La linea sinuosa della schiena, con lo
sguardo fisso in camera: nuda, vestita solo della sua bellezza, tra l'opulenza
di un arredamento d'alto antiquariato. E' il 1973 ed Helmut Newton (1920-2004) scatta il
suo primo nudo d'autore.
Lei è Charlotte Rampling, grande e
anticonformista attrice inglese. Ed è ancora lei, ad aprire idealmente “Helmut
Newton - White Women, Sleepless Nights, Big Nudes”, personale dedicata
al più celebre ed emblematico fotografo di moda del XX secolo, che dopo il
Museum of Fine Arts di Houston e il Museum fuer Fotografie di Berlino approda a Palazzo delle Esposizioni di Roma
fino al 21 luglio, unica tappa italiana di una lunga tournee
internazionale. Oltre 200 scatti, che la
vedova del fotografo, June, ha personalmente scelto e seguito nella ristampa
dai primi tre volumi monografici pubblicati dal maestro alla fine degli anni
Settanta, cui la mostra 'ruba' il titolo: il leggendario “White
Women” del 1976, premiato con il Kodak Photobook Award e con
il quale Newton porta il nudo nell’estetica fashion, ottenendo immagini
così sorprendenti e provocatorie da rivoluzionare il concetto stesso di
fotografia di moda e testimoniare la trasformazione della donna nella società
occidentale; “Sleepless Nights” del 1978,
che raccoglie tutti i servizi realizzati,
soprattutto, per Vogue, e in cui le fotografie passano da semplici scatti di
moda a ritratti da reportage, e, infine, “Big Nudes” del 1981, con cui Newton diventa
protagonista dell’arte fotografica della seconda metà del ‘900, immortalando,
con grande eleganza, modelle ritratte
sistematicamente fuori dallo studio, in strada, spesso in atteggiamenti
sensuali, quasi a suggerire un utilizzo della fotografia di moda come pretesto
per realizzare qualcosa di molto personale.
La mostra, quindi, rispecchia l’anima dei tre volumi,
raccontando, al contempo, l’evoluzione della fotografia di moda tout court
intesa. L’occhio
scrutatore di Newton percepisce sempre un’ambiguità
di fondo in cui erotismo e morte non sono che due aspetti della stessa verità.
Una bivalenza che l’ha portato a
scontrarsi molte volte con la realtà apparente e a spingersi oltre, per scovare
la naturale essenza delle cose celata dietro ogni superficialità immaginifica.
Una forza indagatrice grazie alla quale
ha portato la moda e la nudità all’esterno degli studi, ponendo la donna sul
piedistallo della consapevolezza di se stessa come mai prima d’allora.
Seguendo il percorso
espositivo, si dispiega davanti agli
occhi la trasformazione della donna dagli anni ’60 agli ’80 e oltre:
un’emancipazione in divenire, che la libera dai vestiti e la colloca anche in
altri ambiti, fino ad allora impensati. Ecco,
quindi, le grandi top, ma anche Paloma Picasso o Loulou de la Falaise, storica
musa di Yves Saint Laurent, incarnare, insieme, femminile e maschile,
interpretare storie d’omicidi o sfoggiare altezzosi busti ortopedici in scatti
che fecero scalpore. E ancora, spogliarsi all’ombra della Tour Eiffel o
interagire con manichini, in un continuo gioco di rimandi tra eros e thanatos.
Ma Newton non si limita a
coinvolgere il pubblico come un semplice osservatore, bensì lo invita a un’esperienza voyeuristica,
coinvolgendolo nei tanti provocatori autoscatti o nell’insolito Andy Warhol
nella stessa posizione di una statua della Madonna in una chiesa toscana così
come nel ritratto di una fascinosa Nastassja Kinski mentre abbraccia una
bambola dalle sembianze di Marlene Dietrich.
Last but not least, la mostra, seguendo sempre l’impostazione dei tre
volumi, riporta anche contrasti e
accostamenti creati negli anni per sé, come, per esempio, la top Patti Haven
nuda accostata alla Vergine Maria di Poggibonsi, o Veruschka, immortalata in
tutta la sua strabiliante bellezza in uno scatto intimo in un casa spiaggia,
davanti alla sfrontatezza di una donna nuda, seppur in pelliccia, per Avenue
George V. Uno scatto proibito per legge, quest’ultimo, mai uscito sui
giornali, ma testimoniante il naturale dualismo della sua vocazione artistica:
un eterno gioco di rimandi e pensieri che si rimbalzano tra estremi che si
attraggono all’inverosimile per offrire il meglio della loro singolarità e, al
contempo, della loro totalità d’essere. Un genio visionario, che ha saputo
spingersi oltre i confini del visibile e del convenzionalmente inteso, alla
volta di nuove interpretazioni, frutto della più lungimirante intraprendenza
immaginifica, e della ri-scoperta dell’autentica valenza dell’arte e della
cultura.
Helmut Newton - White Women, Sleepless Nights,
Big Nudes
Palazzo
delle Esposizioni, Roma
Fino
al 21 luglio 2013
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