mercoledì 11 luglio 2012

BOOK_La Moda secondo Pedro Rodriguez







“L’eleganza vera non è solo questione di guardaroba: ha a che fare con l’anima”. Così asseriva lapidario quanto garbato Pedro Rodriguez. Garbato come gentile e nobile era la sua moda, caposaldo di quel filone altrimenti noto come haute couture. Un’eleganza, quindi, che parte dall’abito, rivelando però radici ancorate alla parte più profonda ed essenziale della personalità umana: l’anima. Una gentilezza dello spirito che prende forma attraverso l’immagine che ciascuno offre di noi, sottoforma di vestiti e accessori. Una resa formale e imbellettata degli aspetti più nascosti e intriganti dell’essere umano che si dispiega nell’apparenza pulita delle forme. Questo, in sintesi, il pensiero di Pedro Rodriguez, stilista ma non solo.  Di lui, infatti, è giunto ai giorni nostri “Para comprender la Moda” un libro sull’essenza della Moda, proprio quella con la M maiuscola: una raffinata riflessione sulla sua origine, le sue bizzarrie, i suoi capricci e le sue virtù cui tutti, volenti o nolenti, siamo obbligati a sottostare più o meno implicitamente. Quindi, non un manuale pratico su cosa indossare quando o, di contro, cosa evitare, né tantomeno un decalogo di consigli relativi al giusto abbinamento di colore, né, ancora, un sussidiario per ricche signore desiderose di fare bella figura, bensì una chiacchierata a voce alta condotta da uno dei padri dell’haute couture internazionale e della sartoria spagnola. Leggere e capire cosa è e dove nasce la Moda per Pedro Rodriguez, risuona quanto mai attuale ed elegante nonostante lo scritto risalga al 1945. Ancora una volta l’estro visionario e la mente lungimirante del couturier vengono alla ribalta con lo stesso fremito che pervade le sue meravigliose creazioni di stoffa che hanno vestito l’alta borghesia e le grandi dive del cinema come Ava Gardner, Audrey Hepburn e Kim Novak. Rodriguez, come egli stesso afferma, non vuole porsi come giudice né tantomeno arbiter elegantiae. Conscio della sua dedizione professionale e dell’applicazione prolungata a una delle arti creative per eccellenza, ha sviluppato quasi spontaneamente una serie di principi non privi d’interesse: da queste considerazioni, il desiderio del couturier di condividerli con il pubblico, nel piacere di portare avanti una riflessione aperta e sincera, fatta di confidenza schiette, spontanee e senza pretese di un uomo che ha dedicato la propria vita all’alta moda, giungendo in tal modo a una serie di conclusioni logiche e inevitabili. Nessun intento filosofico o propedeutico da parte di Rodriguez, ma solo il semplice piacere di condividere opinioni, segreti, esperienze. Ecco lo spirito che l’ha convinto a realizzare questo libello, snello e immediato, essenziale nella forma ma pregnante nei contenuti, proprio come le sue creazioni. Dalle questioni spiccatamente più intrinseche alla Moda e alla sua natura, quali il potere, l’universalità, la finalità, le metamorfosi, si passa ad affrontare il dilemma Moda-Eleganza, svelando che a ciascuno di noi è dato il potere non indifferente di aumentare – o meglio personalizzare - la Bellezza della moda stessa, dando quel tratto inconfondibile del proprio essere, una sorta di cifra invisibile e al tempo stesso inconfondibile. A corollario, una sorta di vademecum, sempre comunque molto aggraziato e appena sussurrato, che mette in evidenza alcuni piccoli consigli d’eleganza come l’occasione e l’ambiente – e quindi l’importanza di contestualizzare la situazione che si presenzia in modo da adottare un look opportuno -, il colore e le difficoltà connesse di dominarne con sensatezza la tavolozza (in considerazione, tra l’altro, di forme e tessuti) e gli accessori, sempre meno semplice e irrisorio dettaglio e sempre più parte di un tutto in cui nulla va lasciato al caso o, ancor peggio, alla convinzione che vi siano particolari irrilevanti nella resa finale di una mise. Perché come afferma lo stesso Rodriguez “in fatto di eleganza non esistono errori piccoli; tutti gli errori sono capitali”.

Pedro Rodriguez (1895-1990) è stato uno stilista spagnolo, dall’estro visionario e dalla creatività lungimirante al punto tale da attrarre l’ammirazione professionale di Balenciaga. A seguito di un lungo apprendistato sartoriale a Barcellona, nel 1919 apre la propria Maison con la moglie Ana Maria, sarta professionista. Dieci anni dopo sfila nell’ambito dell’Expo Internazionale di Barcellona: un’occasione che consacra la sua fama. La guerra civile spagnola lo obbliga però a espatriare e solo nel 1937 riprende la sua attività a San Sebastian. Due anni dopo, alla fine del conflitto, riapre un atelier a Barcellona e decide di sbarcare a Madrid. Nel 1978, il suo successo cala, complici le metamorfosi in atto proprio in quel periodo nel mondo della moda, con il tendenziale offuscamento della sartoria e l’inarrestabile ascesa del prêt-à-porter. È costretto a chiudere ma questo non lo ferma: decide di continuare a lavorare per la sua più fedele clientela, affezionata a un’idea di moda su misura nonché allo speciale legame che si viene a creare con il couturier di fiducia. I suoi abiti, semplicissimi come due teli cuciti insieme o barocchi per il gusto delle bordure di pietre, si possono ammirare al Museu Textile d’Indumentaria di Barcellona che, dopo la sua morte, gli ha dedicato una sala.

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