Giacca maschile e da cerimonia, il frac è caratterizzato dalle inconfondibili bande a
punta che ricadono sulla parte posteriore come la coda di una rondine (da cui,
l’appellativo francese queue de morue).
La tradizione del costume vuole che vi sia anche una versione leggermente
diversa, detta queue de pie
(letteralmente “gazza”).
Stilisticamente
parlando, il frac è rigorosamente nero,
con collo e risvolti in seta, corto sul davanti e aperto in modo da far
intravedere il gilet di piqué bianco scollato a V o a U. A completamento, la camicia con colletto inamidato e polsini
doppi, la cravatta a farfalla bianca, i pantaloni a tubo con bandeau laterali
come impone il codice vestimentario della sera. Per il suo rigore formale e la
sua compostezza elegante, è ampiamente utilizzato da direttori e professori
d’orchestra.
Volendo
risalire alle sue origini, bisogna
viaggiare fino alla fine del ‘700, quando ancora faceva parte del costume
militare. A Lord Brummel il pregio
di averne fatto un capo della moda dandy a inizio ‘800, diffondendone l’uso
presso i cultori del buon gusto e dello stile. Verso la fine del XIX secolo, cambia il taglio, divenendo un capo solo
da cerimonia: una funzione piuttosto ristretta e alquanto destinata, con la
quale è giunto sino ai giorni nostri, fino a quando, negli anni ’20, è
stato introdotto lo smoking quale alternativa e, ben presto, formula
sostitutiva.
Il frac, però, più che un abito identifica
una filosofia e uno stile di vita, assurgendo a personificazione stilistica e
formale di determinati valori e istanze – vuoi sociali, vuoi culturali - di cui
diviene icona senza tempo. Nel 1840, Mode et Costume scriveva “Il frac, simbolo della civiltà di oggi, è
l’uniforme che l’uomo di cultura deve portare nelle circostanze sociali e nelle
cerimonie. Lo si vede dappertutto dove la vita e il piacere sono presi sul
serio, è portato dal supplicante, dal padrino, dall’uomo in lutto e anche da
chi va a un ballo, dall’ammiratore ardente di un’attrice e dall’uomo annoiato
che beve il suo tè serale. È la manifestazione esteriore di un mistero e,
benché la moda possa fargli subire leggere modifiche, resta immutabile”.
Dal canto loro, qualche decennio più tardi, Luigi Settembrini e Chiara
Boni in Vestiti che usciamo, affermavano lapalissiani “Se volete imparare come si porta il frac,
andatevi a vedere uno qualsiasi dei vecchi film di Fred Astaire. L’eleganza di
quel signore non è mai più stata uguagliata”.
Il
frac, quindi, quale artefice di uno stile impareggiabile e conquistatore di
partecipate schiere di cultori, amanti ed estimatori della raffinatezza tout
court, contraddistinta da quel retrogusto un po’ dandy.
Idolatrato
da celebrities e gente comune, conquista le scene dello spettacolo tanto che
l’indimenticabile Domenico Modugno gli dedica una canzone, Vecchio Frac. Sulla scia di note musicate, questa giacca si fa apprezzare dagli uomini così come dalle
donne, tanto che lo sdoganamento dal guardaroba maschile a quello femminile
non è stato così difficoltoso, come nel caso di altri celeberrimi capi
d’abbigliamento, protagonisti di felici e azzeccate contaminazioni dei generi. Nel corso degli anni del ‘900, il frac è
stato protagonista di una graduale metamorfosi che l’ha visto posarsi sulle
silhouette femminili, esaltandone il fascino e la sensualità, complice un
intrigante gioco di rimandi e suggestioni nonché un’evocata androginia,
quintessenza di uno stile raffinato e di un’eleganza garbata.
Il frac non grida ma sussurra, cattura con la sua
serietà formale, celando, nella rigidità delle linee, un’affascinante catarsi
di personalità e apparenza, caratteristiche che arrivano a fondersi e a vivere
in simbiosi tra loro.
Magari gli uomini si mettessero ancora il frac!!
RispondiEliminaA volte ci sarebbe bisogno di un ritorno ad una certa eleganza di altri tempi!
Passa a visitare il nostro blog se ti va!
XOXO
Marci&Cami
www.paillettesandchampagne.com
Eh già! Magari tornasse un po' di sano senso dell'eleganza...senza ostentazioni né goffi tentativi d'emulazione....confidiamo in un ritorno del bel tempo che fu!!
EliminaVisiterò senz'altro il vostro blog!!
Intanto vi ringrazio per aver visitato il mio!!
Anita