Resterà aperta fino al 15 giugno prossimo la mostra
“La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré”,
organizzata dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato e dalla Fondazione
Gianfranco Ferré e curata da Daniela Degl’Innocenti per rendere omaggio al talento
di una delle figure più significative della moda internazionale.
Concepita con l’intento di mettere in luce la poetica sartoriale e creativa dello stilista,
l’esposizione conduce il visitatore, attraverso diverse tipologie di lettura,
alla scoperta della camicia bianca, vero
e proprio paradigma dello stile Ferré, evidenziandone gli elementi progettuali
più innovativi e le infinite – nonché affascinanti - interpretazioni.
Presenza costante che corre come un fil rouge lungo tutta la sua carriera, la camicia bianca è stata definita dallo
stesso stilista “segno del mio stile” oppure “lessico contemporaneo dell’eleganza”.
Pensato per dare forza ai diversi linguaggi
figurativi con cui l’universo camicia
è stato letto, scomposto e rimodellato, il
percorso espositivo gioca con la suggestione e la valorizzazione di elementi
diversi, a corollario dei capi indossati su manichino: disegni, dettagli tecnici,
bozzetti, fotografie, immagini pubblicitarie e redazionali, video e
istallazioni.
L’incipit
è affidato ad un sistema sospeso di teli su cui scorrono macro immagini dei
disegni autografi di Ferré, lampi
perfetti che delineano la sua visione creativa e che rappresentano la chiave
per accedere all’universo insito a ciascun progetto.
Nel primo
ambiente emergono i canoni di costruzione e gli elementi strutturali innovativi
della camicia attraverso il fascino inedito di macroistallazioni fotografiche (simulazioni x-ray), che offrono una lettura
tecnica e poetica allo stesso tempo di una selezione di capi, restituendo l’impalcatura
formale e materica di ciascuna camicia e mettendo in evidenza texture e
stratificazioni.
La resa aerea e particolarmente suggestiva di
questo linguaggio è frutto di una ricerca tecnica sviluppata in collaborazione
con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e realizzata dal fotografo
fiorentino Leonardo Salvini. Questo tipo di restituzione fotografica è
presentata per la prima volta come chiave di interpretazione dei contenuti di
una mostra di moda.
Il cuore
della mostra vive nel centro della grande sala successiva, dove le ventisette
camicie bianche, piccolo esercito di capolavori sartoriali, testimoniano
silenziosamente vent’anni di genialità creativa e progettuale. Esposte rispettando la cronologia della loro
nascita, le camicie sono sculture bagnate da luce pensata per consentire al
bianco di accendersi in diverse tonalità e alle ombre di fare da contrappunto,
per ottenere un suggestivo effetto plastico. Taffetas, crêpe de chine, organza,
raso, tulle, stoffe di seta o di cotone, merletti e ricami meccanici, impunture
eseguite a mano, macro e micro elementi si susseguono in un crescendo di
maestria ed equilibrio.
Ai lati
della grande sala espositiva, sono presenti disegni tecnici, bozzetti per le
uscite in sfilata, scatti di grandi maestri della fotografia, immagini
pubblicitarie e redazionali provenienti dall’Archivio della Fondazione Ferré. Particolare interesse suscitano i disegni originali che illustrano l’incredibile
capacità di dare vita ad ogni creazione, sintetizzando tutti gli elementi
necessari alla realizzazione del modello: silhouettes, volumi, dettagli, leggerezza o corposità della materia, sono già descritti nel tratto più o meno
marcato, elegante e velocissimo.
A
chiusura del percorso espositivo, un sistema di macro proiezioni presenta un
affascinante montaggio di sequenze delle sfilate più importanti, dal 1978 al
2007. Le camicie in esposizione prendono così vita:
nel gesto studiato e nel movimento elegante delle modelle restituiscono la
sensibilità, il gusto e la raffinatezza proprie dell’universo poetico di
Gianfranco Ferré.
A corollario della mostra, il libro-catalogo edito
da Skira, la cui direzione artistica è di Luca Stoppini, che ha anche
reinterpretato le camicie con nuove immagini fotografiche. Il volume che si
apre con i saluti di Andrea Cavicchi ed Alberto Ferré, presidenti delle due
Fondazioni e presenta poi un testo sulle motivazioni del progetto della mostra,
a cura di Filippo Guarini e Rita Airaghi, approfondisce i temi della mostra con
il saggio introduttivo di Daniela Degl’Innocenti e gli interessanti contributi di personaggi e
protagonisti dello stile, della moda e dell’architettura italiana quali Quirino
Conti, Anna Maria Castro, Margherita Palli, Daniela Puppa e Franco Raggi, che
raccontano ed interpretano la visione creativa e progettuale del grande
stilista-architetto. Un intervento di Alessandra Arezzi Boza sul significato
dell’heritage nelle attività della Fondazione Ferré e una presentazione del
museo del Tessuto di Prato e della sua storia chiudono il catalogo.
Per rendere la mostra ancora più esperienziale, è
stato messo a punto un vivace calendario di eventi e attività collaterali pensati in relazione ai contenuti espositivi e caratterizzati
da una significativa offerta didattica rivolta sia all’alta formazione nel
settore della moda sia che alle scuole, agli istituti, ai corsi e alle accademie
dei settori design, architettura e arti applicate.
La camicia
bianca secondo me. Gianfranco Ferré
Fino al 15 giugno 2014
Museo del Tessuto, via Puccetti 3, Prato
Orari: martedì-giovedì 10.00-15.00; venerdì e sabato 10.00-19.00;
domenica 15.00-19.00: lunedì chiuso
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