Correva l’anno 1875. L’Italia era ancora tutta da
costruire e una nuova classe borghese andava affermandosi. Nello stesso anno il
primo cappello da uomo usciva da una fabbrica di Signa, nei pressi di Firenze. Un
momento che segna l’inizio della storia di un marchio destinato a dominare la
scena del costume oltre i confini nazionali e a vestire le donne più chic
d’Europa e d’America: Grevi.
Tutto
ha inizio con Attilio Grevi, mente visionaria e lungimirante al punto da essere
la prima a credere che i cappelli fossero il tesoro della personalità, dicendo
molto di chi li indossa.
Partendo da questa concreta consapevolezza, avvia un’attività arrivata ai
giorni nostri con la quarta generazione della sua famiglia. A lui è seguito il figlio Silvano che
insieme alla moglie Ada, modista, ha allargato la produzione al côté femminile. Cominciano così ad uscire in commercio cappelli dedicati alle
donne: raffinati, curati nei dettagli e pensati per soddisfare ogni esigenza.
Segue la terza generazione con Alfonso. Grevi inizia a farsi conoscere
in tutto il mondo, complice il lancio del primo cappello di agnello toscano. Una scoperta che
segna per sempre il destino dell’azienda, ponendola ai vertici della produzione
mondiale, anche se la linea tradizionale rimane intatta, quasi a suggellare,
nella sua preziosa vitalità, il dna del marchio stesso.
Sotto l’egida dei tre figli di Alfonso, Grevi completa la sua
ascesa all’olimpo, divenendo la realtà di riferimento per l’ideazione e la
produzione di copricapi unici nel loro genere: ricchi ma raffinati, eleganti ma innovativi,
guardano sempre in chiave prospettica senza, però, abbandonare l’affezione per
la tradizionale artigianale e la manualità.
Giuseppe, Silvana e Roberta vestono teste di divi e divine: da Brad Pitt a
Laetitia Casta, da Naomi Campbell a Charlotte Casiraghi, da Sergio Castellitto
a Christine Scott Thomas, solo per citarne qualcuno. Così come, a note di
charme e stile, calcano le scene di produzioni teatrali italiane straniere, tra
le quali è doveroso citare la recente “Manon Lescaut” andata in scena a
Roma la settimana scorsa con la regia di Chiara Muti. Dulcis in fundo, il
cinema: firmato Grevi, per esempio, il cappello di rose indossato da Sofia
Loren nel film “La mia casa è piena di specchi” e ispirato a quello che la
madre dell’attrice indossò al matrimonio della sorella Maria.
Ancora oggi le
collezioni sono prodotte utilizzando le antiche tecniche di lavorazione basate
sull’utilizzo di manodopera altamente
specializzata che si tramanda, di generazione in generazione, l’heritage di
un’esperienza fondata sulla manualità e sulla capacità di realizzare ogni tipo
di cappello. Tutte le lavorazioni sono realizzate a mano al punto di essere
diventate esse stesse patrimonio della cultura del marchio Grevi.
L’azienda è presente sul mercato in modo diretto, senza l’ausilio
di agenti o showroom, attraverso la partecipazione alle più importanti Fiere di
settore:
Pitti Uomo e Pitti Bimbo a Firenze, il Clear a New York, Première Classe a
Parigi e White a Milano. Per la vendita delle sue collezioni si avvale di oltre
900 punti vendita situati sui principali mercati mondiali. Nel 2004, inoltre, Grevi ha aperto il suo primo negozio monomarca a
Firenze, in via Spada 11. Un luogo esperienziale nel quale andare oltre il mero
acquisto e calarsi in un’atmosfera particolare, attraverso la quale ricostruire
un percorso filologico, una ricca ambientazione che combina passato, tradizione
e storia. Nel settembre 2006, invece, l’apertura del secondo monomarca a
Parigi, nel cuore di Saint Germain. Complice la combinazione di materia,
luce e texture, questo luogo incantato riporta nel ventre di un sito urbano
industriale, ricco di vissuti e gestualità umane, e legato indiscutibilmente
alla natura. Il giglio, simbolo di Firenze ma anche della Città del Re Sole, si
ripete nella decorazione del pavimento, accompagnato dai motivi floreali delle
crisalidi luminose intrecciate di midollino, dalle maniglie speculari in foglie
di ferro e dalla trasparente luce centrale dell’ingresso. Il cemento intarsiato di
madreperla e di tagli luminosi, concede allo sguardo prospettive continue,
prive di un limite effettivo tra pavimento e pareti. Spunti architettonici dei
primi decenni del ‘900, anni vitali nella storia dell’azienda Grevi, si leggono
negli arredi originali in legno di rovere e pioppo, mescolando la loro presenza
a strutture di ferro ossidato che ricordano la Bauhaus e le sue forme utili e
pulite.
135 anni e non
sentirli. Tanto è passato dall’uscita del primo copricapo. Oggi come allora
Grevi mantiene intatto il suo stile, scandendolo al ritmo di un figlio di
paglia, quintessenza di classe, raffinatezza ed eleganza.
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