venerdì 3 agosto 2012

ABOUT_C'era una volta la Kelly...







Nata nel secolo scorso, in concomitanza con la fondazione della Maison Hermès, come borsa porta sella per i cavalieri che partecipano alle battute di caccia, soltanto nel 1930 si carica di una nuova anima, diventando – con un formato sensibilmente ridotto - una delle borsette da donna per antonomasia. Un successo annunciato che negli anni ’50 la porta a divenire un must della Maison, riconoscibile dall’inconfondibile chiusura a battente con “serratura”. Nel 1955 il battesimo con il nome della diva che l’ha resa famosa: Grace Kelly, principessa di Monaco, incinta della primogenita Caroline, la utilizza per nascondere la gravidanza ai fotografi. Immortalata su tutti i giornali, la borsa da quel momento diviene “la Kelly”. Declinata nelle nuance più tradizionali come nero, marrone, blu e bordeaux, negli anni ’80 comincia a colorarsi anche delle tinte più vivaci quali giallo, rosso, verde smeraldo e blu zaffiro. Oggi esiste in tre modelli – rigida, morbida e morbidissima – e in vari tipi di pelle (vitello, cinghiale, lucertola, struzzo, coccodrillo). Comprarla rappresenta una vera e propria esperienza d’acquisto di lusso. Le boutique Hermès, infatti, ricevono ogni stagione soltanto poche borse da vendere ai clienti che entrano in negozio (un po’ come un ristorante di livello che tiene sempre libero un tavolo per i clienti che dovessero passare di lì senza aver prenotato). In generale, quindi, se si desidera acquistarla, è necessario ordinarla, anche – e in virtù  delle infinite personalizzazioni che possono essere apportate. I modelli esposti, pertanto, sono meri campioni, utili per agevolare il cliente nella scelta del modello da ordinare. In prima istanza, si può scegliere il materiale di realizzazione così come quello delle parti metalliche (per i clienti più esigenti ci si può spingere sino all’argento, all’oro o ai diamanti incastonati); si può inoltre decidere se si vogliono le cuciture interne o a vista. Ogni Kelly, quindi, è diversa da un’altra in considerazione del semplice fatto che si tratta di una borsa nata da una precisa quanto personale idea. Per realizzarne una di dimensioni medie ci vogliono dalle 15 alle 16 ore, mentre per le più grandi da 25 a 30: un tempo inestimabile in cui l’esperienza e l’artigianalità dei malletiers Hermès prendono vita cucitura dopo cucitura.
Nel caso di materiali pregiati, come il rettile, la procedura di lavoro subisce una dilatazione dovuta alla primordiale fase di controllo delle pelli: tre o quattro uomini le passano in rassegna, stendendole su un tavolo per individuarne i difetti e, successivamente, tagliano le forme per le borse (in  questo caso, a differenza degli altri materiali, non si utilizza la pressa). Gli artigiani Hermès lavorano con tre tipi di pelli di rettile: due di coccodrillo e una di alligatore. Quella più delicata – e quindi costosa – è quella del Crocodylus porosus dell’Australia: ha scaglie quadrate al centro del ventre e quattro o cinque file di scaglie rotonde verso i fianchi. Vi è poi il Crododylus niloticus dello Zimbabwe, con scaglie più grandi al centro e due file di grosse scaglie rotonde sui fianchi. Il terzo è l’Alligator mississippiensis, che arriva da un allevamento di proprietà della Maison in Florida. Ha piccole scaglie rettangolari al centro e scaglie più piccine di forma ovale ai lati. In media, ogni Kelly, richiede l’utilizzo di tre pelli di cui si utilizza la parte morbida che si trova nella zona inferiore del corpo dell’animale, evitando quella della schiena che è ruvida e sfregiata. La pelle del ventre si utilizza per i lati e il risvolto, la parte interna della coda, che ha scaglie più grandi, per il fondo e i lati o per il soffietto. Per preservare la naturalezza, le pelli non vengono verniciate ma semplicemente lucidate sfregandovi sopra pezzetti d’agata: ne consegue che le borse non sono impermeabili. Una volta tagliate, le pelli vengono adagiate su un vassoio di plastica insieme a cerniere, chiusure, pezzi metallici, fodera e tutto ciò che serve per confezionare il prodotto finale. Ogni vassoio viene poi passato a un altro artigiano che provvede a costruire interamente la borsa, lavorando su tre articoli contemporaneamente: stesso modello, stessa dimensione, stessi materiali. La borsa viene costruita a partire dall’interno: la prima cosa che si utilizza è la griffe - uno strumento in metallo fatto a mano che somiglia a un pettine africano con i denti appuntiti – che viene premuta leggermente sui bordi della pelle per segnare l’area dove viene effettuata la cucitura a mano (solo la cerniera e l’interno delle tasche, infatti, vengono cuciti a macchina). L’artigiano inserisce poi un pezzo di cuoio duro tra l’esterno e la fodera, in modo da rendere la borsa più solida e rigida.
La Kelly è disponibile in due versioni: il modello sellier, con le cuciture a vista, e il modello retourner, con le cuciture all’interno. Gli orli di quest’ultima sono profilati, di solito nello stesso colore della borsa. La profilatura si realizza avvolgendo un cordoncino di cuoio nella pelle e tenendo poi insieme il tutto con un po’ di colla. Nel complesso, una borsa contiene otto strati di pelle: quella esterna, il cuoio e la fodera per ogni lato, oltre ai due orli delle profilature. Il risvolto, invece, è la continuazione del retro della borsa. Gli artigiani cuciono a mano tutte le parti in pelle con un classico punto sella, utilizzando due aghi e un filo lunghissimo, in modo da poter cucire insieme tutti i pezzi senza fare nodi. Il filo di lino, che arriva dalla Francia, è antistrappo e non si logora nel momento in cui viene fatto passare attraverso la pelle. Per renderlo resistente, impermeabile e morbido, lo si tratta con cera d’api. È sempre in tinta con la pelle, a meno che non si tratti di pelle dorata o naturale: in quei casi, si utilizza un filo bianco. L’artigiano tiene insieme le pelli con un morsetto di legno, in modo da avere le mani totalmente libere; buca le tracce lasciate dai denti della griffe con un punteruolo, facendo in modo di penetrare tutti gli strati della pelle; poi infila un ago in una direzione e un ago nell’altra, tira fino a stringere il punto e procede con il successivo. All’inizio e alla fine di ogni cucitura esegue tre doppi nodi, per evitare che possa scucirsi. Una volta completata, la cucitura viene appiattita con un martello di plastica e gli orli lisciati, smerigliati e lucidati in modo da sembrare un unico pezzo. Il manico è composto da sei strati di pelle e viene messo in forma dall’artigiano: per fare ogni manico ci vogliono fino alle tre ore e mezza e, se questo non è perfetto, nemmeno la borsa lo è. Quanto l’interno e l’esterno della borsa sono pronti, l’artigiano li assembla e aggiunge le parti metalliche con un metodo tutto speciale, detto “perlaggio: si appoggiano la chiusura sulla parte esterna e un sostegno metallico sull’interno; poi, dall’interno, s’infila un chiodo attraverso ciascuno dei buchi che si trovano sui quattro angoli e si taglia la parte di chiodo in eccedenza, lasciandone solo un pezzetto. Successivamente, l’artigiano prende uno strumento speciale, simile a un punteruolo, ma con la punta leggermente concava, e, con delicatezza, lo preme ruotando il polso sul pezzetto sporgente, fino a ridurlo a una sorta di perlina rotonda. Ogni parte metallica ha 4 perline – una in ogni angolo – tutte della stessa forma. Le parti metalliche vengono poi ricoperte con una sottile pellicola di plastica per evitare che si graffino. A questo punto l’artigiano rivolta la borsa e la stira per metterla in forma. Nel caso della pelle in coccodrillo, si stira scaglia per scaglia vista la sua naturale delicatezza. Si fa passare infine un ferro sottile e caldissimo tra le cuciture per pulirle e definire i bordi. Quando la borsa è finita, un supervisore la controlla per assicurarsi che le cuciture siano simmetriche e le perline ben fatte, che la chiusura funzioni, la forma sia perfetta e la superficie priva di difetti. Se il supervisore la approva, sulla Kelly – in corrispondenza della fibbia di pelle - viene impresso un marchio che identifica l’artigiano, l’anno e il laboratorio. Viene poi infilata nel classico sacchetto arancione di feltro e spedita al reparto logistica per essere controllata una seconda volta. Se passa anche questo controllo, viene avvolta in carta velina, inscatolata e spedita al negozio, pronta per essere consegnata al cliente che l’ha ordinata.
La Kelly, ma più in generale le borse di Hermès, rappresentano l’antitesi della borsa del momento. Molti modelli sono rimasti invariati per quasi un secolo e ciononostante rimangono ambiti: una constatazione che denota come non subiscano la moda, ma, al contrario, si spingano oltre. Non ostentano loghi, fiere del fatto che siano già sufficientemente riconoscibili di per sé. Trasmettono un messaggio di nobiltà e raffinatezza, a prescindere dal braccio che le sostiene. Nel mondo del lusso, quindi, sono i più discreti tra i simboli di ricchezza e potere.
Una borsa Hermès, in altre parole, è la quintessenza di quello che era un tempo il lusso e che oggigiorno non è più: maestria, cultura, abilità, esperienza, disinvoltura, pacatezza.

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