“….La signora elegante sarà da noi
trasformata in un vero e proprio complesso plastico vivente…mille nuove materie
rivoluzionarie tumultuano in piazza reclamando di essere ammesse alla
confezione della veste muliebre. Noi spalancheremo le porte degli ateliers di
moda alla carta, al cartone, al vetro, alla stagnola, all’alluminio, alle
maioliche, al caucciù, alla tela di imballaggio, alla stoppa, alla canapa, alle
piante fresche”.
Questo
proclamava il Manifesto della moda femminile futurista del 1920, preludio di
abiti dinamici, aggressivi, urtanti, volitivi, agilizzanti, gioiosi,
illuminanti”…dai colori muscolari “violettissimi, rossissimi, turchinissimi,
verdissimi, gialloni, arancione, vermiglioni…”. Nasceva così il concetto
futurista di vestito: insolente, acceso di colori iridasti, dinamico nelle
linee, semplice e, soprattutto, di breve durata allo scopo di accrescere le
attività industriali e dare un continuo godimento del nuovo al nostro corpo. Quasi
ad affermare che il nostro destino era iniziato già 100 anni fa…
Nessun commento:
Posta un commento