mercoledì 21 novembre 2012

ABOUT_Il frac e la "coda" dell'eleganza







Giacca maschile e da cerimonia, il frac è caratterizzato dalle inconfondibili bande a punta che ricadono sulla parte posteriore come la coda di una rondine (da cui, l’appellativo francese queue de morue). La tradizione del costume vuole che vi sia anche una versione leggermente diversa, detta queue de pie (letteralmente “gazza”).
Stilisticamente parlando, il frac è rigorosamente nero, con collo e risvolti in seta, corto sul davanti e aperto in modo da far intravedere il gilet di piqué bianco scollato a V o a U. A completamento, la camicia con colletto inamidato e polsini doppi, la cravatta a farfalla bianca, i pantaloni a tubo con bandeau laterali come impone il codice vestimentario della sera. Per il suo rigore formale e la sua compostezza elegante, è ampiamente utilizzato da direttori e professori d’orchestra.
Volendo risalire alle sue origini, bisogna viaggiare fino alla fine del ‘700, quando ancora faceva parte del costume militare. A Lord Brummel il pregio di averne fatto un capo della moda dandy a inizio ‘800, diffondendone l’uso presso i cultori del buon gusto e dello stile. Verso la fine del XIX secolo, cambia il taglio, divenendo un capo solo da cerimonia: una funzione piuttosto ristretta e alquanto destinata, con la quale è giunto sino ai giorni nostri, fino a quando, negli anni ’20, è stato introdotto lo smoking quale alternativa e, ben presto, formula sostitutiva.
Il frac, però, più che un abito identifica una filosofia e uno stile di vita, assurgendo a personificazione stilistica e formale di determinati valori e istanze – vuoi sociali, vuoi culturali - di cui diviene icona senza tempo. Nel 1840, Mode et Costume scriveva “Il frac, simbolo della civiltà di oggi, è l’uniforme che l’uomo di cultura deve portare nelle circostanze sociali e nelle cerimonie. Lo si vede dappertutto dove la vita e il piacere sono presi sul serio, è portato dal supplicante, dal padrino, dall’uomo in lutto e anche da chi va a un ballo, dall’ammiratore ardente di un’attrice e dall’uomo annoiato che beve il suo tè serale. È la manifestazione esteriore di un mistero e, benché la moda possa fargli subire leggere modifiche, resta immutabile”. Dal canto loro, qualche decennio più tardi, Luigi Settembrini e Chiara Boni in Vestiti che usciamo, affermavano lapalissiani “Se volete imparare come si porta il frac, andatevi a vedere uno qualsiasi dei vecchi film di Fred Astaire. L’eleganza di quel signore non è mai più stata uguagliata”.
Il frac, quindi, quale artefice di uno stile impareggiabile e conquistatore di partecipate schiere di cultori, amanti ed estimatori della raffinatezza tout court, contraddistinta da quel retrogusto un po’ dandy.
Idolatrato da celebrities e gente comune, conquista le scene dello spettacolo tanto che l’indimenticabile Domenico Modugno gli dedica una canzone, Vecchio Frac. Sulla scia di note musicate, questa giacca si fa apprezzare dagli uomini così come dalle donne, tanto che lo sdoganamento dal guardaroba maschile a quello femminile non è stato così difficoltoso, come nel caso di altri celeberrimi capi d’abbigliamento, protagonisti di felici e azzeccate contaminazioni dei generi. Nel corso degli anni del ‘900, il frac è stato protagonista di una graduale metamorfosi che l’ha visto posarsi sulle silhouette femminili, esaltandone il fascino e la sensualità, complice un intrigante gioco di rimandi e suggestioni nonché un’evocata androginia, quintessenza di uno stile raffinato e di un’eleganza garbata.
Il frac non grida ma sussurra, cattura con la sua serietà formale, celando, nella rigidità delle linee, un’affascinante catarsi di personalità e apparenza, caratteristiche che arrivano a fondersi e a vivere in simbiosi tra loro.  

2 commenti:

  1. Magari gli uomini si mettessero ancora il frac!!
    A volte ci sarebbe bisogno di un ritorno ad una certa eleganza di altri tempi!

    Passa a visitare il nostro blog se ti va!

    XOXO

    Marci&Cami

    www.paillettesandchampagne.com

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    1. Eh già! Magari tornasse un po' di sano senso dell'eleganza...senza ostentazioni né goffi tentativi d'emulazione....confidiamo in un ritorno del bel tempo che fu!!

      Visiterò senz'altro il vostro blog!!
      Intanto vi ringrazio per aver visitato il mio!!

      Anita

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