giovedì 14 marzo 2013

LEISURE_Il genio di Helmut Newton in mostra a Roma







La linea sinuosa della schiena, con lo sguardo fisso in camera: nuda, vestita solo della sua bellezza, tra l'opulenza di un arredamento d'alto antiquariato. E' il 1973 ed Helmut Newton (1920-2004) scatta il suo primo nudo d'autore.
Lei è Charlotte Rampling, grande e anticonformista attrice inglese. Ed è ancora lei, ad aprire idealmente “Helmut Newton - White Women, Sleepless Nights, Big Nudes”, personale dedicata al più celebre ed emblematico fotografo di moda del XX secolo, che dopo il Museum of Fine Arts di Houston e il Museum fuer Fotografie di Berlino approda a Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 21 luglio, unica tappa italiana di una lunga tournee internazionale. Oltre 200 scatti, che la vedova del fotografo, June, ha personalmente scelto e seguito nella ristampa dai primi tre volumi monografici pubblicati dal maestro alla fine degli anni Settanta, cui la mostra 'ruba' il titolo: il leggendario “White Women” del 1976, premiato con il Kodak Photobook Award e con il quale Newton porta il nudo nell’estetica fashion, ottenendo immagini così sorprendenti e provocatorie da rivoluzionare il concetto stesso di fotografia di moda e testimoniare la trasformazione della donna nella società occidentale; “Sleepless Nights” del 1978, che raccoglie tutti i servizi realizzati, soprattutto, per Vogue, e in cui le fotografie passano da semplici scatti di moda a ritratti da reportage, e, infine, “Big Nudes” del 1981, con cui Newton diventa protagonista dell’arte fotografica della seconda metà del ‘900, immortalando, con grande eleganza, modelle ritratte sistematicamente fuori dallo studio, in strada, spesso in atteggiamenti sensuali, quasi a suggerire un utilizzo della fotografia di moda come pretesto per realizzare qualcosa di molto personale.
La mostra, quindi, rispecchia l’anima dei tre volumi, raccontando, al contempo, l’evoluzione della fotografia di moda tout court intesa. L’occhio scrutatore di Newton percepisce sempre un’ambiguità di fondo in cui erotismo e morte non sono che due aspetti della stessa verità. Una bivalenza che l’ha portato a scontrarsi molte volte con la realtà apparente e a spingersi oltre, per scovare la naturale essenza delle cose celata dietro ogni superficialità immaginifica. Una forza indagatrice grazie alla quale ha portato la moda e la nudità all’esterno degli studi, ponendo la donna sul piedistallo della consapevolezza di se stessa come mai prima d’allora.
Seguendo il percorso espositivo, si dispiega davanti agli occhi la trasformazione della donna dagli anni ’60 agli ’80 e oltre: un’emancipazione in divenire, che la libera dai vestiti e la colloca anche in altri ambiti, fino ad allora impensati. Ecco, quindi, le grandi top, ma anche Paloma Picasso o Loulou de la Falaise, storica musa di Yves Saint Laurent, incarnare, insieme, femminile e maschile, interpretare storie d’omicidi o sfoggiare altezzosi busti ortopedici in scatti che fecero scalpore. E ancora, spogliarsi all’ombra della Tour Eiffel o interagire con manichini, in un continuo gioco di rimandi tra eros e thanatos.
Ma Newton non si limita a coinvolgere il pubblico come un semplice osservatore, bensì lo invita a un’esperienza voyeuristica, coinvolgendolo nei tanti provocatori autoscatti o nell’insolito Andy Warhol nella stessa posizione di una statua della Madonna in una chiesa toscana così come nel ritratto di una fascinosa Nastassja Kinski mentre abbraccia una bambola dalle sembianze di Marlene Dietrich.
Last but not least, la mostra, seguendo sempre l’impostazione dei tre volumi, riporta anche contrasti e accostamenti creati negli anni per sé, come, per esempio, la top Patti Haven nuda accostata alla Vergine Maria di Poggibonsi, o Veruschka, immortalata in tutta la sua strabiliante bellezza in uno scatto intimo in un casa spiaggia, davanti alla sfrontatezza di una donna nuda, seppur in pelliccia, per Avenue George V. Uno scatto proibito per legge, quest’ultimo, mai uscito sui giornali, ma testimoniante il naturale dualismo della sua vocazione artistica: un eterno gioco di rimandi e pensieri che si rimbalzano tra estremi che si attraggono all’inverosimile per offrire il meglio della loro singolarità e, al contempo, della loro totalità d’essere. Un genio visionario, che ha saputo spingersi oltre i confini del visibile e del convenzionalmente inteso, alla volta di nuove interpretazioni, frutto della più lungimirante intraprendenza immaginifica, e della ri-scoperta dell’autentica valenza dell’arte e della cultura.

Helmut Newton - White Women, Sleepless Nights, Big Nudes
Palazzo delle Esposizioni, Roma
Fino al 21 luglio 2013 

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