martedì 22 maggio 2012

ABOUT_Moda e spettacolo.








Sin dalla fine dell’Ottocento, tra moda e spettacolo si è instaurato un legame indissolubile e biunivoco. Le scene calcate da attrici, cantanti e ballerine hanno rappresentato eccezionali passerelle per le creazioni dei grandi couturier. Nel frattempo, la moda si è alimentata delle idee e delle suggestioni che lo spettacolo ha contribuito a creare, rinnovare, o semplicemente a far circolare, mettendo in contatto culture diverse, lontane e apparentemente precluse a forme di comunicazione e di confronto.
L’elenco dei couturier e degli stilisti che hanno realizzato costumi di scena per le diverse forme di spettacolo – teatro, danza, cinema – comprende i nomi più blasonati della storia della moda. Per limitarci a quelli italiani, è sufficiente pensare - per citarne qualcuno - a Mariano Fortuny, che ha vestito attrici e ballerine del calibro di Eleonora Duse e Isadora Duncan, a Biki e alle sue mises per Maria Callas, o ancora a Giorgio Armani, di cui un Richard Gere, interprete di American Gigolò, vanta un’intera collezione (accessori e intimo compresi). Proprio nel cinema, la moda italiana ha trovato un grande amplificatore della propria notorietà: dopo la Seconda guerra mondiale Hollywood-on-the-Tiber - come gli americani hanno battezzato Cinecittà, celando una viva preoccupazione per la nascita di un nuovo concorrente della cinematografia d’oltreoceano - è un canale di comunicazione dello stile di vita e del costume italiani ben più efficace delle pur riuscite sfilate fiorentine.
Per quanto concerne il teatro, le rappresentazioni di fine Ottocento rappresentano una forma d’intrattenimento in grado di richiamare un pubblico particolarmente numeroso, divenendo, al contempo, un’occasione mondana in cui sfoggiare le ultime novità della moda nonché per ammirare i costumi creati dai couturier appositamente per le attrici.
Rapporti intricati, quindi, quelli tra moda e teatro. Eppure, nonostante ciò, la storia della sartoria teatrale italiana non contempla un simile patrimonio ereditario. Via libera pertanto ai preziosi archivi e raccolte di costumi che oltre a rappresentare le evoluzioni del costume del Belpaese nell’arco dei decenni, documentano la storia di alcune tra le più importanti realtà sartoriali, Tirelli, Cerratelli e Anna Mode in testa. Un’eredità esclusiva che si rivolge a un pubblico ben più vasto della ristretta cerchia di addetti ai lavori, mettendosi a disposizione di studi ed esplorazioni, nell’intento di stimolare la curiosità altrui verso la comprensione dell’excursus della moda italiana, fenomeno culturale a tutto tondo, ricco di contaminazioni sociali.

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