, pertanto, le personali dedicate
a noti fotografi che con il loro obiettivo hanno immortalato per l’eternità le
cifre stilistiche più illustri del secolo, traghettando alle giovani
generazioni visioni e interpretazioni, sulla scia di un’atemporalità creativa
in grado di influenzare le interpretazioni contemporanee.
Un repertorio che si arricchisce nel
tempo, passando da colonne portanti, quali Helmut
Newton, Annie Leibovitz, Herbs Ritts, Gian Paolo Barbieri – solo per
citarne qualcuno – a nuove leve portatrici di quel giusto mix tra novità e
tradizione, avanguardia e rigore, come, per esempio, Juergen Teller.
Fino al 4 novembre, infatti, è possibile
visitare a Palazzo Reale a Milano la mostra a lui dedicata “The Girl With The Broken Nose”: una raccolta di nove opere, arricchite da
una serie di vetrine contenenti scatti, libri e materiali che raccontano tutta
la sua attività, dalla metà degli anni ’90 ai giorni nostri. Un titolo
emblematico, che già nella sua formula evoca lo spirito intenso di Teller: The
Girl With The Broken Nose, infatti, rappresenta la scultura di cemento di una
bambina a cui la violenza del tempo ha portato via il naso. Il fotografo,
quindi, incentra sulla poetica e
l’emozione il percorso espositivo della mostra, realizzando un crescendo narrativo che mira a
coinvolgere lo spettatore in un’esperienza sensoriale, in cui il susseguirsi
delle sale non corrisponde tanto a una diretta e logica conseguenza, bensì a un
sentimento che nasce dal profondo del cuore perché effettivamente sentito,
liberando l’emozione più autentica e portando a una totale identificazione tra
opere e percezioni.
Complice una location scenica e di fascino
qual è Palazzo Reale, appese a lunghi fili, calano dal soffitto degli altissimi
spazi che fanno da anticamera alla Sala delle Cariatidi, fotografie di grande
dimensione. Tra due colonne neoclassiche, invece, si distende l’immagine del
corpo nudo di Vivienne Westwood, in
un’esaltante assonanza di temi e colori, due aspetti che, combinati
sapientemente nella loro essenza d’essere, contribuiscono a una perfetta resa
formale dell’atmosfera. E così, realtà e
soggetti provocanti vengono trattati da Teller con una disinvolta naturalezza e
una disarmante semplicità, conferendo loro una chiave di lettura del tutto
nuova che ben le colloca nelle classiche sale del Palazzo. Un confronto continuo tra avanguardia e
rigore, slancio e tradizione, quindi, permea la mostra, sia nel concept che nel
suo allestimento: le pareti sono cariche di storia, che si materializza in
termosifoni d’epoca e broccati, e la luce è scarsa e diffusa, volta a
enfatizzare il carattere d’esplorazione.
Istino
e semplicità sono i due ingredienti principe dello spirito artistico di Teller, che hanno guidato la sua mano fin dagli
esordi della carriera, ponendolo come un indagatore attento e curioso di una
realtà altrimenti complicata e caotica. Nei
suoi scatti tutto è essenziale, immediato e comprensibile; non vi è spazio per
arzigogolati esercizi di stile né per forbite interpretazioni che lasciano
spazio al ragionevole dubbio; ogni situazione immortalata appare nella sua resa
essenziale, carica di emozioni e valori. Una romantica immediatezza delle
immagini che compare nei suoi primi ritratti ai musicisti, così come nelle
campagne di moda realizzate con Marc Jacobs, nei film e nelle opere d’arte: un
percorso a tutto tondo nelle discipline figurative che l’ha portato a
sviluppare un approccio sempre più affinato, in grado di plasmarsi al mutare
dei soggetti immortalati, nel rispetto della più autentica semplicità.
Un
concetto d’arte che lo spettatore può esplorare e comprendere in tutto il
percorso espositivo, che culmina nell’ultima sala, dove la luce cade
naturalmente dall’alto del soffitto: qui, sono ordinate in sequenza, dentro
vetrine, fotografie di piccola dimensione; sotto alcune delle immagini, poche
righe battute a macchina immortalano pensieri e memorie di Juergen Teller e ne
raccontano la storia. Una
su tutte, vuoi, forse, le implicazioni personali associate, Irene
in wald: il ritratto solitario di foreste, luoghi d’infanzia
dell’artista, della madre Irene e altri personaggi.
Un ideale connubio tra immagini e parole,
nella più esaltante concertazione di una conoscenza che si spinga oltre la mera
rappresentazione scenica e coinvolga chiunque in un’esperienza sensoriale,
dicendo e raccontando di una vita altra rispetto alla propria. Un rimedio
naturale contro la brutalità del tempo che passa, volto alla ricerca della
semplicità e della spontaneità reale della vita umana.
The Girl With the
Broken Nose
Fino al 4 novembre
Palazzo Reale di Milano
Ingresso gratuito
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