Nella moda, a parte i loghi,
vi sono simboli che evocano un marchio o una Maison, non limitandosi
semplicemente alla mera citazione, ma portando alla mente, in un attimo, un ensemble intricato di significati e
suggestioni, quintessenza di uno stile inconfondibile che si riconosce dai
dettagli. Un tratto che sigilla il tutto, custodendo sotto chiave sogni,
heritage e tradizione. È il caso, per esempio, della lavorazione matelassé per
Chanel, dei chiodini in gomma per le calzature Tod’s (133 per la precisione),
del leopardato per Dolce & Gabbana. Una lista che a ben vedere potrebbe
proseguire all’infinito e che per ora concludiamo citando un dettaglio
cromatico d’indubbio significato: la suola
rossa. Un tocco di fuoco quasi nascosto, visibile quel tanto che basta per
evocare l’universo di Monsieur Christian
Louboutin. Vere e proprie scarpette per moderne Cenerentola, entrate di
diritto nella storia della moda e del design e ora oggetto di celebrazioni in
occasione del ventennio: una monografia pubblicata da Rizzoli, una capsule collection - in edizione
strettamente limitata che riunisce il meglio della produzione - e ora una mostra al Design Museum di Londra.
Christian Louboutin nasce a Parigi negli Anni Sessanta e cresce circondato dalle
donne: sua madre e, soprattutto, le tre sorelle. Un contesto famigliare particolare che, a detta dello stilista stesso,
l’ha in qualche modo aiutato nel suo lavoro, mettendolo in stretto contatto con
l’universo femminile fino a diventarne amico e poi complice. Spirito libero
e autodidatta, in men che non si dica scopre il design non frequentando una
scuola ma visitando un museo: l’illuminazione
alla vista di un bozzetto di scarpa. Da lì Louboutin comprende che tutto è
frutto di un pensiero. Un pensiero che prende forma attraverso il disegno.
La mostra londinese non si sofferma tanto sul lavoro quanto sul
sodalizio che quest’ultimo ha avuto con la sua intera vita, non essendovi una
netta distinzione tra i due aspetti, come spesso capita per i grandi artisti. Lavoro e vita, vita e
lavoro: si plasmano, si contaminano, prendono forma l’uno nell’altro
sussurrandosi segreti; divengono l’immagine speculare delle proprie
interiorità, trasmettendo l’emozione di un ricordo che si traduce in forme e
colori, in un ciclo interminabile di significati evocati.
A dimostrazione di un simile e
forte legame tra questi due aspetti, l’allestimento
riprende i temi che da sempre sono fonte incommensurabile d’ispirazione: il
cabaret - nel 1981 lavora brevemente per il Folies Bergère aiutando
le ballerine e disegnando le loro scarpe - e
il cinema.
Un po’ luna park – con il teatro delle ombre perché “ciò che definisce
una scarpa è prima di tutto la sua linea”, la giostra che gira e il
giardino segreto – e un po’ teatro –
con un grande palco sul quale si esibisce in uno spettacolo di burlesque la
stupefacente versione ologramma di Dita Von Teese, l’unica delle sue clienti a
venire citata – l’allestimento è pensato
per celebrare in tutti i modi possibili le vere protagoniste: le scarpe.
Ogni modello è esaltato - come la diva di cui spesso porta il
nome - da luci da palcoscenico e superfici di specchio che permettono di apprezzarne
tutti i particolari. Vi sono anche alcuni dei
modelli che Louboutin ha realizzato nel 2002 per l’alta Moda di Yves Saint
Laurent, segnando l’unico episodio in cui il suo nome è stato associato a
quello di un altro stilista.
Uno spazio
è poi dedicato a una raccolta di prototipi o modelli molto particolari per la
ricerca dei materiali e l’abilità artigianale nel lavorarli, un aspetto
caro a Louboutin che confida molto nella professionalità manuale come fattore
irrinunciabile per la realizzazione di simili gioielli da piede. In questa
sezione spiccano la scarpa di pelle di salmone del 1987 e quella col tacco a
lattina del 1994, che invita a riflette sul tema del riciclaggio.
E visto che dietro alla realizzazione di un capo o un accessorio
vi si cela una quantità inestimabile di lavoro progettuale, ad accogliere il
visitatore la versione museale dello studio dell’artista, con il grande tavolo
sul quale si trova un po’ di tutto, in una sorta di caos armonico: la tazza del caffè, le
chiavi di casa, ma anche disegni preparatori, campioni di tessuto e tanti altri
oggetti che suscitano la sua curiosità.
E se retrospettiva deve essere, che si rievochi con una piccola
selezione di lavori anche la mostra Fetish del 2007 per la quale ha Louboutin
ha disegnato una serie di scarpe fotografate poi da David Lynch.
Un’esposizione raccolta,
intima e non molto estesa, ma ricca di dettagli da ammirare, studiare e
desiderare. Ricca di tutto l’universo Louboutin, in un mix di trasgressione e
raffinatezza, per solcare in punta di tacco vent’anno di successi e glamour.
Christian Louboutin
Design
Museum di Londra, 28 Shad Thames,
fino
al 6 luglio
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