Negli
ultimi anni, nel campo della moda è avvenuta una piccola ma significativa
rivoluzione: dalle strade sono emerse
tendenze e dettami in fatto di arte del vestire, che hanno affiancato le
canoniche presentazioni e passerelle stagionali. Niente a che vedere con la
cifra stilistica di un brand, bensì con la personale
reinterpretazione di gusto e abbigliamento che ciascuno di noi opera
quotidianamente nel rituale gesto del vestire per uscir di casa. Et voilà! che lo street style, di diritto, ha preso
il posto che gli spetta nella bibbia dei comandamenti del glamour, suggerendo
spesso agli stilisti abbinamenti e tendenze. Moda e vita sono arrivate in tal
modo a sancire un sodalizio che probabilmente, in modo latente, le accomunava
già da tempo. Ora tutto avviene alla luce del sole: la prima dalle passerelle scende nelle seconde per essere rivista e
interpretata sulle specifiche esigenze, le quali rimandano, di riflesso,
suggerimenti e istanze di particolari necessità. Si assiste a una moda, per
così dire “vissuta”, testata dalla
quotidianità delle situazioni nelle sue specifiche più pratiche e attitudinali.
Sicuramente permangono notevoli
differenze, quali l’aspetto spettacolare e scenografico della moda –
esasperato dai teatrali fashion show, summa enciclopedica dell’estro dello
stilista – rispetto a quello più essenziale e pratico dello street syle,
quintessenza di quello che realmente è necessario per vestirsi con gusto in
ogni occasione della giornata; l’esclusività della prima e la democraticità del
secondo, per il quale – a volte ahinoi – ciascuno diventa stilista di se
stesso; la stagionalità versus la
quotidianità eterna. Tuttavia, si tratta di differenze intrinseche e congenite
alla natura stessa e formale di queste due entità. Nella sostanza, vi è un’influenza
reciproca, che genera un virtuosismo d’ispirazioni e visioni, l’una
complementare all’altra.
Il
primo a dar manforte allo street style, tanto da eleggerlo a vero canone di
tendenza a cui ispirarsi, è sicuramente Scott Schuman, forse meglio noto al grande
pubblico con lo pseudonimo “The Sartorialist”.
Nato
a Indianapolis nel 1968, dopo gli studi universitari in fashion merchandising,
lavora per maison del calibro di Valentino e Onward Kashiyama. Dopo 15 anni
trascorsi nel fascinoso mondo della moda, decide, quasi per scherzo, di
cambiare punto di vista e dà vita al suo progetto “The Sartorialist”, divenuto
in breve tempo celebre in tutto il mondo e fondato su un semplice
principio-guida: condividere fotografie
di persone incontrate casualmente per le vie di New York e notate dallo stesso
Schuman per il look indossato, vuoi perché bello ed elegante, formale ma chic,
eccentrico ma sofisticato. Insomma, quale che sia la chiave di lettura alla
base di un outfit, l’importante è che
sia caratterizzato da un ingrediente immancabile: lo stile. Uno stile che
diventa sinonimo di buon gusto, praticità formale, nonchalance comportamentale,
ricerca del dettaglio e cura degli abbinamenti, culto estetico ed immediata
resa elegante. In poche parole, sapersi
vestire, ma forse, ancora di più, saper indossare i propri abiti, trasferendo
in essi la nostra personalità e le nostre caratteristiche e diventando un
tutt’uno con il proprio outfit. Spinto dalla consapevole presa di coscienza
della notevole discrepanza tra quanto viene venduto negli showroom e quello che
viene poi effettivamente indossato dalle persone, Schuman intraprende questa sua personale avventura nel mondo dello
stile, creando un dialogo a doppio senso tra la moda e la vita quotidiana.
Ecco
come nasce nel 2005 “The Sartorialist” (www.thesartorialist.com):
un blog che mette in evidenza attraverso gli scatti fotografici che cosa
indossano uomini e donne nel loro “viaggio” quotidiano, a spasso nella frenesia
urbana.
Scatti che tendono a immortalare outfit, ma
al contempo diventano forma d’arte, rivelando una costruzione formale di tutto
rispetto: la luce calda e infusa permea ogni immagine, invitando lo
spettatore ad addentrarsi in quest’avventura. Un’esplorazione che termina con
la consapevolezza delle principali differenze tra moda e street style, tra
passerella e cammino nella quotidianità giornaliera, nell’esaltazione
concertata di tutti quei tratti demografici che dettano un’ulteriore differenza
tra questi due universi: appartenenza etnica, classe sociale ed economica, età
e sesso. Il blog in breve tempo si è
affermato a livello mondiale come punto di riferimento dei codici vestimentari
nonché rappresentazione della società e delle sue evoluzioni estetiche: ora
è un magico e continuo confluire di suggerimenti forniti quotidianamente dalle
persone di ogni razza e appartenenza circa la moda e il senso dello stile o del
vestire. Una fucina d’idee che in molti casi diviene fonte d’ispirazioni per
stilisti e maison, che qui trovano risposte chiare e esaustive relativamente
alle effettive necessità del glamour quotidiano.
Scott
Schuman fa da trait d’union in tutto
questo: scatta in modo digitale e posta
le sue fotografie sul suo blog, visitato ogni giorno da circa 300.000 persone.
Al popolo del web il resto del lavoro, con tanto di commenti e approfondimenti
- ma anche critiche e bocciature - che arricchiscono le sue immagini, facendole
diventare piccole antologie del senso dello stile. In men che non si dica, Schuman è stato eletto uno tra i 100
designers più influenti, nonostante non crei nulla ma, casomai, si limiti a
riproporre il risvolto quotidiano della moda. La sua particolare visione
l’ha così trasformato da un semplice documentare di stile a una vera e propria
voce in capitolo, in grado di influenzare e dettare tendenze. Sicuramente gli va riconosciuto il grande
plauso d’aver spostato l’obiettivo dalla pura creazione stilistica fine a se
stessa alla democraticità del vestire con gusto e allo stile che ogni giorno ci
circonda camminando per le strade. Per una moda che pur mantenendo la sua
esclusività creativa strizza l’occhio con piacere alla rivisitazione quotidiana
che ciascuno di noi da di essa, apportando modifiche e adattamenti che più si
confanno alla propria persona e all’eccezionalità dell’occasione che si andrà a
incontrare.
Ma ammettiamo anche che ultimamente sta perdendo qualche colpo, mi sembra più guidato dalla sua attrazione verso le belle donne, che dallo stile. In fin dei conti è un americano...e si vede dal modo in cui concepisce e presenta le sue foto. Ti ferma per strada, ti porta in un luogo isolato o appartato, ti fa mettere in posa e poi zac! Finisci in un sito visitato da milioni di utenti. Sono poche le foto spontanee.
RispondiEliminaInoltre, i suoi cloni che circolano stanno rendendo questo mondo (quello della moda) un circo, perché la voglia di apparire è così tanta che tutti si conciano in modo assurdo pur di trovarsi davanti ad un obiettivo. Un vero dispiacere!
Detto questo, date a Cesare, quel che è di Cesare. Se ha così tanti lettori vuol dire che qualcosa di buono lo fa sul serio! Di sicuro ha introdotto un nuovo modo di comunicare la moda. ;)
Alessandro - http://www.thefashioncommentator.blogspot.it
Ciao Alessandro!
EliminaSicuramente un iniziale fattore di novità ci sta tutto: proporre la moda interpretata da chi effettivamente, alla fine dei conti, la indossa. Con il tempo il suo stile si è artefatto, piegandosi alle mere regole commerciali e invocando l'inno dell'apparenza.
Quello che mi piace riconoscere a Schuman è l'aver spostato l'attenzione dalle passerelle esclusive e blindate alla quotidianità in cui ci imbattiamo tutti noi.
Concordo con te quando dici che oggigiorno vi è un pullulare di blogger che si spacciano per intenditori di stile, dispensando consigli e suggerimenti ai limiti dell'assurdo.
Ciascuno dovrebbe indossare con disinvoltura quello che meglio esalta la sua personalità, senza occuparsi troppo di dire cosa sia out e cosa in.
Anita