Collezione che vedi,
usanza che trovi. Una di queste usanze che non perde mai il suo appeal, ma
addirittura lo rinforza di rinnovata energia interpretativa, è il principe di Galles. Un grande classico sia
per l’uomo che per la donna, caratterizzato dall’inconfondibile quadrettato di
lana Saxony, dall’effetto sportivo ed elegante insieme, capace di coniugare il
comfort informale allo stile più glamour. Da vero esteta. Utilizzato già
nella metà dell’800 dalla corona inglese per la produzione dei completi per gli
eredi al trono (dal cui titolo prende per l’appunto il nome) e, in particolare,
da re Edoardo VII per le uscite in campagna o le battute di caccia, torna ogni
anno con gran rispolvero quale sinonimo per antonomasia di chic contemporaneo,
in bilico tra puro snobismo e praticità casual: una commistione d’ispirazioni
che convivono armonicamente e trovano ampia valorizzazione in abiti, giacche,
trousers o cappotti, proponendo di volta in volta versioni più classiche così
come reinterpretazioni con tanto di aggiunte di varianti più o meno estrose.
Che si tratti di divini soprabiti che strizzano in vita le silhouettes
femminili, piuttosto che di completi maschili a tre pezzi in perfetto stile Grande Gatsby, si passa dal tradizionale disegno a quadri piccoli o
a pied de poule dentro quadri più grossi a nuove ispirazioni che lo rendono
concettuale, scomponendolo in forme più o meno geometriche, o ne rivelano la
declinazione cromatica, colorandolo anche delle tinte più audaci, nella
resa innovativa di un grande classico del passato che torna più contemporaneo
che mai.
Se si vuole
ripercorrere brevemente la storia di questo tessuto e spingersi un passo
indietro nel tempo, si scoprono interessanti curiosità, come, per esempio, che i possidenti inglesi stabilitisi in Scozia
ricorrevano al tipico quadrettato, di tonalità quasi sempre grigia, per
distinguersi dai clan locali. Aneddoti british a parte, alla terra
d’Albione va riconosciuto, in ogni caso, il tributo d’aver sancito l’entrata
nel mondo della moda dell’utilizzo di quello che gli inglesi chiamano glain plaid o glen check: al duca di
Windsor, eclettico e informale nipote di Edoardo VII, che aveva scelto di
abdicare al trono per sposare Wallis Simpson, l’americana dal burrascoso
passato matrimoniale e dalle origini non aristocratiche, il plauso d’averlo
sdoganato nel guardaroba di ogni gentleman che si rispetti. Eccentrico e
anticonformista al punto tale da togliersi la giacca in ogni occasione – anche
la più formale – e rimanere con la camicia arrotolata, al principe di Galles o duca di Windsor, che dir si voglia, piaceva
giocare con la moda: si divertiva a sperimentare, era il dandy della famiglia
reale, un’icona di stile, in netto anticipo su quello stuolo di divi e divini
che nei decenni successivi si sarebbero dilettati più o meno con successo nel
culto della moda. Sicuramente il buon
gusto e l’eleganza innata che possedeva lo agevolavano e gli davano quel
netto vantaggio su chiunque, anche solo per scherzo, si fosse cimentato in una
simile impresa: gli riuscivano bene,
perché spontaneamente pensati e indossati con disinvoltura, abbinamenti audaci
e azzardati per l’epoca – e ora di gran moda – come, per esempio, i calzini a
righe abbinati a scarpe bicolore, o quelli a fantasia scozzese su pantaloni in
tessuto madras. Un po’ come oggi, vi sono certe persone che si possono
permettere gli accostamenti più improbabili, emanando in ogni caso glamour ed
eleganza, altre invece che è preferibile si attengano alle regole basilari del
codice vestimentario. Dipende sempre dalla persona e da come essa sa indossare
con la medesima disinvoltura una mise semplice e una preziosa. Ecco il vero
dandysmo…una cosa che al duca di Windsor riusciva gran bene. Tanto bene che sempre lui è stato il primo uomo ad
abbinare con nonchalance scarpe
scamosciate marroni ad abiti blu, colore che preferiva al nero, anche per
lo smoking. Non amava la camicia rigida
da frac, perciò, di concerto col suo fidato camiciaio, ha inventato il modello
alternativo con collo rovesciabile e polsino doppio e pieghettato. E anche quando viaggiava non passava inosservato:
il suo look preferito erano i completi doppiopetto grigi, un altro must del
guardaroba maschile più “à la page”.
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