Cinema, donne e moda: una triade perfetta per rendere unica ed eclatante l’idea di uno stile
in bilico tra leggenda e realtà. A dimostrazione di quanto la moda sia
effettivamente complessa e articolata, naturalmente incline a contaminare
molteplici aspetti della nostra quotidianità.
Nella sua volatilità, la moda riflette i tempi con grafico
dettaglio, mostrandone specularmente i tratti essenziali. Ma non solo… Rappresenta valori e istanze radicati in
ognuno di noi e, più in generale, in un’epoca; anticipa atteggiamenti, tendenze e comportamenti, dotandosi di una
capacità veggente da antica sibilla; esprime
in forme concrete messaggi che aleggiano nell’etere. Spogliata della sua veste
spiccatamente commerciale e materiale, la
moda dispiega tutta la sua carica culturale, conciliando pratica e teoria in un
ideale sodalizio d’intenti, propositi e volontà. In pochi a pensarlo,
ancora meno a capirlo. Tra questi ultimi svetta nostra signora della moda Miuccia Prada, coinvolta a tuttotondo
in molteplici progetti che interessano la moda in senso lato, toccando le più
svariate sfumature artistiche che essa può assumere. A lei il plauso di lasciare libera la moda, con la sua forza
camaleontica, di lambire e contaminare le espressioni figurative più prossime,
in una spontanea esaltazione delle valenze concettuali più sublimi che miri con
puntuale meticolosità a favorire il dialogo tra le arti e a mostrare al
pubblico i benefici – e strabilianti - effetti. Nascono così forme espressive in bilico tra le discipline più varie,
caratterizzate da un’arguzia e da una forza tutte nuove, insolite per ogni voce
singolarmente presa, ma strabilianti nella loro sinergica unità. Madame Prada da qualche stagione sta
strizzando l’occhio al cinema, mettendo un tassello del tutto personale in
quella liaison che lo vuole sposato con la moda, vuoi sui red carpet, vuoi sul
grande schermo. Un amore bivalente, quello tra cinema e moda, che vede il primo
perennemente bisognoso delle note glamour della seconda e, quest’ultima,
perdutamente affascinata dalla magia della settima arte. E se a Parigi viene
addirittura realizzato un festival – “A
Shaded View on Fashion Film” -, oggigiorno non vi è designer che perda
l’occasione per realizzare un cortometraggio. Quanto a Miuccia Prada, la
liaison in questione viene affrontata da un ulteriore punto di vista: produce film, coinvolgendo autori e
lasciando a tutti massima libertà di movimento. Unica conditio sine qua non che gli abiti, in un modo o nell’altro,
facciano parte del tessuto narrativo. Ecco come è nato l’interessante
progetto “The Miu Miu Women’s Tales”, un’esplorazione in divenire, svolta attraverso lo sguardo scrutatore di
diverse registe sulla complessità del mondo femminile e le sue espressioni.
L’intera serie è stata oggetto di presentazione nel corso della 69esima Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia, in corso proprio in questi giorni, in apertura
delle Giornate degli autori: il boudoir di «The
powder room» di Zoe Cassavetes, la nave fantasma di «Muta» di Lucrecia Martel, le streghe di «The woman dress» di Giada Colagrande e, in anteprima assoluta,
l'inedito «It's getting late» di
Massy Tadjedin, storia di quattro donne e altrettanti stili che si incontrano
una sera casualmente, senza toccarsi, dopo il rituale individuale della
vestizione, in un club di LA.
L’elemento
che più colpisce è il calibrato bilanciamento tra la caleidoscopica varietà dei
punti di vista e la potenza narrativa innescata da abiti e accessori: un
equilibrio stabile che delinea in modo esaustivo la complessità dell’immaginario femminile, mostrando in fotogrammi la relazione viscerale che le donne hanno con
la propria immagine nonché gli oggetti che le aiutano a rappresentarsi.
Un laboratorio di cinema in rosa targato Miu Miu, dal quale si
evince la lungimirante abilità di Miuccia Prada nel testare nuovi linguaggi,
rispettandone ogni singola specificità e senza perdere mai di vista la moda
tout court. Un
incontro ad armi pari, con un unico grande vincitore: il dialogo armonioso tra le arti, nel rispetto delle loro individualità
e in vista di una sinergica visione d’insieme, volta a enfatizzarne
esponenzialmente le specificità in un ideale connubio di cultura a tuttotondo.
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