Celebre per
le sue memorabili immagini cinematografiche, Peter Lindbergh è riconosciuto
come uno dei più
influenti fotografi contemporanei. Nato a Lissa (Germania) nel 1944, ha
trascorso l'infanzia
a Duisburg (Renania Settentrionale-Vestfalia). Ha lavorato come vetrinista per
un grande magazzino e
si è iscritto all'Accademia di Belle Arti di Berlino all'inizio degli anni 60. Ricorda
così quegli anni: "Preferivo seguire le orme di Van
Gogh, il mio idolo, piuttosto che dipingere i
classici ritratti e i paesaggi che ci insegnavano a scuola...". Ispirato
dal lavoro del grande pittore olandese, si trasferisce ad Arles per circa un
anno, per poi partire in
autostop alla volta di Spagna e Nord Africa. Più tardi studia pittura libera
alla Scuola d'Arte di Krefeld.
Influenzato da Joseph Kosuth e dal Movimento Concettuale, ancora prima di
diplomarsi viene
invitato a esporre alla galleria avanguardista di Denise René e Hans Mayer nel
1969. Si
trasferisce a Düsseldorf nel 1971, comincia a dedicarsi alla fotografia e
lavora per due anni come assistente
del fotografo tedesco Hans Lux, per poi aprire il suo studio nel 1973. Una
volta raggiunta la fama in
patria, entra a far parte della grande famiglia di collaboratori della rivista Stern, come altri
fotografi leggendari tra cui Helmut Newton, Guy Bourdin e Hans Feurer e si
trasferisce a Parigi nel 1978 per seguire nuovi percorsi di
carriera. Ritenuto un pioniere della fotografia, introduce una forma di nuovo
realismo che ridefinisce i canoni della bellezza, da lui immortalati in immagini senza tempo.
L’approccio umanista e il concetto idealizzato di donna diventano caratteri distintivi del suo lavoro,
con una particolare enfasi sull'anima e sulla personalità. La sua visione unica presenta i soggetti in uno stato di purezza, "in
tutta onestà", lasciando da
parte qualsiasi stereotipo a favore di volti quasi totalmente privi di
trucco, spogliati in modo tale da esaltare l'autenticità e la bellezza naturale delle donne che fotografa.
Offre una nuova interpretazione della donna post-anni 80 senza prestare particolare
attenzione all'abbigliamento, convinto che "Solo dopo aver eliminato la moda
e l'artificio, si riesce finalmente a vedere la persona". La giornalista britannica Suzy Menkes afferma che "il
rifiuto di piegarsi alla perfezione della copertina
patinata è il marchio di fabbrica di Peter Lindbergh, l'essenza di immagini che
scrutano l'anima
più vera del soggetto, che si tratti di un personaggio più o meno famigliare o famoso." Lindbergh è stato il primo fotografo a inserire la dimensione
narrativa nelle serie fotografiche e questa forma di story-telling ha aperto le porte a una nuova
concezione della fotografia d'arte e di moda. Nell'arco degli anni ha creato immagini che hanno segnato la
storia della fotografia, caratterizzate da un approccio minimalista alla fotografia
post-modernista. Nel 1988, quando ha ormai conquistato la fama in ambito internazionale, lancia una nuova
generazione di modelle da lui scoperte di recente, che ritrae vestite soltanto di camicie bianche. L'anno successivo fotografa per la prima volta insieme Linda
Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Christy Turlington e Tatjana Patitz, all'epoca giovani
modelle, per la leggendaria copertina di gennaio
1990 di Vogue UK. Il cantante pop George Michael, che ha lanciato il "movimento
delle Supermodelle", seguito a ruota da Gianni Versace, si è ispirato proprio alle fotografie di Lindbergh
apparse su Vogue per il leggendario video di "Freedom '90", che ha sancito l'inizio
dell'era delle modelle-star e ha ridefinito l'immagine della donna moderna. Nel numero di maggio 2016 della prestigiosa rivista Art Forum,
Lindbergh dichiara in un'intervista con la giornalista Isabel Flower: "Un fotografo di
moda dovrebbe contribuire a definire l'immagine della
donna e dell'uomo contemporaneo nella loro epoca, riflettendo una particolare
realtà sociale e umana.
Quanto è surreale invece l'attuale approccio commerciale che punta a ritoccare
e cancellare qualsiasi
traccia di vita ed esperienza, perfino la verità più intima del volto
stesso?" Celebre per le sue serie fotografiche narrative, Lindbergh è
conosciuto soprattutto per i ritratti essenziali e rivelatori, le nature morte, le forti influenze del
cinema tedesco degli inizi e il contesto industriale della sua infanzia, la danza e il cabaret, ma anche per i
paesaggi e lo spazio. A partire dalla fine degli anni 70 Lindbergh ha lavorato con le più famose case
e riviste di moda, tra cui varie edizioni internazionali di Vogue, The New Yorker, Rolling Stone,
Vanity Fair, Harper's Bazaar US, Wall
Street Journal Magazine, Visionaire, Interview e W. Nel 2016 è stato
scelto per la terza volta, un vero e proprio record, per realizzare l'edizione 2017 del
Calendario Pirelli, dopo essere stato il primo a firmarne per ben due volte le immagini nei cinquant'anni di
questo iconico calendario, di cui aveva in precedenza realizzato le edizioni 1996 e 2002. Le sue
fotografie si trovano nelle collezioni permanenti di molti musei d'arte di tutto il mondo e sono
state esposte in prestigiosi musei e
gallerie. Oltre all'esposizione A Different Vision on Fashion
Photography alla Kunsthal di Rotterdam e ora alla Reggia di Venaria, si ricordano le mostre al Victoria & Albert Museum (Londra), al
Centre Pompidou (Parigi), nonché varie personali all'Hamburger Bahnhof (Berlino), al Bunkamura Museum
of Art (Tokyo) e al Museo di Belle Arti Pushkin (Mosca). Lindbergh ha diretto numerosi film e documentari che hanno raccolto il
successo della critica, tra cui: Models, The Film (1991), Inner
Voices (1999) che ha vinto il premio come
Migliore Documentario al Festival Internazionale del Film di Toronto (TIFF) in
2000, Pina Bausch, Der Fensterputzer
(2001) e Everywhere
at Once (2007), con la voce narrante di Jeanne
Moreau, presentato al Festival di Cannes e al Tribeca Film Festival. Rappresentato
dalla Gagosian Gallery e da 2b Management, vive attualmente tra Parigi, Arles e New
York.
mercoledì 25 ottobre 2017
PEOPLE_Peter Lindbergh
Etichette:
arte,
bellezza,
Cindy Crawford,
cultura,
fotografia,
Gianni Versace,
Hans Feurer,
Harper's Bazaar,
Helmut Newton,
moda,
Naomi Campbell,
Parigi,
Peter Lindbergh,
Stern,
stile,
storia,
Suzy Menkes,
tradizione,
Vogue
martedì 24 ottobre 2017
ART & CULTURE_I costumi della Scala in mostra
Arte, moda, teatro: diverse forme di espressione con cui parlare
di cultura a tutto tondo, valorizzando un patrimonio di inestimabile valore,
frutto di anni e anni di produzioni senza eguali che hanno caratterizzato le
programmazioni del Teatro alla Scala di Milano.
Un’eredità che trova oggi valorizzazione con la mostra “Incantesimi.
I costumi del Teatro alla Scala dagli anni Trenta a oggi”: ventiquattro straordinari costumi esposti
nelle sale degli Arazzi di Palazzo Reale, selezionati e restaurati tra i numerosi
abiti di scena custoditi nei magazzini del Teatro alla Scala. L’esposizione e
il restauro sono promossi dall’Associazione Amici della Scala che celebra i 40
anni di attività, proseguendo nell’impegno di valorizzazione del patrimonio
storico scaligero.
I costumi esposti si devono alle firme più celebri nella storia
del teatro. Caramba, mago della Scala negli anni di Toscanini; Franco
Zeffirelli, uomo di spettacolo tout court; Anna Anni, attenta e poetica
indagatrice delle epoche storiche; i premi Oscar Piero Tosi, Gabriella Pescucci
e Franca Squarciapino; Pier Luigi Pizzi, artefice di fasti barocchi; Gianni
Versace, con le sue creazioni per Robert Wilson, sono solo alcuni dei nomi che
in teatro hanno goduto della libertà di osare, sperimentando forme e materie
nuove che solo la realtà immaginifica del palcoscenico rende possibili.
In quattro sezioni tematiche la mostra celebra la storia e
l’identità del Teatro, dagli anni Trenta fino ai nostri giorni. Ogni costume
rimanda alla creazione di storici spettacoli per la regia di Visconti,
Strehler, Ronconi, Wilson, Carsen e molti altri. Ad indossarli, divi quali
Callas, Tebaldi, Fracci, Nureyev.
L’esposizione a cura di Vittoria Crespi Morbio, storica della
scenografia teatrale ed esperta dei rapporti tra arti figurative e teatro
musicale, è una finestra sulla storia del costume che intende mostrare
l’evoluzione del gusto e dello stile, tagli e tessuti attraverso la creatività
dei più grandi costumisti e il lavoro delle maestranze scaligere.
Firmato da Anusc Castiglioni, Luca Scarzella, Massimo
Zanelli, l’allestimento evoca un palcoscenico di teatro che si estende per 4
sale, con la sfilata dei costumi illuminati come se abitassero la scena. Sullo
sfondo le immagini dei grandi interpreti, in un gioco raffinato di proiezioni.
Il restauro e la valorizzazione di gran parte dei costumi esposti
sono stati affidati all'“Atelier Brancato”.
Palazzo reale, Milano
Fino al 28 gennaio 2018
Etichette:
arte,
eleganza,
Gianni Versace,
Luchino Visconti,
lusso,
Maria Callas,
Milano,
moda,
Palazzo Reale,
sartoria,
stile,
storia,
teatro,
Teatro alla Scala,
tradizione
lunedì 23 ottobre 2017
ART & CULTURE_Fendi Studios
FENDI da sempre è
attenta alle commistioni tra la moda e le molteplici forme d’arte, ponendo al
centro dell’attenzione una sensibilità per la bellezza autentica. Il cinema, in
particolare, ha rappresentato per la Maison una disciplina con la si è
confrontata diverse volte, dando vita a indimenticabili connubi, basti
ricordare “Gruppo di famiglia in un
interno” di Luchino Visconti con una raffinatissima Silvana Mangano. Per
celebrare questo profondo e duraturo legame, FENDI organizza una mostra
innovativa e sorprendente, intitolata FENDI STUDIOS, ospitata presso il Palazzo
della Civiltà Italiana, sede della Maison romana dal 27 ottobre 2017 al 25
marzo 2018 (ingresso libero). Complici le tecnologie digitali e immersive,
l’esposizione coinvolge il visitatore in un magico viaggio alla scoperta
dell’universo del marchio e, soprattutto, del suo legame indissolubile con il
cinema. Dislocata in diversi spazi, consente un’inedita esplorazione: in
particolare, negli studios è
possibile immergersi in alcuni set cinematografici interattivi tratti dai film
per i quali FENDI ha realizzato abiti, accessori e capi in pelliccia, come, per
esempio, Evita, Il diavolo veste Prada, Grand Budapest Hotel. A corollario, un
calendario di proiezioni quotidiane di film selezionati appositamente dalla
Maison.
FENDI STUDIOS
rappresenta un invitto a scoprire, in chiave moderna e contemporanea, la
passione di FENDI per il cinema e il legame che li lega. Una passione fatta di
glamour e creatività, dedizione ed emozione.
I visitatori hanno
la possibilità di vivere un’esperienza unica, interagendo con i film e
reinventandoli, entrando nelle scene e diventandone protagonisti. Il tutto,
condividendolo in tempo reale.
FENDI STUDIOS
Palazzo della Civiltà Italiana, Roma
Dal 27 ottobre 2017 al 25 marzo 2018
Ingresso libero
venerdì 20 ottobre 2017
LEISURE_Scatti di Cinema & Moda
Dal 26 ottobre al 5 novembre si svolgerà a Roma la dodicesima edizione
del Festival del Cinema di Roma. Un appuntamento dall’ampio respiro, ricco di
eventi, ospiti e proiezioni. Un fitto calendario, arricchito da interessanti
iniziative collaterali, volte a evidenziare il ruolo del cinema quale
collettore culturale nonché le sue molteplici commistioni con altre forme
artistiche. Tra queste, imperdibile è la mostra “Scatti di Cinema & Moda”, allestita con i più sofisticati scatti
fotografici a noti attori e attrici, realizzati e pubblicati dal magazine
Luxury Files Magazine, punto di riferimento per la comunicazione del made in
Italy e del savoir-faire italiano. Protagonisti, i volti inconfondibili di
coloro che interpretano quotidianamente il cinema, associando a se stessi
storie di bellezza e bravura e che per un giorno, sul set, hanno interpretato
il connubio tra la settima arte e la moda attraverso suggestioni oniriche. Emozioni in cui è protagonista indiscussa la luce. Fra i protagonisti
degli scatti in mostra: Carolina Crescentini, Giorgio Pasotti, Stefania Rocca,
Miriam Leone, Rocio Munoz Morales, Giulia Bevilacqua, Fabio Troiano, Anna
Foglietta, Elena Radonicich, Daniela Virgilio, Alessandro Roja, Tea Falco,
Giorgio Marchesi, Giulio Berruti, Vincenzo Amato e Gianmarco Tognazzi.
La mostra,
patrocinata dalla Festa del Cinema di Roma, sarà aperta al pubblico dal 26
ottobre al 5 novembre dalle 18.30 alle 21.00 nella splendida cornice dell’Hotel
de Russie, da sempre location amata dalle celebrities di tutto il mondo.
Scatti di Cinema & Moda
Hotel de Russie, via del Babuino 9, Roma
Dal 26 ottobre al 5 novembre 2017
Ingresso libero
Etichette:
arte,
bellezza,
cinema,
cultura,
evento,
festival,
fotografia,
made in Italy,
moda,
Roma,
tradizione
giovedì 19 ottobre 2017
ART & CULTURE_Peter Lindbergh in mostra alla Venaria
Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Charlotte
Rampling sono solo alcune delle magnifiche donne che hanno trovato in Peter Lindbergh uno dei principali
interpreti della loro bellezza. Modelle, attrici, ballerine e icone, il
fotografo ha immortalato le donne più belle di sempre, dando vita a un nuovo
modo di vivere la fotografia di moda: non più scatti algidi e in posa, bensì
immagini che hanno utilizzato un linguaggio disinibito, ispirato al mondo
cinematografico e della danza, col quale esprimere la grazia oltre all’aspetto
meramente estetico. Niente trucco, massima spontaneità, bianco e nero: questi i
tratti caratteristici di Lindbergh, che ne hanno fatto una delle più autorevoli
firme della fotografia di moda e che sono ammirabili ora nella mostra “Peter
Lindbergh. A different Vision on Fashion Photography” presso la Reggia di Venaria (Torino) fino al 4 febbraio 2018. Esposte, 220 delle sue
migliori fotografie, realizzate dal 1978 ad oggi: non solo le immagini iconiche
di quattro decenni di lavoro, ma anche materiali esclusivi come appunti
personali, dettagli di allestimenti scenografici, provini, polaroid, spezzoni
di film, gigantografie.
Il percorso espositivo è suddiviso in sezioni,
arricchite da interviste video, storyboard nonché da una video-installazione
interattiva che coinvolge i visitatori in un’immersione emozionale nel mondo di
Peter Lindbergh. Si inizia con “Supermodel”,
ossia con le foto delle super top, fenomeno al quale ha dato vita insieme ad
altri importanti e indimenticabili interpreti della moda italiana: siamo all’inizio
degli anni ’90 e all’epoca queste bellezze erano ancora sconosciute. Si
prosegue, poi, con “Stilisti”, che
pone l’accento sulle collaborazioni del fotografo tedesco con venticinque
fashion designer in epoche diverse e sul modo in cui ha contributo a definire l’immagine
dei vari brand. Si indagano, quindi, le questioni di genere e le affermazioni
politiche con la sezione “Zeitgeist”,
che affronta tabù in maniera anticonvenzionale, esponendo immagini come “Give
Peace a Chance”, scattata per Harper’s Bazaar nel 2004, e la serie “New Age”,
realizzata per Vogue Italia nel 2014. Si continua con “L’ignoto”, che rivela l’interesse di Peter Lindbergh per la
fantascienza e presenta la famosa serie di foto del 1990 con protagoniste la
modella canadese Helena Christensen e l’attrice Debbie Lee Carrington, considerata
il caposaldo del racconto fotografico nelle riviste di moda. Un obiettivo
visionario quello di Lindbergh, come viene confermato anche dalla sezione “Icone”, un percorso visivo che propone
le immagini di figure iconiche della cultura pop: da Kate Winslet a Charlotte
Rampling, passando da Eddie Redmayne a Keith Richards. Passando alla sezione “Il Grande Schermo”, si evincono le
influenze delle produzioni cinematografiche tedesche degli inizi e dei set sul
lavoro del fotografo.
Un’occasione imperdibile per esplorare l’universo di
Peter Lindbergh. Un viaggio immaginifico, emozionante e suggestivo, durante il
quale esplorare quattro decenni non solo di lavoro, ma anche, di cultura,
storia, arte e società. Il tutto all’insegna della cifra stilistica di questo
inconfondibile interprete, firma di The Cal 2017, ultimo tassello che valida specificamente
le sue innumerevoli collaborazioni con Pirelli e, generalmente, con l’arte in
tutte le sue molteplici forme di espressione.
La mostra “Peter Lindbergh. A different Vision on
Fashion Photography”, ideata dal Kunsthal di Rotterdam in collaborazione con il curatore
Thierry-Maxime Loriot e Peter Lindbergh, è organizzata dal Consorzio delle
Residenze Reali Sabaude, con il Patrocinio della Camera di Commercio di Torino.
Peter Lindbergh. A different Vision on Fashion
Photography
Fino al
4 febbraio 2018
Reggia di
Venaria, Sala delle Arti
Etichette:
arte,
Cindy Crawford,
cultura,
eleganza,
fotografia,
Harper's Bazaar,
immagine,
Linda Evangelista,
moda,
Naomi Campbell,
Peter Lindbergh,
Pirelli,
stile,
storia,
The Cal,
Torino,
Venaria,
Vogue
mercoledì 18 ottobre 2017
LEISURE_The Open House
Elle Decor Grand
Hotel torna a Palazzo Morando, a un
anno dal suo debutto, con il progetto-installazione ‘The Open House’ firmato
da Antonio Citterio Patricia Viel, studio di architettura di fama
internazionale, che vanta realizzazioni fiore all’occhiello nel settore hôtellerie
(suoi, infatti, sono il milanese Mandarin Oriental, i Bulgari di Milano, Londra,
Bali e Pechino, giusto per citarne qualcuno).
Un allestimento,
quello ospitato a Palazzo Morando fino al 22 ottobre, che esplora un concetto
di public hotel, buttando l’occhio sulle possibilità e funzioni degli spazi
pubblici, ed offre al visitatore una vera e propria esperienza. Negli ultimi
tempi, infatti, gli hotel hanno assunto un nuovo ruolo, rendendo fruibile il
luogo in cui sorgono vuoi per una colazione di lavoro piuttosto che per un
aperitivo o un thè, per una gym session o un pomeriggio alla spa. L’hotel,
quindi, come luogo di socialità e non più solo come struttura dedita all’ospitalità
alberghiera. Un’evoluzione interessante, che lo porta ad assumere una veste
nuova e a creare un’atmosfera accogliente sotto diversi punti di vista.
L’accesso all’installazione avviene dal cortile dove si trova
l’Open Bar; si passa quindi nella lounge La Biblioteca per poi entrare nel
ristorante, visitare la Wunderkammer con oggetti in vendita e il Flower Market
per acquistare un bouquet tailor-made; si attraversa quindi la Spa, dove
l’elemento dell’acqua è trasfigurato nel marmo di Lehanneur e nel vetro di de
Santillana, per poi sostare negli spazi Wellness, dove si parla della cura del
corpo e si giunge al Concept Store. Lungo il percorso, i video di Davide Rapp
dedicati ai 4 elementi.
Elle Decor Grand Hotel “The Open House”
Palazzo Morando,
via Sant’Andrea 6, Milano
Fino al 22
ottobre 2017
Ingresso
libero, 10.00 – 21.00
Etichette:
Antonio Citterio,
architettura,
Bulgari,
design,
eleganza,
Elle Decor,
esperienza,
Fornasetti,
lifestyle,
Londra,
Milano,
Palazzo Morando,
Patricia Viel,
stile,
tendenza
martedì 17 ottobre 2017
ART & CULTURE_Mantova celebra Antonio Ratti
Palazzo Te a Mantova, fino al 7 gennaio 2018, ospita la mostra “Il
tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate”.
L’esposizione, a cura di Lorenzo Benedetti, Annie Ratti e Maddalena Terragni, è
prodotta e realizzata dal Comune di Mantova, dal Centro Internazionale d’Arte e
di Cultura di Palazzo Te, dal Museo Civico di Palazzo Te e dalla Fondazione
Antonio Ratti.
Un’esposizione che celebra il ruolo di Antonio Ratti, la cui vita è
un intreccio tra impresa e arte, creatività e promozione culturale, pubblico e
privato. Il suo pensiero nasce dall’idea che la cultura, la conoscenza e l’arte
siano strumenti fondamentali per interpretare il proprio tempo.
Sperimentazione e innovazione sono le caratteristiche che distinguono l’operare di Antonio Ratti, raccontate trasversalmente in un percorso che prevede un dialogo con le sale monumentali per poi svilupparsi negli spazi espositivi delle Fruttiere. La mostra intende restituire il ritratto di un personaggio raffinato ed elegante, poliedrico ed eclettico, che, investendo nella formazione delle risorse umane e nella valorizzazione del tessuto come arte, ha saputo dare risalto alla qualità dei prodotti tessili.
Sperimentazione e innovazione sono le caratteristiche che distinguono l’operare di Antonio Ratti, raccontate trasversalmente in un percorso che prevede un dialogo con le sale monumentali per poi svilupparsi negli spazi espositivi delle Fruttiere. La mostra intende restituire il ritratto di un personaggio raffinato ed elegante, poliedrico ed eclettico, che, investendo nella formazione delle risorse umane e nella valorizzazione del tessuto come arte, ha saputo dare risalto alla qualità dei prodotti tessili.
Grazie al contributo dell’architetto Philippe Rahm, l’esposizione
racconta il tessuto nelle sue varie forme: dalla ricca collezione di reperti
antichi della Fondazione Antonio Ratti ai grandi archivi dell’azienda Ratti;
sarà possibile fare un’esperienza tattile delle diverse stoffe messe a disposizione
del visitatore su una pedana centrale che attraversa lo spazio delle Fruttiere,
restituendo un’idea sinestetica del tessuto.
L’arte contemporanea è presente con opere di artisti coinvolti
nelle numerose attività della FAR, tra questi alcuni artisti invitati a condurre
e a partecipare alle 23 edizioni del workshop
CSAV-Artists Research Laboratory, tra cui: John Armleder, Julia
Brown, Jimmie Durham, Mario Garcia Torres, Melanie Gilligan, Renée Green, Joan
Jonas, Giulio Paolini, Diego Perrone, Yvonne Rainer e Gerhard
Richter. Negli spazi esterni di Palazzo Te sono presenti importanti
installazioni di Yona Friedman, Hans Haacke, Richard Nonas, Matt Mullican e
Liliana Moro.
Il
tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate
Palazzo Te, Mantova
fino al 07 gennaio 2018
Palazzo Te, Mantova
fino al 07 gennaio 2018
ORARI: lunedì 13.00 – 19.30; da martedì
a domenica 9.00 – 19.30 (ultimo ingresso 18.30), A partire da domenica 29
ottobre 2017: lunedì 13.00 – 18.30; da martedì a domenica 9.00 – 18.30 (ultimo
ingresso 17.30)
venerdì 13 ottobre 2017
LEISURE_APRITIMODA!
Milano, città della moda, apre al
pubblico i luoghi segreti delle sue maison, rendendo accessibili a interessati,
cultori o semplici appassionati il fascinoso mondo dello stile. Un’esperienza
unica, grazie alla quale vivere da vicino - addirittura da dentro – l’attività
creativa made in Italy, fiore all’occhiello di eccellenza, eleganza e maestria.
L’evento APRITIMODA!, patrocinato dal Ministero dello Sviluppo Economico,
dal Comune di Milano, dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, dal FAI e da
Altagamma, è ideato dalla giornalista Cinzia Sasso in collaborazione con Maria
Canella, docente all'Università degli Studi di Milano e Carlo Capasa,
Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.
Il prossimo 21 e 22 ottobre, 12 maison e
2 fondazioni aprono al pubblico i loro spazi privati per la prima volta,
svelando i luoghi normalmente inaccessibili dentro i quali nasce il processo
creativo. I grandi atelier milanesi che hanno aderito con entusiasmo e partecipano
attivamente sono: Agnona, Alberta
Ferretti, Antonio Marras, Curiel, Ermenegildo Zegna, Etro, Fondazione Ferrè,
Gianni Versace, Giorgio Armani, Laboratori Scala, Missoni, Moncler, Prada,
Trussardi.
Le visite, libere e gratuite, rispecchiano lo stile di ciascuna maison, il
proprio modo di intendere la moda e di raccontarsi.
Un’occasione straordinaria per toccare
con mano la bellezza e l’unicità di questi magici luoghi, ma, soprattutto, per
creare un filo diretto tra chi crea la moda e chi vive la città, scardinando il
concetto di moda dai caratteri meramente effimeri: soltanto con la conoscenza,
infatti, si può apprezzare il valore e l’eccellenza del made in Italy,
facendosene promotori orgogliosi.
Il pubblico ha così modo di
vedere e capire il dietro le quinte di un sì fascinoso mondo, fatto di persone,
organizzazioni, risorse, idee, imprenditorialità, culto del bello: un insieme
di eccellenza che dà vita a produzioni uniche, emblema di un Paese in grado di
trasformare il genio creativo in prodotti dall’elevato valore aggiunto.
Un’iniziativa che rafforza l’immagine
di Milano quale città affascinante, aperta al mondo, in grado di coinvolgere
cittadini e turisti in esperienze indimenticabili e che potenzia il rapporto
tra gli studenti e le attività produttive grazie al coinvolgimento del mondo
universitario e delle scuole di moda.
APRITIMODA! si inserisce nel
filone di manifestazioni a forte partecipazione quali Fuori Salone, PianoCity,
BookCity e FuoriExpo, entrati nel calendario degli appuntamenti da non perdere,
aperti al grande pubblico oltre che agli addetti ai lavori. A supporto
dell’iniziativa, in collaborazione con Milano Unica, hanno voluto essere
partner di un progetto che valorizza Milano come capitale delle eccellenze del
Made in Italy, American Express, Maserati, Illy, Intesa San Paolo e Artemide.
Un ringraziamento particolare agli studenti che faranno da volontari per
APRITIMODA e che provengono da Università degli Studi, Politecnico, Università
Cattolica, IULM, Istituto Marangoni, IED e NABA.
APRITIMODA!
21 e 22 Ottobre 2017, Milano
Etichette:
Agnona,
Alberta Ferretti,
Antonio Marras,
arte,
cultura,
Ermenegildo Zegna,
Etro,
Gianfranco Ferré,
Gianni Versace,
Giorgio Armani,
made in Italy,
Milano,
Missoni,
moda,
Moncler,
Prada,
Raffaella Curiel,
Trussardi
mercoledì 11 ottobre 2017
LEISURE_Nuovo store Louis Vuitton alla Rinascente di Roma
Louis Vuitton rinnova il proprio legame con la Città Eterna inaugurando il terzo
store della Maison nella capitale, dopo quelli di Via Condotti e Piazza San
Lorenzo in Lucina. Situato all’interno della nuova Rinascente di Via del Tritone, il negozio si colloca nel cuore
dell’edificio principale, in una costruzione dei primi del ‘900 denominata
“Palazzetto”, un vero e proprio palazzo nel palazzo. La facciata del
Palazzetto, su cui si aprono gli ingressi e le vetrine del negozio, diventa
parte integrante e suggestiva dell’architettura del department store. A
metà strada tra la Fontana di Trevi e Piazza di Spagna, La Rinascente si trova
in un luogo altamente simbolico per Roma e sorge su un importante sito
archeologico riportato alla luce durante i lavori di restauro, un tesoro della
Roma Antica ora visibile al pubblico: l’Acquedotto Vergine inaugurato da
Augusto nel 19 a.C. che ancora oggi alimenta le fontane del centro storico.
Una nuova destinazione di viaggio
L’acquedotto costeggia un intero lato dell’edificio, lo abbraccia
definendone la linea. La pianta del negozio Louis Vuitton, che sorge al livello
stradale superiore a quello dell’acquedotto, segue anch’essa la linea curva del
tracciato dell’acquedotto. Si delinea così uno spazio straordinario, eclettico,
raccolto tra le vestigia del passato: l’acquedotto Vergine da un lato e la
facciata del “Palazzetto” dall’altro. Il soffitto, dall’importante
altezza di sei metri, è il risultato dell’unione di due piani in un unico,
maestoso ambiente in cui la luce naturale irrompe da cinque grandi finestre che
affacciano sul lato dell’acquedotto. Caratteristica questa che rende il negozio
un “unicum” all’interno de La Rinascente. Basati sul nuovo concept sviluppato
per Louis Vuitton dall’architetto Peter
Marino, gli interni sono un chiaro omaggio alla vocazione della Maison per
l’unione di tradizione e innovazione, per l’utilizzo di materiali e lavorazioni
preziosi e utilizzati sin dall’antichità accanto ad altri che guardano al
futuro. I monumentali pilastri, che scandiscono lo spazio replicando la
teoria di colonne esterne, sono rivestiti in pietra di Trani, mentre il
pavimento in pregiato seminato alla veneziana ricrea un disegno di fiori del
Monogram nelle tonalità del beige e del marrone. I fiori ritornano in un
delicato motivo sulle pareti, questa volta realizzati in stucco color
crema. La vera nota distintiva è data dalla mescolanza di molteplici
materiali e texture: legni dalle differenti lavorazioni sono accostati alla
pelle pregiata, carta da parati a effetto stucco a futuristiche mensole
high-tech rivestite da un film che riproduce la fibra di carbonio. Una sobria
combinazione di proporzioni neoclassiche e forme contemporanee, di materiali
tradizionali e tecniche innovative, permette di fondere passato e presente, la
storia e l'artigianato francese e italiano con il design ultra-moderno.
Un’offerta personalizzata
Uno spazio meravigliosamente arioso fa da cornice all'intera gamma di
accessori, pelletteria, calzature femminili e maschili, articoli da viaggio,
tessili, orologi, gioielli e fragranze. I clienti potranno scoprire le ultime
novità della Maison come “My World Tour”, la collezione di accessori da viaggio
personalizzabili con divertenti stickers e iniziali del proprietario, i
trolley “Horizon” disegnati da Marc Newson e una calzatura in edizione
limitata creata appositamente per il negozio di Roma Tritone.
My World Tour, la nuova frontiera della
personalizzazione
La collezione My World Tour, ispirata al viaggio, insito nel DNA della
Maison e alla storica tradizione di apporre delle etichette sui bagagli dei
viaggiatori di inizio Novecento, come ricordo del loro passaggio nelle località
più belle del mondo, prende ispirazione dalla raccolta di più di tremila
etichette originali dei grandi hotel di tutto il mondo appartenute a Gaston
Vuitton – nipote di Louis - e ancora oggi meticolosamente conservate
negli archivi della Maison. Con My World Tour la personalizzazione dei
bagagli fa un balzo in avanti verso l’innovazione e l’high-tech. I clienti
potranno personalizzare alcuni modelli iconici della Maison tra cui le borse
Speedy e Neverfull, la sacca da viaggio Keepall e il trolley Horizon, con una
speciale tecnica di serigrafia che permette di stampare le etichette
direttamente sulla tela originale, sia essa Monogram o Damier Graphite, che
verrà in seguito tagliata e cucita per realizzare l’articolo personalizzato.
Louis Vuitton ha creato cinque famiglie di etichette, posizionabili in punti
predefiniti dei prodotti: LV Heritage, Cities, LV Pop, Grand Hotels e Make
it your own. L’ultima categoria, Make it your own, permette ai
clienti di personalizzare ulteriormente i prodotti My World Tour con lettere e
date a loro care, rendendoli davvero unici. È possibile realizzare da più di
537 mila combinazioni sul portafoglio Victorine (per un massimo di 5
etichette), fino a più di 289 miliardi di combinazioni sulla borsa Speedy (per
un massimo di 10 etichette).
Una calzatura in edizione limitata
dedicata a Roma
Lo stivaletto Star Trail, disegnato da Nicolas Ghesquière, Direttore
Artistico delle Collezioni Donna, è diventato in pochissimo tempo un’icona tra
le calzature Louis Vuitton. Amato dalle celebrities di tutto il mondo, lo Star
Trail è stato realizzato in edizione limitata in un inedito blu notte
eclusivamente per il negozio di Roma Rinascente. Lo Star Trail, come tutte le
calzature Louis Vuitton è prodotto in Italia, nella Manufacture de Souliers
Louis Vuitton a Fiesso d’Artico in provincia di Venezia.
L’Arte del Viaggio, la passione per il
volo rivivono a Roma
Superato il primo impatto visivo con l’incredibilmente luminoso
volume e la sobria eleganza degli spazi, l’attenzione del
visitatore viene catturata dalla riproduzione originale in scala uno
ad uno di un monoplano di inizio Novecento, che “sorvola” il negozio,
appeso al soffitto.
Questi primi esemplari di aerei monomotore sono stati protagonisti, nei
primi anni del XX Secolo, di imprese epiche come nel 1909 la prima
traversata aerea della Manica. Il modello in mostra a Roma è stato realizzato
in Francia sulla base di disegni originali dell'epoca.
A fare da sfondo al volo dell’aereo una veduta di Roma dal
Colle del Pincio opera del fotografo di architettura tedesco Hans
Georg Esch, “Panoramic Rome” (2004).
Il richiamo al mondo dell’aviazione è un omaggio al legame di Louis
Vuitton con l’Arte del Viaggio. Da sempre attenti all’evoluzione dei modi di
viaggiare e dei mezzi di trasporto, i Vuitton furono entusiasti spettatori di
queste imprese. I figli di Georges Vuitton, i gemelli Pierre e Jean,
appassionati di meccanica, nel 1909 avevano rappresentato il brand al Grand
Palais all’Exposition Internationale de Locomotion Aérienne con un
modello di elicottero da loro progettato il Vuitton–Huber.
E prima ancora che i viaggi in aereo divenissero un mezzo di trasporto
per i civili i Vuitton avevano immaginato dei bagagli che potessero adattarsi a
dirigibili e aerei. Nel 1910 la Maison aveva creato il primo baule Aéro.
Due di questi speciali bauli, leggeri, compatti e versatili, potevano essere
fissati ai lati sul cesto di una mongolfiera. Arrivavano a pesare solamente
ventisei chilogrammi riempiti alla loro massima capacità.
Vero e proprio fan delle imprese dell’aviatore americano Charles
Lindbergh, il primo a volare da New York a Parigi nel 1927 con il monoplano
Spirit of Saint Louis, Gaston-Louis Vuitton fu parte della delegazione che
accolse il pilota al suo arrivo all’aeroporto di Le Bourget. Prima di tornare
in America in nave, Lindbergh visitò in negozio di Louis Vuitton sugli
Champs-Élysées dove acquistò due bauli guardaroba, divenendo uno degli illustri
clienti della Maison.
I bauli storici
Per introdurre i clienti al ricco patrimonio di Louis Vuitton, gli
archivi della Maison hanno scelto due bauli storici da esibire nel negozio di
Roma Tritone.
Baule per auto in tela Vuittonite
(1923)
I bauli per auto erano progettati da Louis Vuitton per adattarsi sia
all’esterno che all’interno dell’abitacolo delle prime automobili. Antenati
erano i pesanti bauli che si caricavano sul lato posteriore delle carrozze.
Non solo contenitori per abiti e accessori, Louis Vuitton creò una serie
di bauli per auto adatti a tutte le esigenze: set da pic-nic per i viveri,
cassette degli attrezzi per l’autista che doveva essere all’epoca anche
meccanico e una geniale invenzione, la Driver Bag dalla forma di una
cappelliera poteva contenere numerosi accessori ed essere alloggiata
all’interno della ruota di scorta per occupare meno spazio.
Porta abiti speciale in tela Vuittonite
(1930)
Alle fine del XIX Secolo, Louis Vuitton iniziò a offrire ai viaggiatori
una linea di bagagli indicati con il nome generico di porte-habits,
ispirati al britannico suitcase tanto caro ai Lord inglesi e apparso in
Francia attorno al 1865.
Questo bagaglio a mano, che il viaggiatore poteva portare senza l’aiuto
di un facchino, conteneva un determinato numero di abiti e si armonizzava alla
figura del suo proprietario: le dimensioni del porta abiti dovevano infatti
corrispondere alla larghezza delle spalle. Geneticamente maschile, il porta
abiti venne successivamente declinato in versioni per signore e per la sua
comodità, resistenza ed eleganza si impose presto come il bagaglio del nuovo
Secolo. Il modello esposto a Roma riporta bande colorate e iniziali del
proprietario originario.
Louis Vuitton presso Rinascente – Via
del Tritone, 61 - 00187 Roma
Aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle
23.00 - Servizio clienti 800 30 89 80
Etichette:
arte,
cultura,
eleganza,
icona,
Louis Vuitton,
lusso,
moda,
Neverfull,
Nicolas Ghesquière,
Peter Marino,
Rinascente,
Roma,
Speedy,
stile,
storia,
tradizione,
viaggio
venerdì 6 ottobre 2017
ART & CULTURE_Franco Pagetti in mostra Milano
Franco Pagetti seduto con un soldato |
Al CMC Centro Culturale di Milano (Largo Corsia dei Servi 4) torna la
grande fotografia con la mostra di Franco Pagetti. Ideata da Camillo
Fornasieri, direttore del CMC, e curata da Enrica Viganò con il patrocinio
della Regione Lombardia e del Comune di Milano e l’adesione di importanti partner
come Arriva Italia e Unipol, l’esposizione Franco Pagetti “Tutti i confini ci
attraversano” permette di incontrarne da vicino la forza e l’originalità.
Fotogiornalista di prestigiose testate internazionali, come The New York Times,
Newsweek, TIME, The New Yorker, Stern, Le Figaro, Paris Match, The Times of
London, Franco Pagetti è presente - spesso per primo - nei teatri di guerra e
conflitto del pianeta: dall’Afghanistan al Kosovo, da Timor Est al Kashmir;
Palestina, Sierra Leone, Sudan del Sud; oltre che, con temi diversi, in altri
Paesi quali Cambogia, Laos, Vaticano, Arabia Saudita, Indonesia. Nelle immagini
che hanno fatto il giro del mondo, Pagetti è riconoscibile per quella capacità
di trovare l’umanità nelle situazioni più difficili, di vivere il proprio
ambiente attraversato da “confini” visibili e invisibili. Come lui dice: “C’è sempre la persona anche nel soldato che
esegue degli ordini, c’è il volto dell’uomo che combatte, che fugge, che soffre”.
Pagetti ci mostra i confini che “ci attraversano” nei monti e villaggi
dell’Afghanistan, paesaggi silenziosi come quelli del pastore errante di
Giacomo Leopardi; nei ritratti in bianco e nero di uomini e donne in preghiera
nelle loro case, mentre fuori imperversa la battaglia, rivelandoci così quella
differenza (minima) tra Sciiti e Sunniti che si manifesta nel culto; negli
orizzonti dei muri di separazione di Palestina, Irlanda, Afghanistan o ancora
nel paradossale confine fragile dell’amore che ha cucito le tende colorate che
campeggiano nelle vie sventrate di Aleppo, dono delle donne per proteggere i
loro mariti e figli dai cecchini nemici. Franco Pagetti, che aveva iniziato
negli anni ’80 come fotografo di moda per poi scegliere di dedicarsi al
reportage dalla fine degli anni ’90, è tornato alla moda firmando per il
secondo anno consecutivo la campagna di Dolce&Gabbana. Riuscendo ad
applicare con genialità le tecniche tipiche del reportage di stampo
giornalistico al patinato mondo del fashion, ha realizzato degli scatti che
hanno saputo destare la curiosità di molte fra le più importanti testate
giornalistiche al mondo. Franco Pagetti è stato inoltre recentemente
protagonista del film-documentario “Shooting War” della regista canadese di
origine irachena Aeyliya Husain. Il documentario è stato presentato in
anteprima mondiale alla XVI edizione del Tribeca Film Festival, la celebre
rassegna ideata da Robert De Niro che si è tenuta a New York nell’aprile 2017.
In Italia il cortometraggio verrà presentato in anteprima nazionale al Torino
Film Festival. Con la mostra milanese il discorso si allarga, si incontra “il
pensiero” che sta dentro ogni immagine di Pagetti, si rivela la sua
preparazione e capacità di informazione che interroga il metodo dei media oggi,
argomento di grande attualità insieme a quell’uso moltiplicato dell’immagine
nei social. La grande forza di questa rassegna permette di reinterrogarsi sulla
fotografia, sulle sue radici e sulle possibilità per il futuro, che il lavoro
di Pagetti documenta proprio in relazione a questi ulteriori “confini”. Durante
i mesi di mostra si terranno una serie di eventi di incontro e dialogo per il
pubblico e per le scuole. Accompagnerà l’esposizione il decimo volume della
collana I Quaderni del CMC, pubblicato da Admira Edizioni; all’interno
l’introduzione di Camillo Fornasieri, un testo critico a cura di Elena
dell’Agnese, docente di geografia politica e culturale nell’Università di
Milano-Bicocca e Vice Presidente della International Geographical Union, e
un’intervista di Enrica Viganò a Franco Pagetti.
Franco Pagetti “Tutti i confini ci attraversano”
CMC Centro Culturale di Milano
Largo Corsia dei Servi, 4 (MM1 San Babila, MM3 Duomo)
Fino al 21 gennaio 2018
Ingresso gratuito, con Donazione
gradita
Orari: da martedì a venerdì
10.00–19.00 sabato e domenica 15,30 – 19,30 lunedì chiuso
Etichette:
arte,
cinema,
cultura,
Dolce Gabbana,
fotografia,
Franco Pagetti,
Milano,
moda,
mostra,
stile,
storia
Iscriviti a:
Post (Atom)