Rive Gauche:
letteralmente “riva sinistra” (della
Senna, s’intende), ma anche epiteto della linea prêt-à-porter
di Yves Saint-Laurent e, più in
generale, un termine volto a indicare
specificatamente un fenomeno di costume diffusosi nella seconda metà del secolo
scorso nella Ville Lumière. Correva l’epoca dei trionfalismi imperiali
dell’haute couture: maestosità, opulenza, magnificenza di linee, volumi,
tessuti e forme, cura estrema del dettaglio…in altre parole, una tale pomposità
da tradursi in capi d’abbigliamento unici, dall’esclusiva disponibilità,
realizzati, spesso, a immagine e somiglianza del committente.
Per oltre un secolo, dalla metà dell’800 in poi, l’haute
couture ha dominato la scena dello stile parigina e, su più larga scala,
internazionale, ponendosi come un punto di riferimento, difficilmente avvicinabile,
a quanti ambiscano a vestir bene. Una pietra miliare della storia della moda,
che ha scritto alcune delle pagine più emblematiche, popolando la riva destra
della Senna di prestigiosi atelier e esclusive boutique, il più delle volte,
ritrovo dell’alta classe borghese e aristocratica del tempo.
Con gli anni, però, l’haute couture è andata un po’
appannandosi, complici i cambiamenti delle abitudini di vita e di consumo
nonché l’emancipazione femminile e la conseguente evoluzione del senso dello
stile: l’ennesimo caso a dimostrazione di quanto moda, società e cultura
siano tra loro legate indissolubilmente. La
crisi dell’haute couture, ha spinto così alcuni dei suoi creatori più celebri a
varcare il fiume per tentare una nuova avventura stilistica sulla riva
sinistra. Ecco svilupparsi, a poco a poco, il nuovo centro di gravità della
moda parigina, situato tra la piazza di Saint-Germain-des-Prés e quella di
Saint Sulpice, dominata dall’omonima chiesa, simbolo di un puro
tradizionalismo ottocentesco (nel gergo parigino, sulpicien significa “cattivo gusto”). Eppure, proprio qui, in
questa zona dalla dubbia semantica terminologica, nel 1966 il celebre Saint-Laurent, già installato nell’avenue Georges V,
sulla riva destra, decide di creare la succursale Saint Laurent-Rive Gauche.
Un’iniziativa seguita da molti altri nomi: Fèraud
e Castelbajac aprono loro boutique a Saint Sulpice; Sonia Rikiyel, Givenchy,
Kenzo e Paco Rabanne nelle strade limitrofe. A poco a poco, è un
costellarsi di celebri firme, desiderose di intraprendere un nuovo cammino,
proponendo al pubblico un nuovo concetto di moda e di stile. Un’evoluzione
lenta e graduale di un quartiere un tempo terreno inespugnato di scrittori e
artisti, Sartre in testa: a nulla è valsa la petizione promossa dagli
intellettuali dell’epoca per impedire l’invasione della moda dagli anni ’40 ai
’60. In men che non si dica, la presenza dei più importanti nomi della moda si
è fatta sempre più fitta: Christian Dior,
Giorgio Armani, Gianni Versace, Yohji Yamamoto, Issey Miyake, sono solo alcune
delle firme che marchiano le vie di questa zona parigina, abolendo, una volta
per tutte, l’ideologica e sociale distinzione tra rive gauche e rive droite.
Per una Parigi che, all’unisono, canta le note più armoniche dello stile.
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