Si è riunito tutto il gotha
della moda ieri sera a Milano per acclamare il film Yves Saint Laurent,
proiettato in anteprima al Cinema Colosseo, alla presenza del regista Jalil Lespert e di Guillaume Gallienne (alias,
Pierre Bergé). Fashion editor, stilisti, modelle, estimatori e appassionati: un
pubblico di cultori della materia hanno assistito alla magia di questa
pellicola, l’unica ad essere stata
approvata da Pierre Bergé, ex compagno del celebre stilista francese, scomparso
nel 2008, e al suo fianco per cinquant’anni. Compagno di vita e di avventure,
di momenti felici e di altri tribolati: sempre e in ogni caso, l’altra metà di
una coppia inossidabile che con il proprio talento ha dato vita ad una delle Maisons
più prestigiose, rivoluzionando il senso della moda e dello stile e
rivendicando alla donna un ruolo trasgressivo, complice l’inedita contaminazione tra capi femminili e
maschili, con la quale nei primi anni ’70 giunge alla consacrazione dello smoking quale capo per antonomasia di una donna
moderna, che si scontra con l’uomo fino a prevaricarlo.
Nei panni di Yves Saint Laurent, il ventiquattrenne Pierre Niney, attore della Comédie Française, al quale è stato
affidato l’arduo compito di mostrare sul grande schermo come il giovane
designer, nonostante le incertezze, le fragilità e le paure, sia riuscito a
trasformare e innovare radicalmente il mondo della moda, divenendo lui stesso
un’icona del XX secolo.
Il film inizia ripercorrendo la seconda metà degli anni ’50 e,
per la precisione, il 1957, quando, a soli 21 anni, Yves Saint Laurent viene chiamato
a dirigere la casa di moda fondata da Monsieur Christian Dior, da poco
scomparso. Una
responsabilità enorme, soprattutto per un’epoca in cui l’eccessiva giovinezza
era interpretata come sinonimo di inesperienza, che lo porta ad avere occhi e
riflettori costantemente puntati addosso: qualunque cosa dica o faccia è oggetto
di cronaca; in parallelo, la pressante impazienza del mondo della moda di
scoprire fino a che punto riuscirà a mostrare il proprio talento.
Proprio durante la
presentazione della sua prima collezione Yves conosce Pierre Bergé (Guillaume
Galliene), sviluppando con lui un sodalizio privato e professionale lungo mezzo
secolo. A tre anni da questo magico incontro i due fondano insieme la Yves
Saint Laurent Company, incontrando non poche difficoltà iniziali soprattutto in
termini di approvazione, ma destinata a divenire una Maison di moda tra le più
famose al mondo. Tutto il resto è storia: la nascita del prêt-à-porter,
l’apertura della prima boutique sulla Rive Gauche, la collezione Mondrian – che
segna il ritorno del genio Yves Saint Laurent, il periodo a Marrakech, le
frequentazioni artistiche, soprattutto con Andy Warhol e la sua factory, ecc.
Un lungometraggio
emozionante e suggestivo, che tra sfarzi ed eccessi, ripercorre la vita artistica,
ma, forse ancora di più, personale di Monsieur Saint Laurent, donandoci un
ritratto introspettivo inedito, caratterizzato da una grande fragilità e, alle
volte, da una disarmante sensibilità. Emerge l’uomo prima ancora che lo
stilista, con tutte le difficoltà intrinseche a ogni storia di successo: e
così, d’un tratto, lo sentiamo prossimo a ognuno di noi, più simile di quanto
non si potrebbe pensare. Lontano da quell’alone di mondanità patinata, Yves
Saint Laurent mostra il suo lato più veritiero, catturando in un meraviglioso
viaggio fatto di vorticosi sbalzi, in bilico tra euforia ed eccesso quel tanto
che basta per non poter non uscire dalla sala cinematografica con un
concentrato di esperienza e vissuto.
Dal 27 marzo al
cinema, distributio da Lucky Red.
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