Delphos,
1910-1930. Abito in satin di seta avorio, ispirato
alle tuniche delle sculture greche realizzato con una fitta plissettatura che
forma una foggia cilindrica, modellata naturalmente sul corpo. La sopravveste
presenta rifiniture con perle di pasta di vetro di Murano, una sorta di marchio
di origine che contraddistingueva molte delle creazioni di Fortuny.
Mariano Fortuny
(Granada,1871 – Venezia, 1949) e l’arte
di produrre abiti, facendo leva su un’approfondita conoscenza dei tessuti e dei
motivi decorativi. Dettagli imprescindibili nella resa formale più sublime
delle sue creazioni, veri e propri
capolavori dell’arte applicata, che attraverso le forme e volumi prendono vita
nelle loro note più emblematiche. Figlio di Mariano Fortuny y Marsal
(1838-1874) – pittore di fama internazionale e collezionista di ceramiche
ispano-moresche, armature di ogni epoca, abiti e tessuti di foggia orientale,
tappeti preziosissimi – e di Cecilia de Madrazo (1846-1932), discendente di
un’importante famiglia di pittori, architetti e critici d’arte spagnoli, Mariano Fortuny trascorre l’infanzia e
l’adolescenza tra Parigi e Venezia, dove si trasferisce definitivamente nel
1889. Nei primi anni del soggiorno
veneziano gli interessi artistici di Fortuny si estendono dalla pittura al
teatro. Esegue i bozzetti per le scene e i costumi della tragedia Francesca
da Rimini di Gabriele D’Annunzio, conosciuto nel 1894; progetta e
sperimenta un nuovo sistema d’illuminazione indiretta per il teatro brevettato
nel 1900; costruisce la Cupola Fortuny, brevettata nel 1904,
l’apparato scenico che consente di concentrare la luce sulla scena e di
controllarne e regolarne facilmente la diffusione. A Parigi, invece, il suo studio è frequentato da numerosi artisti. Nel
1906, l’inaugurazione di un teatro parigino alla cui ristrutturazione Fortuny
aveva partecipato sin dalla fase progettuale, segna una svolta nel suo percorso
professionale. Per la prima volta vede applicate le sue creazioni: grandi
scialli in seta stampata, poi divenuti famosi con il nome di Knossos,
drappeggiati direttamente sul corpo. Ornati da motivi vegetali e geometrici
tratti dalle decorazioni parietali dell’arte cretese, testimoniano una
rinnovata attenzione per il passato, una tendenza che andrà a imporsi sul gusto
dell’epoca. A Parigi frequenta anche il
laboratorio avviato e finanziato da Paul Poiret dove, con la collaborazione
di alcuni chimici esperti di coloranti, perfeziona i procedimenti di stampa dei
tessuti. Abbandonata la tecnica delle matrici di legno – semplice ma poco
promettente dal punto di vista commerciale, e che per di più limita la libertà
di espressione – s’impadronisce della ben più complessa procedura dei pochoirs
giapponesi (katagami), che modifica in funzione del suo sfruttamento su
scala industriale. Brevettata a Parigi
nel 1910, la tecnica inventata da Fortuny – unione di un processo di stampa
simile alla serigrafia con il meccanismo della banda continua – riduce
sensibilmente i costi e consente la ripetizione dei pattern figurativi
su tessuti di grandi dimensioni. Nel volgere di pochi anni la produzione
del laboratorio veneziano di Palazzo Orfei cresce considerevolmente giungendo a
impiegare, alla vigilia della Prima guerra mondiale, oltre un centinaio di
lavoranti. Una precisione concettuale, quella di Fortuny, acquisita grazie alle
collezioni ereditate dalla famiglia e appurata negli anni da studi sistematici:
un perfezionamento infinito per merito del quale riesce a sperimentare
combinazioni sempre diverse di pigmenti, ottenendo effetti cromatici nuovi e
inimitabili. Deposita numerosi brevetti
– sia in Italia che all’estero – relativi ai processi di tintura, ai congegni
meccanici da lui messi a punto per la stampa e ai modelli di sua ideazione:
piccoli cimeli che testimoniano la sua naturale vocazione a scoprire ed
esaltare il lato più innovativo del suo lavoro. Un’amorevole dedizione che, in breve tempo, sposa la felice intuizione
commerciale delle ampie prospettive di sviluppo che un materiale povero come il
cotone avrebbe potuto avere se stessuto e tino a imitazione dei più pregiati
broccati di seta.
Un genio stilistico, quello di Fortuny,
celebrato anche da uno dei padri della letteratura – Marcel Proust – che così ne evocava la lungimiranza: “...dicono che un artista di Venezia,
Fortuny, abbia ritrovato il segreto della loro fabbricazione e che, fra qualche
anno, le dame potranno passeggiare, e soprattutto stare a casa loro, in
broccati splendidi come quelli che Venezia ornava, per le sue patrizie, con i
disegni dell’oriente”, All’ombra
delle fanciulle in fiore (Alla
ricerca del tempo perduto).
La
creazione di tessuti e di abiti, che contraddistinguono lo stile di Fortuny, è
espressione del clima di rinnovamento complessivo delle arti, ispirato al
movimento Art Nouveau e, più in particolare, per quanto riguarda la
moda, allo stile Reform inglese. Unica e imperante la chiave di lettura di un simile fenomeno: restituire alle arti minori e applicate un
ruolo di primo piano nella trasformazione della società. Una “rivoluzione” culturale che investe anche
il teatro e il balletto: attrici e
ballerine del calibro di Isadora Duncan, Ruth St. Denis, Eleonora Duse, Sarah
Bernhardt, Emma Grammatica indossano sulla scena e nella vita privata gli abiti
di Fortuny, il quale utilizza la loro notorietà per far conoscere il proprio
stile e imporlo sul mercato europeo. All’Esposizione
delle Arti decorative di Parigi, svoltasi nel 1911, Fortuny presenta un
vastissimo campionario della sua produzione tessile, che lo proietta nella
scena internazionale: alla manifestazione parigina seguono, nel 1913,
l’apertura di un nuovo atelier a Parigi sugli Champs Elysées e di uno a
Londra in Bond Street nonché una rassegna espositiva delle sue stoffe,
organizzata a New York presso la Galleria Carroll nel 1914.
Il
primo conflitto mondiale segna inevitabilmente una battuta d’arresto nella
crescita della produzione di tessuti di Fortuny, che deve attendere la
cessazione delle ostilità per vedere definitivamente decretato il proprio
successo. Nell’immediato
dopoguerra, decide di trasferire
l’attività nella fabbrica alla Giudecca di proprietà dell’industriale Gian
Carlo Stucky, ceduta per un controvalore di 700.000 lire alla Società Anonima
Fortuny, costituta nel 1923: una mossa decisiva per imprimere un nuovo
impulso alla sua produzione. Qui vengono
realizzati i cotoni stampati per l’arredamento che imitano perfettamente i
broccati di seta. I tessuti Fortuny, oltre ad essere impiegati nella confezione
di costumi e nella realizzazione degli allestimenti di numerosi spettacoli
teatrali, decorano così anche case patrizie e grandi alberghi, chiese e sale
d’esposizione. In ogni caso, un concetto di lusso a tuttotondo che attiene
a un vero e proprio stile di vita: lo stesso che viene esposto tramite la
presentazione delle stoffe in questione nell’ambito delle più importanti
rassegne nazionali e internazionali, che gli valgono l’ottenimento di prestigiosi
riconoscimenti, fra cui il Diplome de Grand Prix, rilasciato dalla
giuria della Esposizione internazionale di Arti decorative e industriali
(Parigi, 1925).
Nel
1927, la decoratrice d’interni americana Elsie McNeill, dopo aver visitato il
Museo Carnevalet di Parigi e scoperto la bellezza dei tessuti Fortuny, che ne
rivestono le sale, decide di partire alla volta di Venezia per conoscere Mariano
e convincerlo ad affidarle i diritti esclusivi sulle vendite dei suoi prodotti
negli Stati Uniti. È così
che, in quello stesso anno, viene aperto
a New York un punto vendita di stoffe Fortuny al 509 di Madison Avenue in
collaborazione con Arthur Humprey Lee, noto rivenditore all’ingrosso di tessuti.
Le prospettive di conquista del mercato d’oltreoceano, alimentate dalla rivista
Vogue sin dal 1923 con un articolo ad hoc sugli abiti di Fortuny, vengono però bruscamente
ridimensionate dalla grave crisi economica
mondiale del 1929. Nel corso degli
anni Trenta le vendite all’estero diminuiscono e nuove difficoltà sorgono con
l’introduzione dei divieti all’importazione di sete, velluti e cotoni,
decretati in osservanza ai dettami autarchici che gettano l’impresa in una
grave crisi. La Società Anonima Fortuny cessa di esistere nel 1951, quando la
fabbrica della Giudecca viene conferita alla società per azioni Tessuti
Artistici Fortuny, fondata da Elsie McNeill. L’ascesa di Fortuny prosegue
indisturbata dopo gli anni ’50, in un’America desiderosa di rinascere e
proporsi la mondo in tutto il suo splendore. Le sue stoffe e i suoi abiti
divengono parte integrante di collezioni permanenti di alcuni tra i più
importanti musei, fra cui il Metropolitan Museum di New York e il County Museum
di Los Angeles.
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