Nome
dalle sonorità francesi, estro e talento tutti italiani per il disegnatore e
illustratore René
Gruau, antesignano con la sua creatività di quella che sarà la
moderna pubblicità di moda, rendendo immortale il glamour della couture anni
’50 di Balenciaga, Balmain, Lanvin,
Givenchy e, primo su tutti, Dior, con il quale collaborò per oltre 40 anni.
Una carriera, la sua, costellata di successi, e cominciata in giovane età,
quando poco più che adolescente conosce Vera
Rossi Lodomez, direttrice della rivista Lidel per la quale realizza i suoi primi disegni. Una vocazione
talentuosa che lo porta, in men che non si dica, a trasferirsi a Parigi dove
comincia a collaborare con Fémina.
Durante la Seconda Guerra mondiale, viene assunto dalla rivista Marie Claire: per Gruau è l’occasione di fare esperienze
nell’illustrazione di moda, di feuilleton e di novelle. Dopo la
Liberazione, Fémina, Vogue, L’Officiel
de la Couture e Harper’s Bazaar ne richiedono la collaborazione: il suo è un
talento visionario e fantasioso, in grado di trasformare in semplici tratti
idee, ispirazioni e curiosità. Tramite la sua abile mano, il sogno prende vita e diviene un’entità
concreta, finalmente fruibile al pubblico che può così tenersi aggiornato sulle
novità proposte dalle Maison, partecipando indirettamente alla vita della moda.
Il suo stile è unico e inconfondibile,
caratterizzato da una sorprendente povertà di mezzi, nell’esaltazione
concertata di semplificare la stampa. L’essenzialità
è la protagonista indiscussa dei suoi disegni: la moda in tutta la sua purezza.
Ampie superfici in tinta unita, una
linea nervosa ma decisa al tempo stesso, temi grafici ricorrenti come le
strisce orizzontali, verticali e i quadrati sono i tratti peculiari della sua
mano. A corollario, quasi a suggellare un possibile confine tra finito e
infinito visibile e invisibile, Gruau
asseconda l’utilizzo delle ombre cinesi: un gioco intrigante che consente
all’artista di sbizzarrirsi ironicamente nella più fedele rappresentazione
della realtà e invita il lettore a fantasticare e viaggiare con la mente in un
mondo onirico in cui il conscio riserva una dimensione inattesa all’inconscio. Disegno dopo disegno, raggiunge l’apice
della sua carriera chez Dior all’epoca del New Look, per il quale illustra il
celebre libro Cucina cucita a mano. Collabora con le più autorevoli
griffes dell’haute couture e in Italia con Novità
e altre importanti riviste di settore. Pian
piano abbandona il disegno di moda per dedicarsi alla pubblicità, che nel
frattempo si sta affermando anche – e soprattutto – in virtù del suo
impareggiabile contributo creativo. Sua
la promozione del profumo lanciato da Dior; lavora per alcune case produttrici
di cosmetici (Pajor, Rouge-Baisier, Peggy Sage, Elizabeth Arden), tessuti (Dormeuil, Rodier, Fred), accessori di moda (Bally, i guanti
Perrin, i cappelli Montezin), biancheria
(Scandale, Lejaby, Valisère) e prêt-à-porter (Blizzard, M. Griffon). Invade
la Ville Lumière con i suoi manifesti realizzati per il Lido e il Moulin Rouge
e l’Italia con le sue celeberrime campagne pubblicitarie per i tessuti Bemberg
e il profumo Schu-Schu di Schuberth. Per
Laura Biagiotti ha studiato il logo e tutta l’immagine coordinata. Si è
occupato anche dell’immagine per l’Accademia di Costume e Moda di Roma,
dove, come docente, ha tenuto seminari inerenti la grafica pubblicitaria di
moda. I suoi disegni rappresentano un caposaldo del patrimonio culturale legato
alla moda. Molti i libri a lui dedicati – René
Gruau di Joëlle Chariau; Gruau,
Hercher 1989 e la monografia edita da Franca Maria Ricci – così come le mostre
dedicate alla sua opera, allestite nei musei e nella gallerie più importanti al
mondo. Il 25 ottobre 2011, la sezione di Christie's dedicata alle Arti
Decorative e al Design del XX secolo ha organizzato un’asta, a Londra, per
rendere omaggio alla sua influenza sull’haute couture e il design commerciale. Nel
novembre del 2010, la
Somerset House ha organizzato una mostra che ne ha celebrato l’appeal internazionale: esposte più di 40 illustrazioni
realizzate per Dior Parfums,
ma anche bozzetti, pubblicità per
riviste e, dulcis in fundo, una selezione di abiti haute couture. Per l’occasione, alcuni tra i più
interessanti artisti britannici – tra cui Jasper Goodall, Erin Petson, Daisy Fletcher, Richard Kilroy
e Sarah Arnett -
hanno realizzato illustrazioni in sintonia con il tema della mostra. Grande artista ma anche scopritore di
talenti, come nel caso di un’indimenticata giornalista e illustratrice di
moda italiana: correva l’anno 1937 e un’allora sconosciuta Maria Pezzi veniva stimolata da René Gruau in persona a
intraprendere la carriera del disegno di moda. Timido, schivo e solitario,
Gruau ha segnato in maniera
letteralmente indelebile la storia del costume e dello stile internazionale,
immerso nei suoi infiniti disegni contraddistinti dal suo monogramma G,
sormontato da una stella: una cifra stilistica nata da una necessità di procedura,
quando, cadendogli inavvertitamente una piccola macchia d’inchiostro sopra la
firma, aveva dovuto mimetizzarla trasformandola in una stella. Un marchio
poetico, quasi un segno del destino a sigillare il suo lavoro geniale e a
proiettare Gruau nel firmamento della moda.
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