Pierre
Cardin, italiano di nascita ma francese d’adozione, nella sua carriera di
stilista ha saputo riassumere il meglio di due tradizioni sartoriali – quella
del Belpaese e quella d’oltralpe - che hanno segnato le basi della storia del
costume. Ripercorrere la sua storia è un po’ come rileggere le evoluzioni
non solo del tempo ma, soprattutto, dello stile, avventurandosi nell’epopea
di un secolo che ha fatto da sfondo a notevoli mutamenti.
A soli 23 anni, nel 1945,
si trasferisce a Parigi dove lavora prima per Paquin poi per Schiaparelli.
Conosce Jean Cocteau e Christian Berard, con i quali realizza diversi costumi e
maschere per film come “La Bella e la Bestia”. Nel 1946 inizia la sua
avventura chez Christian Dior e nel 1950 fonda il proprio atelier dove crea,
principalmente, costumi e maschere per
il teatro. Tre anni dopo è la volta della presentazione della sua prima
collezione. Da lì in poi è un successo continuo: nel 1954 i suoi vestiti
“bulles” trionfano in tutto il mondo; sulla scia di un simile entusiasmo, inaugura
la prima boutique “Eve” a Parigi, mente nel 1957 la seconda - “Adam” - dedicata
all’abbigliamento maschile. Non mancano anche i riconoscimenti per così
dire istituzionali: viene infatti nominato Professore Ordinario alla scuola
di stilismo di Bunka Fukusou in Giappone
e nel 1958 riceve a Boston il premio dei “giovani stilisti”. La sua
carriera stilitica prosegue rapidamente, tanto che nel 1959 presenta la
prima collezione di prêt-à-porter femminile nel grande magazzino parigino “Au
Printemps” e, l’anno seguente, quella maschile. Siamo così giunti ai mitici
anni ’70, spartiacque per la definizione della moda e la sua affermazione
presso il pubblico. Complice la sua mente avveniristica e lungimirante, nel
1970 apre a Parigi l’“Espace Pierre Cardin” che comprende un teatro, un
ristorante, una galleria d’arte e uno studio di creazione di arredamento. Nel
1977, riceve il premio “Dé d’or”
dell’Alta Moda francese destinato alla collezione più creativa della stagione.
Nel frattempo, presenta la prima linea di mobili - sculture Utilitaires – e apre la Boutique Maxim a
Parigi. Nel 1979 riceve per la seconda volta il premio
dell’Alta Moda francese “Dé D’or”. La sua spinta a varcare i confini nazionali è
irrefrenabile: presenta così le collezioni uomo e donna a Pechino e
Shanghai, mentre a New York nel 1980 celebra i suoi trent’anni di attività al
Metropolitan Museum e inaugura la sua sede nella 57ma Strada. Il suo amore
per Parigi non smette di farsi sentire e così, nel 1981, rileva il famoso
ristorante Maxim’s in rue Royal a Parigi. È la volta di un altro grande evento:
al Grand Palais presenta la retrospettiva sui 30 anni di carriera che, l’anno
seguente, fa tappa in Giappone. Riceve il suo terzo “Dé d’or” dell’Alta Moda
Francese e nel 1983 la Légion d’Honneur. Inaugura un ristorante Maxim’s a
Pechino e a Rio de Janeiro. È nominato “Commandeur de l’ordre du Mérite”
dal Presidente della Repubblica francese nel 1985 e riceve l’Oscar della
Moda all’Opéra di Parigi. Nel 1986 firma di un contratto con l’Urss per
la fabbricazione in loco del prêt-à-porter uomo, donna e bambino e per
l’apertura di un esclusivo show room. Nel 1988 è nominato Grande Ufficiale
del merito della Repubblica italiana. Nel 1990 il Victoria & Albert Museum
di Londra ospita la retrospettiva sui suoi quarant’anni di moda femminile e
trent’anni di moda maschile. È promosso al grado di “Officier” della Légion
d’Honneur nel 1991. Riceve il premio dell’Ordine del Sacro Tesoro e la Stella
d’oro e d’argento, la maggiore onorificenza del governo giapponese. Nel 1992
è eletto membro dell’Accademia delle Belle Arti. Nel 1994, invece, la sua moda
sbarca in Sud America con l’organizzazione di una retrospettiva a San Paolo. Nel
1995 inaugura la prima boutique Pierre Cardin a San Pietroburgo. Due anni
dopo è elevato al grado di Commendatore della Légion d’Honneur.
All’Espace Pierre Cardin viene inaugurata una retrospettiva sui
cinquant’anni di carriera. Il nuovo secolo inizia all’insegna delle
celebrazioni: nel 2000 è la volta di una retrospettiva a Shangai e Pechino; nel
2002, a Los Angeles e Tokio; mentre nel 2003, a Firenze. Ultima, ma solo in
ordine cronologico, la
nomina nel 2009 di Goodwill Ambassador of the
Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO).
Nessun commento:
Posta un commento