“L’eleganza vera non è solo questione di
guardaroba: ha a che fare con l’anima”. Così asseriva lapidario quanto
garbato Pedro
Rodriguez. Garbato come
gentile e nobile era la sua moda, caposaldo di quel filone altrimenti noto
come haute couture. Un’eleganza, quindi, che parte dall’abito, rivelando però
radici ancorate alla parte più profonda ed essenziale della personalità umana:
l’anima. Una gentilezza dello
spirito che prende forma attraverso l’immagine che ciascuno offre di noi,
sottoforma di vestiti e accessori. Una resa formale e imbellettata degli
aspetti più nascosti e intriganti dell’essere umano che si dispiega
nell’apparenza pulita delle forme. Questo, in sintesi, il pensiero di Pedro Rodriguez, stilista ma non solo. Di lui, infatti, è giunto ai giorni nostri “Para
comprender la Moda” un libro
sull’essenza della Moda, proprio quella con la M maiuscola: una raffinata riflessione
sulla sua origine, le sue bizzarrie, i suoi capricci e le sue virtù cui tutti,
volenti o nolenti, siamo obbligati a sottostare più o meno implicitamente.
Quindi, non un manuale pratico su cosa indossare quando o, di contro, cosa
evitare, né tantomeno un decalogo di consigli relativi al giusto abbinamento di
colore, né, ancora, un sussidiario per ricche signore desiderose di fare bella
figura, bensì una chiacchierata a voce
alta condotta da uno dei padri dell’haute couture internazionale e della
sartoria spagnola. Leggere e capire cosa è e dove nasce la Moda per Pedro
Rodriguez, risuona quanto mai attuale ed
elegante nonostante lo scritto risalga al 1945. Ancora una volta l’estro
visionario e la mente lungimirante del couturier vengono alla ribalta con lo
stesso fremito che pervade le sue meravigliose creazioni di stoffa che hanno vestito
l’alta borghesia e le grandi dive del cinema come Ava Gardner, Audrey Hepburn e Kim
Novak. Rodriguez, come egli stesso afferma, non vuole porsi come giudice né
tantomeno arbiter elegantiae. Conscio
della sua dedizione professionale e dell’applicazione prolungata a una delle
arti creative per eccellenza, ha sviluppato quasi spontaneamente una serie di
principi non privi d’interesse: da queste considerazioni, il desiderio del couturier di condividerli con
il pubblico, nel piacere di portare avanti una riflessione aperta e sincera,
fatta di confidenza schiette, spontanee e senza pretese di un uomo che ha
dedicato la propria vita all’alta moda, giungendo in tal modo a una serie di
conclusioni logiche e inevitabili. Nessun intento filosofico o propedeutico
da parte di Rodriguez, ma solo il semplice piacere di condividere opinioni,
segreti, esperienze. Ecco lo spirito che l’ha convinto a realizzare questo libello, snello e immediato, essenziale
nella forma ma pregnante nei contenuti, proprio come le sue creazioni. Dalle questioni spiccatamente più intrinseche
alla Moda e alla sua natura, quali il potere, l’universalità, la finalità, le
metamorfosi, si passa ad affrontare il dilemma Moda-Eleganza, svelando che
a ciascuno di noi è dato il potere non indifferente di aumentare – o meglio
personalizzare - la Bellezza della moda stessa, dando quel tratto
inconfondibile del proprio essere, una sorta di cifra invisibile e al tempo
stesso inconfondibile. A corollario, una sorta di vademecum, sempre comunque
molto aggraziato e appena sussurrato, che mette in evidenza alcuni piccoli consigli d’eleganza come
l’occasione e l’ambiente – e quindi l’importanza di contestualizzare la
situazione che si presenzia in modo da adottare un look opportuno -, il colore e le difficoltà connesse di
dominarne con sensatezza la tavolozza (in considerazione, tra l’altro, di forme
e tessuti) e gli accessori, sempre
meno semplice e irrisorio dettaglio e sempre più parte di un tutto in cui nulla
va lasciato al caso o, ancor peggio, alla convinzione che vi siano particolari
irrilevanti nella resa finale di una mise. Perché come afferma lo stesso
Rodriguez “in fatto di eleganza non
esistono errori piccoli; tutti gli errori sono capitali”.
Pedro Rodriguez (1895-1990) è stato uno
stilista spagnolo, dall’estro visionario e dalla creatività lungimirante al
punto tale da attrarre l’ammirazione professionale di Balenciaga. A seguito
di un lungo apprendistato sartoriale a Barcellona, nel 1919 apre la propria Maison con la moglie Ana Maria, sarta
professionista. Dieci anni dopo
sfila nell’ambito dell’Expo Internazionale di Barcellona: un’occasione che
consacra la sua fama. La guerra civile spagnola lo obbliga però a
espatriare e solo nel 1937 riprende la
sua attività a San Sebastian. Due anni dopo, alla fine del conflitto, riapre un
atelier a Barcellona e decide di sbarcare a Madrid. Nel 1978, il suo successo
cala, complici le metamorfosi in atto proprio in quel periodo nel mondo
della moda, con il tendenziale offuscamento della sartoria e l’inarrestabile
ascesa del prêt-à-porter. È costretto a chiudere ma questo non lo ferma: decide di continuare a
lavorare per la sua più fedele clientela, affezionata a un’idea di moda su
misura nonché allo speciale legame che si viene a creare con il couturier di
fiducia. I suoi abiti, semplicissimi
come due teli cuciti insieme o barocchi per il gusto delle bordure di pietre,
si possono ammirare al Museu Textile
d’Indumentaria di Barcellona che, dopo la sua morte, gli ha dedicato una
sala.
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