Salvatore Ferragamo
ha anticipato modi e mode nel design
della scarpa. A lui il pregio d’aver inventato forme, partendo dalla presa di consapevolezza delle effettive
esigenze funzionali che suggeriscono l’aspetto, come nel caso della zeppa di sughero, nata nel 1937 per
dare stabilità al tallone e poi diventata un segno distintivo dell’epoca.
Coinvolto dal suo tempo, non resta
indifferente a ciò che contemporaneamente avviene nel mondo dell’arte, del
design e dell’architettura. La sua
scarpa datata 1939 con alta zeppa a mosaico, per esempio, ricorda il gusto
degli anni ’30 per gli apparati musivi in edifici o interni privati. La
creatività di Ferragamo è sempre andata in tandem alle evoluzioni culturali
delle epoche attraversate, contribuendo al successo del design e della moda
italiani con invenzioni che hanno segnato la storia della calzatura e che,
tuttora, forniscono spunti d’ispirazione agli stilisti contemporanei, dal sandalo invisibile del 1947 al fiosso fasciato del 1952, dal tacco a gabbia del 1955 alla suola a conchiglia.
Una
fantasia progettuale che ha trovato continuità nelle generazioni successive
alle quali va riconosciuto il plauso d’aver messo a punto modelli di scarpe e
accessori divenuti nel tempo i simboli per antonomasia del marchio.
Ispirazione
zeppa
La zeppa di sughero, che ha dato luogo
negli anni a sempre nuovi modelli ed è uno dei simboli più riconoscibili di
Ferragamo, è nata nel periodo autarchico
per rispondere a un’esigenza di funzionalità: sostituire la lamina d’acciaio,
interna alle calzature, che Ferragamo aveva brevettato negli anni ’20 per
offrire sostegno all’arco del piede.
Senza l’acciaio adatto, importato dalla
Germania e non più acquistabile a causa delle sanzioni economiche imposte all’Italia,
infatti, era venuto a mancare uno dei principi fondamentali di costruzione
delle scarpe Ferragamo. Ma Salvatore non si era perso d’animo, tanto che aveva cominciato a lavorare con pezzi di
sughero sardo, pressando, incollando, fissando e rifinendo finché non aveva
riempito lo spazio tra la suola e il tacco. Così era nata la zeppa:
dall’esigenza di porre rimedio alla mancanza di una materia prima. Un modello
destinato a divenire nel tempo una delle più celebri invenzioni della moda
degli anni ’40. Leggenda vuole che alla
duchessa di Visconti di Modrone fu lasciato l’onore di lanciare il primo paio
di questa calzatura che, nel giro di poche settimane, divenne il modello più
popolare di Salvatore Ferragamo.
In
particolare, la zeppa offriva alla libertà creativa di un artista, qual era
Salvatore Ferragamo, la possibilità di
esprimere la propria fantasia su superfici ampie, cosa che tomaie e tacchi
solitamente non concedono. Ferragamo
sperimenta molte varianti di zeppe, a tacco e a piattaforma, a strati
pressati e bombati, scolpite e dipinte, decorate con specchietti di vetro e
tramite l’antica tecnica del mosaico, oppure con grate in ottone lavorate a
girati floreali e tempestate di pietre, che sono da associare più al design contemporaneo, agli oggetti di uso domestico, alle architetture come il Chrysler
Building di New York che non agli accessori della moda del momento.
Maharani
style
Fin dagli anni ’30, fra le clienti più
famose di Salvatore Ferragamo vi è stata Indira Devi, la Maharani di Cooch Behar.
La principessa arrivava a ordinare anche cento paia di scarpe in una sola
volta, tra cui diversi modelli decorati con perle e diamanti veri. Nel 1938, Salvatore Ferragamo creò per lei
un sandalo con tomaia formata da fasce di capretto e raso cucite insieme e una
zeppa di sughero, la sua ultima invenzione, rivestita di velluto e di una
struttura in ottone sbalzato, incastonata di pietre fantasia, rubini, smeraldi,
brillanti e altre gemme preziose inviate dalla Maharani direttamente
dall’India.
Una
calzatura straordinaria, opera di
esperti artigiani eredi della tradizione artistica rinascimentale della città
di Firenze, riprodotta nel 2003 in occasione dell’inaugurazione del nuovo
flagship Ferragamo a Ginza, in esclusiva per il Giappone e solo su ordinazione,
e fonte d’ispirazione di un’esclusiva linea di scarpe, borse e occhiali da
sole.
Il
sandalo invisibile
Salvatore Ferragamo non si stancava mai di
sperimentare, riprendendo, il più delle volte, oggetti d’uso quotidiano e
donando loro una nuova funzionalità d’essere. E così accadde anche con un filo di nylon trasparente che, avvolto attorno a
un tacco scolpito, diede vita alla scarpa invisibile, modello grazie al quale
vinse il Neiman Marcus Award. L’articolo non fu mai molto venduto visto che
lasciava il piede talmente nudo che poche donne erano disposte ad accettare una
tale sfida alla bellezza.
Il
sandalo invisibile costava negli Stati Uniti dell’epoca 29.75 dollari,
l’equivalente di quattro tonnellate di carbone.
È stata una delle calzature più famose del
dopoguerra: sfilò a Dallas, dove Ferragamo ricevette il Neiman Marcus insieme a
Christian Dior, Irene di Hollywood e Norman Hartnell, e fu considerato uno dei
simboli più rappresentativi della moda di quegli anni. La particolare forma del tacco a zeppa sagomata a “F”, come l’iniziale
del suo autore, diventerà uno dei leitmotiv delle collezioni Ferragamo negli
anni successivi nonché uno degli emblemi universalmente riconosciuti del suo
stile.
Tacco
a F
Uno
dei più noti brevetti di Salvatore Ferragamo è il tacco a zeppa sagomato come la poppa di una nave, la cui linea è
ottenuta con appoggio centrale e parte posteriore a mensola. Nella storia
della Maison è chiamato tacco a F perché
Salvatore trasse ispirazione dalla F con la quale era solito firmarsi.
La
suola a conchiglia
Un’altra
celebre invenzione di Salvatore Ferragamo è stata la cosiddetta “suola a conchiglia”, impiegata in una
serie fortunata di modelli: ballerine, stivaletti, décolleté e, addirittura,
scarpe da danza classica. Presa a prestito ed elaborata sulla base dell’opanke, il mocassino degli Indiani
d’America nel quale la suola risale sul tallone per diventare tomaia, la suola a conchiglia di Ferragamo contiene
il piede, accarezzandolo con la sua forma curva e avvolgente.
Tacchi
e suole in metallo
Nell’immaginario
collettivo la seduzione femminile è rappresentata dai tacchi alti,
possibilmente in metallo. Tacchi in
acciaio e ottone si ritrovano nelle calzature Ferragamo fin dagli anni ’20:
celebre è il modello di sandalo con tacco sfaccettato a piramide, ispirato alla
scoperta della tomba di Tutankhamon in Egitto. Ma è negli anni ’50 che la moda dei tacchi in metallo conosce la sua
massima affermazione. In particolare, nel 1955 Salvatore Ferragamo progetta
alcuni importanti brevetti: un tacco metallizzato in diversi colori,
ottenuto con il rivestimento di una lamina di alluminio; un tacco a gabbia,
vuoto all’interno leggero e resistente; il terzo e più fantasioso, un tacco
multiplo, arricchito da mascherine in metallo dorato o argentato, tempestate di
pietre dure, simili a merletti, realizzate per mezzo delle mani di abili
artigiani.
Tuttavia, l’invenzione più straordinaria è
rappresentata dalla suola in metallo, che Ferragamo brevettò nel 1956 quando
dovette creare un sandalo in oro 18 carati, la scarpa più costosa che
avesse mai fatto, per soddisfare le esigenze di una cliente australiana, moglie
di un magnate del petrolio. Il sandalo venne realizzato in collaborazione con
gli orafi fiorentini di Ponte Vecchio, ai quali fu affidata l’esecuzione delle
catene della tomaia e del rivestimento in oro della suola e del tacco, ornato
da un drago a rilievo. A questo simbolo della preziosità dei materiali e della
capacità manuale degli artigiani saranno dedicati alcuni modelli da sera successivi,
come il sandalo Boreale della collezione autunno-inverno 2005-2006, in cui la
seduzione del passato assume forme contemporanee.
Tacchi
scultura
Fantasia
e creatività sono i leitmotiv non solo di Salvatore Ferragamo ma anche della figlia Fiamma, alla quale si devono
brevetti celebri di tacchi scolpiti che le hanno valso il Neiman Marcus Award
nel 1967, vent’anni dopo suo padre.
Kimo
Correva l’anno 1951 e Ferragamo brevettò un
nuovo genere di calzatura femminile, a giorno, combinata con una controcalzatura
aderente al piede in colori e materiali differenti, detta kimo e ispirata al
tabi giapponese. Questo modello fu
utilizzato da Ferragamo per la prima sfilata di moda italiana a Firenze il 12
febbraio 1951, con gli abiti di Schuberth. L’idea della polifunzionalità
del modello è stata ripresa più volte dalla Maison nel corso degli anni,
applicandola al mondo degli accessori, dalle borse agli occhiali.
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