lunedì 9 luglio 2012

ABOUT_Via Montenapoleone: prestigio "on the road"









Dici Milano e pensi al Duomo, al Castello Sforzesco, al Cenacolo Vinciano, alla Basilica di Sant’Ambrogio, al fascinoso quartiere di Brera con la sua Accademia. Inevitabilmente però, il pensiero corre anche allo shopping e al famoso “Quadrilatero”, mecca degli acquisti di lusso, crocevia delle più prestigiose firme internazionali, andirivieni di mode e stili: una tappa obbligata per chiunque decida di farsi un “bagno” di tendenze, comprando capi must piuttosto che le ultime novità viste in passerella o sulle riviste patinate. Una zona universalmente nota, che si dirama in celeberrime vie quali Spiga, Gesù, Borgospesso, Sant’Andrea, Santo Spirito. Al centro, a fare da spina dorsale, lei: Via Montenapoleone. Una strada che nel suo percorso – come raccontano Guido Lopez e Silvestro Severgnini nel volume Milano in mano (Mursia) – “percorre il fosso, tuttora esistente nel sottosuolo, che circondava le mura romane e di queste rimane traccia qua e là nelle cantine del lato dispari”. Nel tempo, quello che amabilmente era definito il “salotto di Milano” si è trasformato nel vortice della moda, assumendo spesso le caratteristiche di una passerella a cielo aperto, dove fare sfoggio di scarpe, borse, tailleur, cachemire, completi da uomo, gioielli, orologi. A contestualizzare il tutto, qualche automobile – di lusso, ça va sans dire – disseminata qua e là. Via Montenapoleone è stata protagonista di un significativo mutamento, concomitante con lo sviluppo del made in Italy e, in particolare a Milano, del prêt-à-porter: due fenomeni che hanno eletto a proprio proscenio la strada in questione e le arterie limitrofe, per tutta una serie di considerazioni d’immagine e d’esclusività che è inutile citare o illustrare ora…basta infatti farsi un giro per il Quadrilatero per capire immediatamente le motivazioni che hanno spinto a scegliere questa zona. E per un’evoluzione che avviene, necessariamente se ne verifica un’altra: se Montenapoleone diviene il fulcro della vita modaiola, la Galleria Vittorio Emanuele, fino agli anni ’70 asse centrale del passeggio, perde la sua naturale vocazione di ritrovo cittadino. Modifiche nei comportamenti urbani da cui ne sono scaturite altrettante nelle abitudini dei cittadini e in generale di Milano, con tanto di note malinconiche da parte di molti bon vivants nonché memorialisti dell’epoca come lo scrittore Raffaele Calzini, che nel 1950 scriveva: “Era ancora, attorno al 1920, una pacifica e signorile via che raccoglieva come un maggior fiume gli affluenti solitari e aristocratici di via Borgospesso, di via Santo Spirito, di via Gesù, di via Sant’Andrea. Per un fenomeno urbanistico imponderabile, dapprima timidamente, poi con maggior coraggio, infine con spavalderia e tra poco con sfacciataggine, Montenapoleone si mise in gara con altre eleganti vie italiane: con la fiorentina via Tornabuoni, la romana via Condotti, la palermitana Quattro Cinti, la napoletana via Chiaia”. Parole che suonano quanto mai attuali, da un lato nel mostrare il modo in cui il prestigio della via sia divenuto sempre più ostentato, dall’altro come sia entrata di diritto nel firmamento della mappa dello shopping internazionale, rubando la scena oltre alle appena citate vie italiane anche alle internazionali Bond Street (New e Old), Sloane Street, Avenue Montaigne, Faubourg Saint-Honoré, la 5th Avenue. Un tracciato immaginifico e magnifico del consumismo dal retrogusto modaiolo.
Ma tornando alla nostra Milano, celeberrime sono state le tappe del mutamento di Montenapoleone documentate anche giornalisticamente: negli anni ’70 e ’80, la drogheria Parini – una sorta di Fauchon milanese nel campo delle spezie e delle salse, ha lasciato il posto a Valentino e il fruttivendolo Moretti con le sue primizie a prezzi da carato alle calze Fogal. Versace ha poi spodestato Ricordi, mentre il Salumaio – un’istituzione gastronomica di Montenapoleone – ha traslocato all’interno di un cortile per far posto all’insegna di Corneliani. Una metamorfosi per così dire però preannunciata. A ben vedere, infatti, già negli anni ’20, Bottega di Poesia, una libreria-galleria d’arte fondata da Enrico Somaré, Emanuele Castelbarco e Walter Toscanini, era stata costretta a chiudere alla volta dell’insediamento di Marco, un negozio di stoffe. Un segno del destino? Sicuramente la naturale inclinazione di Montenapoleone nel ritagliarsi un ruolo da protagonista nello scenario della moda e, ancor più, delle abitudini di consumo internazionali. Un mutamento seguito per linee interne, che ha affinato il prestigio e l’esclusività della Via, traino dell’intera zona attigua, proiettandola nella piena notorietà mondiale. Con l’assunzione di tutto il carico valoriale annesso e buona pace delle altrettanto eleganti strade milanesi. Un destino segnato ma sicuramente un’attitudine specifica di Montenapoleone nel divenire asse strategico dell’universo di stile, tanto da dar vita nel tempo a un’Associazione destinata – l’Associazione della Via Montenapoleone – che ne tutela l’immagine, coordinando le azioni dei singoli attori coinvolti e promuovendo interventi sinergici e mirati, volti ad avvalorarne lo spirito prestigioso.

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