Metti una location d’eccezione come la Reggia di Venaria
e rare preziosità della tradizione gioielliera russa come quelle firmate Carl Fabergé
– il gioielliere dello Zar - e il
gioco è fatto! Un tripudio di luccicante esclusività illumina l’estate della
tenuta sabauda. Oro, gemme, diamanti e Uova
imperiali sono gli oggetti esposti nell’imprendibile mostra "Fabergé alla Venaria", che consente di
ammirare i capolavori della più importante collezione del genere esistente al
mondo. Nata dalla collaborazione tra il Consorzio La Venaria Reale e The
Link of Times Cultural and Historical Foundation di Mosca (creata nel 2004
dal magnate russo Viktor Vekselberg, all’indomani dell’acquisto della
collezione Fabergé dall’allora proprietario Malcom S. Forbes), la collezione vanta oltre 3.500 capolavori
di straordinaria manifattura firmati Fabergé, ponendosi, attualmente, come la
più grande raccolta al mondo di Uova preziose. A corollario, la fondazione svolge
un ampio programma di recupero di
oggetti d’arte che costituiscono e delineano l’identità russa, per riportarli
in patria e renderli disponibili al grande pubblico in ogni parte del mondo.
Sulla scia di un simile impegno prende vita questa speciale mostra che, nelle
sale della Reggia, trova una collocazione ideale, quintessenza di quel fasto
imperiale di fine ‘800/primi ‘900. Esposti tredici esemplari unici delle famose Uova pasquali di Fabergé: tra
questi, si trovano ben nove
Uova-gioiello imperiali, ormai entrate nel mito, realizzate in oro, pietre
preziose e materiali pregiati, oltre alla romantica sorpresa a forma di cuore
dell’Uovo del 1897. In mostra anche 350
preziosissimi capolavori prodotti dalla fabbrica orafa di San Pietroburgo e
oggi appartenenti alla collezione della Link of Times Foundation: opere che con la loro bellezza svelano i
segreti dei maestri orafi della Maison Fabergé nella lavorazione di metalli e pietre preziose, oro, argento,
cristallo di rocca, diamanti e perle, ma soprattutto di smalti trattati con
particolari procedimenti, tali da conferire sfumature di colori meravigliosi e
cangianti. Un percorso espositivo che,
partendo dai fasti imperiali, illustra il vasto repertorio di oggetti
decorativi e accessori di rappresentanza prodotti dalla bottega orafa: dalle
cornici per le sacre icone agli orologi, dai set da scrivania alle scatole per
sigarette, alle fibbie, borsette e gioielli per signora. Al contempo, un percorso che rievoca i rapporti tra la
corte dei Romanov e quella dei Savoia, dalla visita del figlio e della
nuora di Caterina la Grande, i cosiddetti “Conti del Nord” che nell’aprile del
1782 frequentarono proprio la Reggia di Venaria durante il loro famoso Gran
Tour, fino al soggiorno dell’ultimo Zar Nicola II in Piemonte nell’aprile del
1910 quando venne ricevuto al Castello di Racconigi dalla corte e dai
rappresentati del Governo italiano. Complici
immagini fotografiche dell’epoca e particolari set scenografici, viene
presentata la storia della grande Russia, declinata in personaggi, cultura,
tradizioni.
Nel
magico scenario della Reggia, la mostra si articola in tre sezioni che si
snodano delle dieci Sale delle Arti. La prima, Lo splendore della corte dei Romanov,
è incentrata sulla spettacolare
incoronazione di Nicola II del 1896 alla quale partecipò anche Vittorio
Emanuele III di Savoia, all’epoca principe ereditario. Seguono oggetti preziosi, come scatole ornate di perle e pietre
preziose, tabacchiere con i ritratti della famiglia imperiale e con il
monogramma dei Romanov. A corollario, fotografie
storiche in grande formato di Nicola II, della moglie Alessandra e dei loro
figli. La seconda sezione, La Fabbrica di Fabergé, mostra alcune delle tipologie più significative
della produzione artistica e artigianale realizzate da Carl Fabergé nella sua
grande bottega. Aperta nel 1842 a San Pietroburgo, l’azienda s’ingrandì
fino a contare quattro sedi in Russia, una a Londra e oltre 500 dipendenti, in
modo da rispondere alle raffinate e altolocate committenze di tutta Europa. Con
la Rivoluzione d’Ottobre, la famiglia Fabergé lasciò la Russia e Carl, ultimo
dirigente della fabbrica di famiglia, morì nel 1920. Oggi, l’originaria Maison
Fabergé di San Pietroburgo, dopo alterne vicissitudini e passaggi di proprietà,
ha ripreso la produzione delle Uova sui disegni trovati negli archivi di Stato.
Tra i preziosi manufatti, trovano valorizzazione nella mostra anche alcune icone sacre, create per la
devozione privata e la cui decorazione in oro, argento, e smalti incastonati,
ha raggiunto vette di puro virtuosismo artistico.
Dulcis
in fundo, la terza
sezione, Le Uova imperiali, incentrata sull’esposizione delle tredici Uova pasquali di Fabergé, delle quali
ben nove commissionate dagli Zar e cinque da committenti privati, quali la
duchessa di Marlborought, l’americana Consuelo Vanderbilt e la famiglia
d’industriali russi Kelch. Sulle note di un magnificente quanto brillante
splendore, ecco svettare, tra gli altri, il
prezioso primo Uovo donato alla nuova Zarina Alexandra, il Bocciolo di rosa del
1895, e poi quelli del 1911, il romantico Uovo con l’Albero di lauro che
racchiude un usignolo, e il celebrativo dei 15 anni di regno dello Zar,
dove sono riprodotti i ritratti della famiglia imperiale e i principali episodi
della loro vita. A questi capolavori
dall’eccellente manifattura, si aggiunge la sorpresa di un Uovo imperiale oggi
disperso: uno splendido cuore rosso, smaltato e ornato di diamanti, al cui
interno si cela un trifoglio verde, decorato dalle miniature imperiali.
Esposti, inoltre, il primo Uovo imperiale realizzato, l’Uovo con Gallina del 1885, ma anche il penultimo, l’Uovo con la Croce di San Giorgio del 1916.
A chiusura della mostra, quasi a suggellare un percorso in bilico tra bellezza
figurata e senso storico tout court, la
curiosa storia delle 54 Uova imperiali: dalla Rivoluzione del 1917 alla
musealizzazione di parte di esse a Mosca, fino al collezionismo mondiale di
oggi e alla diffusione del loro mito nella tradizione letteraria e
cinematografica.
Un regno
incantato da rivivere ora nei magici spazi della Reggia, ammirando preziosi
capolavori. Per sentirci per qualche istante re e regine, sospesi in un mondo
d’incanto, dall’allure fiabesco e storico al tempo stesso: per un sogno dal
retrogusto di realtà, tripudio di creativa eccellenza ed esclusiva apparenza
formale.
La
tradizione delle Uova imperiali affonda le sue radici nella storia della Russia
imperiale. Ogni anno, infatti, nel giorno di Pasqua, seguendo la tradizione
ortodossa, lo Zar regalava alla Zarina e all’Imperatrice madre un “Uovo” unico
e prezioso. Meraviglie
scultoree, tripudio di abilità manuale e sofisticato estro creativo, che
contenevano al loro interno sorprese lussuose, simboliche e celebrative di
avvenimenti legati alla storia del regno e della famiglia imperiale. A realizzarli con i materiali più preziosi
lui, il Maestro, il grande gioielliere russo, Carl Fabergé, detto “il Cellini
del Nord”, creatore di uno dei miti di ricchezza e sfarzo della Russia
imperiale. E proprio lui medesimo, ogni anno, con puntualità e dedizione,
presentava a corte il prezioso Uovo, quintessenza di creatività e maestria. Una
tradizione che prese avvio nel 1885, quando Alessandro III regalò l’uovo con
Gallina all’imperatrice Maria Feodorovna e accolta con favore da Nicola II che,
dal 1894 al 1917, commissionò tutti gli anni due Uova, uno per la moglie, la
Zarina Alessandra Feodorovna, e l’altro per l’Imperatrice madre. Senza ombra di
dubbio, l’Uovo più spettacolare venne realizzato nel 1896, anno della solenne
Incoronazione di Nicola II come “Zar di tutte le Russie”. Per l’occasione, la
sorpresa dell’Uovo, realizzato in smalto giallo e decorato con aquile bicefale,
fu il modello della carrozza dei sovrani (in oro, platino, smalto rosso,
diamanti, rubini e cristallo di rocca) sovrastata dalla corona imperiale. Alle
feste ricchissime organizzate per l’evento, ultime esibizioni pubbliche
dell’antico sfarzo dei Romanov, partecipò anche un giovane Vittorio Emanuele
III di Savoia, all’epoca principe ereditario di casa Savoia, che lasciò una
testimonianza tutta da ricordare: «Tutte le feste erano immense, grandiose
ogni oltre dire. La cosa più interessante per me è stato il banchetto solenne
dopo l’Incoronazione, al quale gli Imperatori sedevano sui troni e tenevano la
corona in testa; le vivande giungevano scortate da Ufficiali colle spade
sguainate ed i Sovrani erano serviti dai Grandi dell’Impero: ogni volta che lo
Zar beveva gli araldi alzavano le mazze e le trombe suonavano dei mezzi
squilli, mentre le artiglierie tuonavano a spessissimi colpi; insomma un vero
regno delle fate».
Fabergé
alla Venaria
Dal 27 luglio al 9 novembre 2012
La Venaria Reale
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