venerdì 27 luglio 2012

LEISURE_Fabergé alla Venaria









Metti una location d’eccezione come la Reggia di Venaria e rare preziosità della tradizione gioielliera russa come quelle firmate Carl Fabergé – il gioielliere dello Zar - e il gioco è fatto! Un tripudio di luccicante esclusività illumina l’estate della tenuta sabauda. Oro, gemme, diamanti e Uova imperiali sono gli oggetti esposti nell’imprendibile mostra "Fabergé alla Venaria", che consente di ammirare i capolavori della più importante collezione del genere esistente al mondo. Nata dalla collaborazione tra il Consorzio La Venaria Reale e The Link of Times Cultural and Historical Foundation di Mosca (creata nel 2004 dal magnate russo Viktor Vekselberg, all’indomani dell’acquisto della collezione Fabergé dall’allora proprietario Malcom S. Forbes), la collezione vanta oltre 3.500 capolavori di straordinaria manifattura firmati Fabergé, ponendosi, attualmente, come la più grande raccolta al mondo di Uova preziose. A corollario, la fondazione svolge un ampio programma di recupero di oggetti d’arte che costituiscono e delineano l’identità russa, per riportarli in patria e renderli disponibili al grande pubblico in ogni parte del mondo. Sulla scia di un simile impegno prende vita questa speciale mostra che, nelle sale della Reggia, trova una collocazione ideale, quintessenza di quel fasto imperiale di fine ‘800/primi ‘900. Esposti tredici esemplari unici delle famose Uova pasquali di Fabergé: tra questi, si trovano ben nove Uova-gioiello imperiali, ormai entrate nel mito, realizzate in oro, pietre preziose e materiali pregiati, oltre alla romantica sorpresa a forma di cuore dell’Uovo del 1897. In mostra anche 350 preziosissimi capolavori prodotti dalla fabbrica orafa di San Pietroburgo e oggi appartenenti alla collezione della Link of Times Foundation: opere che con la loro bellezza svelano i segreti dei maestri orafi della Maison Fabergé nella lavorazione di metalli e pietre preziose, oro, argento, cristallo di rocca, diamanti e perle, ma soprattutto di smalti trattati con particolari procedimenti, tali da conferire sfumature di colori meravigliosi e cangianti. Un percorso espositivo che, partendo dai fasti imperiali, illustra il vasto repertorio di oggetti decorativi e accessori di rappresentanza prodotti dalla bottega orafa: dalle cornici per le sacre icone agli orologi, dai set da scrivania alle scatole per sigarette, alle fibbie, borsette e gioielli per signora. Al contempo, un percorso che rievoca i rapporti tra la corte dei Romanov e quella dei Savoia, dalla visita del figlio e della nuora di Caterina la Grande, i cosiddetti “Conti del Nord” che nell’aprile del 1782 frequentarono proprio la Reggia di Venaria durante il loro famoso Gran Tour, fino al soggiorno dell’ultimo Zar Nicola II in Piemonte nell’aprile del 1910 quando venne ricevuto al Castello di Racconigi dalla corte e dai rappresentati del Governo italiano. Complici immagini fotografiche dell’epoca e particolari set scenografici, viene presentata la storia della grande Russia, declinata in personaggi, cultura, tradizioni.
Nel magico scenario della Reggia, la mostra si articola in tre sezioni che si snodano delle dieci Sale delle Arti. La prima, Lo splendore della corte dei Romanov, è incentrata sulla spettacolare incoronazione di Nicola II del 1896 alla quale partecipò anche Vittorio Emanuele III di Savoia, all’epoca principe ereditario. Seguono oggetti preziosi, come scatole ornate di perle e pietre preziose, tabacchiere con i ritratti della famiglia imperiale e con il monogramma dei Romanov. A corollario, fotografie storiche in grande formato di Nicola II, della moglie Alessandra e dei loro figli. La seconda sezione, La Fabbrica di Fabergé, mostra alcune delle tipologie più significative della produzione artistica e artigianale realizzate da Carl Fabergé nella sua grande bottega. Aperta nel 1842 a San Pietroburgo, l’azienda s’ingrandì fino a contare quattro sedi in Russia, una a Londra e oltre 500 dipendenti, in modo da rispondere alle raffinate e altolocate committenze di tutta Europa. Con la Rivoluzione d’Ottobre, la famiglia Fabergé lasciò la Russia e Carl, ultimo dirigente della fabbrica di famiglia, morì nel 1920. Oggi, l’originaria Maison Fabergé di San Pietroburgo, dopo alterne vicissitudini e passaggi di proprietà, ha ripreso la produzione delle Uova sui disegni trovati negli archivi di Stato. Tra i preziosi manufatti, trovano valorizzazione nella mostra anche alcune icone sacre, create per la devozione privata e la cui decorazione in oro, argento, e smalti incastonati, ha raggiunto vette di puro virtuosismo artistico.
Dulcis in fundo, la terza sezione, Le Uova imperiali, incentrata sull’esposizione delle tredici Uova pasquali di Fabergé, delle quali ben nove commissionate dagli Zar e cinque da committenti privati, quali la duchessa di Marlborought, l’americana Consuelo Vanderbilt e la famiglia d’industriali russi Kelch. Sulle note di un magnificente quanto brillante splendore, ecco svettare, tra gli altri, il prezioso primo Uovo donato alla nuova Zarina Alexandra, il Bocciolo di rosa del 1895, e poi quelli del 1911, il romantico Uovo con l’Albero di lauro che racchiude un usignolo, e il celebrativo dei 15 anni di regno dello Zar, dove sono riprodotti i ritratti della famiglia imperiale e i principali episodi della loro vita. A questi capolavori dall’eccellente manifattura, si aggiunge la sorpresa di un Uovo imperiale oggi disperso: uno splendido cuore rosso, smaltato e ornato di diamanti, al cui interno si cela un trifoglio verde, decorato dalle miniature imperiali. Esposti, inoltre, il primo Uovo imperiale realizzato, l’Uovo con Gallina del 1885, ma anche il penultimo, l’Uovo con la Croce di San Giorgio del 1916. A chiusura della mostra, quasi a suggellare un percorso in bilico tra bellezza figurata e senso storico tout court, la curiosa storia delle 54 Uova imperiali: dalla Rivoluzione del 1917 alla musealizzazione di parte di esse a Mosca, fino al collezionismo mondiale di oggi e alla diffusione del loro mito nella tradizione letteraria e cinematografica.
Un regno incantato da rivivere ora nei magici spazi della Reggia, ammirando preziosi capolavori. Per sentirci per qualche istante re e regine, sospesi in un mondo d’incanto, dall’allure fiabesco e storico al tempo stesso: per un sogno dal retrogusto di realtà, tripudio di creativa eccellenza ed esclusiva apparenza formale.

La tradizione delle Uova imperiali affonda le sue radici nella storia della Russia imperiale. Ogni anno, infatti, nel giorno di Pasqua, seguendo la tradizione ortodossa, lo Zar regalava alla Zarina e all’Imperatrice madre un “Uovo” unico e prezioso. Meraviglie scultoree, tripudio di abilità manuale e sofisticato estro creativo, che contenevano al loro interno sorprese lussuose, simboliche e celebrative di avvenimenti legati alla storia del regno e della famiglia imperiale. A realizzarli con i materiali più preziosi lui, il Maestro, il grande gioielliere russo, Carl Fabergé, detto “il Cellini del Nord”, creatore di uno dei miti di ricchezza e sfarzo della Russia imperiale. E proprio lui medesimo, ogni anno, con puntualità e dedizione, presentava a corte il prezioso Uovo, quintessenza di creatività e maestria. Una tradizione che prese avvio nel 1885, quando Alessandro III regalò l’uovo con Gallina all’imperatrice Maria Feodorovna e accolta con favore da Nicola II che, dal 1894 al 1917, commissionò tutti gli anni due Uova, uno per la moglie, la Zarina Alessandra Feodorovna, e l’altro per l’Imperatrice madre. Senza ombra di dubbio, l’Uovo più spettacolare venne realizzato nel 1896, anno della solenne Incoronazione di Nicola II come “Zar di tutte le Russie”. Per l’occasione, la sorpresa dell’Uovo, realizzato in smalto giallo e decorato con aquile bicefale, fu il modello della carrozza dei sovrani (in oro, platino, smalto rosso, diamanti, rubini e cristallo di rocca) sovrastata dalla corona imperiale. Alle feste ricchissime organizzate per l’evento, ultime esibizioni pubbliche dell’antico sfarzo dei Romanov, partecipò anche un giovane Vittorio Emanuele III di Savoia, all’epoca principe ereditario di casa Savoia, che lasciò una testimonianza tutta da ricordare: «Tutte le feste erano immense, grandiose ogni oltre dire. La cosa più interessante per me è stato il banchetto solenne dopo l’Incoronazione, al quale gli Imperatori sedevano sui troni e tenevano la corona in testa; le vivande giungevano scortate da Ufficiali colle spade sguainate ed i Sovrani erano serviti dai Grandi dell’Impero: ogni volta che lo Zar beveva gli araldi alzavano le mazze e le trombe suonavano dei mezzi squilli, mentre le artiglierie tuonavano a spessissimi colpi; insomma un vero regno delle fate».

Fabergé alla Venaria
Dal 27 luglio al 9 novembre 2012
La Venaria Reale

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