Sin
dalla fine dell’Ottocento, tra moda e spettacolo si è instaurato un legame indissolubile e
biunivoco. Le scene calcate
da attrici, cantanti e ballerine hanno rappresentato eccezionali passerelle per
le creazioni dei grandi couturier. Nel
frattempo, la moda si è alimentata delle idee e delle suggestioni che lo
spettacolo ha contribuito a creare, rinnovare, o semplicemente a far circolare,
mettendo in contatto culture diverse, lontane e apparentemente precluse a forme
di comunicazione e di confronto.
L’elenco
dei couturier e degli stilisti che hanno realizzato costumi di scena per
le diverse forme di spettacolo – teatro, danza, cinema – comprende i nomi più
blasonati della storia della moda. Per limitarci a quelli italiani, è sufficiente pensare - per citarne
qualcuno - a Mariano Fortuny, che ha
vestito attrici e ballerine del calibro di Eleonora
Duse e Isadora Duncan, a Biki e alle sue mises per Maria Callas, o ancora a Giorgio Armani, di cui un Richard Gere, interprete di American Gigolò, vanta un’intera
collezione (accessori e intimo compresi). Proprio
nel cinema, la moda italiana ha trovato un grande amplificatore della propria
notorietà: dopo la Seconda guerra mondiale Hollywood-on-the-Tiber - come gli americani hanno battezzato Cinecittà,
celando una viva preoccupazione per la nascita di un nuovo concorrente della
cinematografia d’oltreoceano - è un canale di comunicazione dello stile di vita
e del costume italiani ben più efficace delle pur riuscite sfilate fiorentine.
Per
quanto concerne il teatro, le rappresentazioni di fine Ottocento rappresentano
una forma d’intrattenimento in grado di richiamare un pubblico particolarmente
numeroso, divenendo, al
contempo, un’occasione mondana in cui sfoggiare le ultime novità della moda
nonché per ammirare i costumi creati dai couturier appositamente per le
attrici.
Rapporti intricati, quindi, quelli tra moda
e teatro. Eppure, nonostante ciò, la storia della sartoria teatrale italiana
non contempla un simile patrimonio ereditario. Via libera pertanto ai preziosi
archivi e raccolte di costumi che oltre a rappresentare le evoluzioni del
costume del Belpaese nell’arco dei decenni, documentano la storia di alcune tra
le più importanti realtà sartoriali, Tirelli,
Cerratelli e Anna Mode in testa.
Un’eredità esclusiva che si rivolge a un pubblico ben più vasto della ristretta
cerchia di addetti ai lavori, mettendosi a disposizione di studi ed
esplorazioni, nell’intento di stimolare la curiosità altrui verso la
comprensione dell’excursus della moda italiana, fenomeno culturale a tutto
tondo, ricco di contaminazioni sociali.
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