Ripercorrere trent’anni di moda (dai ’50
agli ’80) per mezzo di scatti fotografici che ne immortalano la bellezza e l’autenticità,
scandendone l’unicità creativa e l’inconfondibile maestria.
Un periodo che ha fatto la differenza,
gettando le basi per il senso della moda comunemente inteso; che hanno visto il
graduale passaggio dall’haute couture – élitaria e sofisticata, destinata a
pochi privilegiati – al prêt-à-porter, pensato
per tutti, pronto da indossare e volto a testimoniare in modo speculare gli
inevitabili cambiamenti sociali. Una moda che, in ogni caso, lussuosa o pratica
che sia, si è sempre fatta portabandiera della cultura del suo tempo,
enfatizzandone i tratti caratterizzanti e rappresentandone, di volta in volta,
le evoluzioni, nella creazione di un binomio indissolubile tra istanze e forme,
valori e immagine.
E la fotografia ha fatto la sua parte, con il suo
avvicendarsi di bianconero e colore, volto a immortalare le radici
dell’immagine, da un lato, e la modernità dei dettagli, dall’altro. Una
dicotomia pressoché infinita tra scena e retroscena, noto e percepito, realtà e
fascinazione, caratterizzata da una continua interferenza lungo la quale è
possibile rintracciare abiti, volti, corpi, sfondi, per tracciare un’identità
dello stile, in perpetua oscillazione tra lucenti bellezze e cruenti
particolari, quintessenza di banale e sublime.
Tutto questo – e molto altro ancora – è ora visibile in una
speciale mostra fotografica, allestita alla Photographica FineArt di Lugano. Esposti, gli scatti di grandi fotografi di moda e le loro più
significative immagini apparse su importanti testate quali Vogue, Harper’s
Bazaar ed Elle. Dal 6 dicembre fino al 4 gennaio sarà possibile spaziare ad ali spiegate
nel meraviglioso mondo della moda, percorrendo alcune delle tappe più
emblematiche della scena del costume e di prestigiose Maisons. Il tutto a firma
di grandi nomi. Et voilà! che come
per incanto si materializza davanti agli occhi del visitatore Vionnette, l’immagine creata da Irving
Penn, i cui toni della stampa al platino restituiscono tutta la morbidezza
delle ombre. O ancora, scatti come
quelli di Normann Parkinson, in grado di mettere in scena, per esempio, un
balletto vitale con la modella rivestita a scacchi bianchi e neri, anima della
swinging London degli anni ’60, o Jean Shimpton che porta un cappellino di Mary
Quant per Cadbury, evocando la nascita di un sistema in cui la modella diviene
immagine simbolo. E via a seguire con JeanLoup
Sieff, che molto sembra attingere all’heritage culturale di Man Ray per la
realizzazione di uno scatto elegante e ricco di fascino qual è quello che
immortala la schiena della modella con un delicatissimo pizzo di Yves
Saint-Laurent (1970), emulando l’immagine del Violon d’Ingres. Ecco quindi
le fotografie di Frank Horvat, a cui va
il plauso d’aver impreziosito alcune tra le più belle pagine delle riviste di
moda degli anni ’60 e ’70: un modo, il suo, di scattare che trasmette la stessa
naturalezza percepibile nei suoi memorabili reportage di viaggio, come, nel
caso dell’immagine di Coco Chanel sulle scale delle quinte mentre osserva di
nascosto la sua sfilata.
E se la fotografia ama esplorare i meandri dell’arte per
percorrere tutte le possibili contaminazioni, gli scatti di Karl Lagerfeld mettono in mostra gli aspetti più
architettonici del lusso e dell’eleganza, frutto di precisi tecnicismi,
studiati e seguiti con cura. William Klein, invece, interviene dissacrando
l’immagine con tratti di colore rosso volti a evidenziare lo scatto scelto da
ingrandire. Helmut Newton, dal canto suo, con un occhio voyeurista entra nel
set fotografico per rubare immagini sensuali. Carlo Orsi e Gianpaolo Barbieri, tra i più grandi interpreti della
moda italiana di quegli anni, attraverso singole individualità costruiscono un percorso di sperimentazione
visiva, che porta al mondo dei consumi. Alexander Borodulin, Bob Carlos Clarke e Max Vadukul, invece, spostano
il loro obiettivo dalle passerelle del lusso alla strada, dove i dettagli
edonistici divengono gesti indomabili e colori acidi, terreno fertile per la
sperimentazione di un immaginario che spazia dal punk alla new wave, attorniato
dallo scorrere della vita e dagli sguardi della gente.
In mostra anche
alcune immagini di Twiggie, firmate da Bert Stern, mix di glamour, romanticismo
e sensibilità: uno stile personalissimo e pratico al punto da essere ricercato
per la sua essenzialità espressiva.
Last but not least, alcuni scatti del grande Franco Rubartelli, che ha creato la propria immagine di fotografo di
moda, lavorando a stretto contatto con la sua compagna e musa, la modella
tedesca Vera Gottliebe von Lehndorff, probabilmente più nota come Veruschka.
Tutte
le immagini dell’esposizione sono in vendita
Fashion Clicks
Photographica FineARt Lugano
Dal 6 dicembre 2012 al 4 gennaio 2013
martedì – venerdì 9.00-12.30/14.00-18.00;
sabato su appuntamento
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