venerdì 8 marzo 2013

ABOUT_Le invenzioni di Salvatore Ferragamo








Salvatore Ferragamo ha anticipato modi e mode nel design della scarpa. A lui il pregio d’aver inventato forme, partendo dalla presa di consapevolezza delle effettive esigenze funzionali che suggeriscono l’aspetto, come nel caso della zeppa di sughero, nata nel 1937 per dare stabilità al tallone e poi diventata un segno distintivo dell’epoca. Coinvolto dal suo tempo, non resta indifferente a ciò che contemporaneamente avviene nel mondo dell’arte, del design e dell’architettura. La sua scarpa datata 1939 con alta zeppa a mosaico, per esempio, ricorda il gusto degli anni ’30 per gli apparati musivi in edifici o interni privati. La creatività di Ferragamo è sempre andata in tandem alle evoluzioni culturali delle epoche attraversate, contribuendo al successo del design e della moda italiani con invenzioni che hanno segnato la storia della calzatura e che, tuttora, forniscono spunti d’ispirazione agli stilisti contemporanei, dal sandalo invisibile del 1947 al fiosso fasciato del 1952, dal tacco a gabbia del 1955 alla suola a conchiglia.
Una fantasia progettuale che ha trovato continuità nelle generazioni successive alle quali va riconosciuto il plauso d’aver messo a punto modelli di scarpe e accessori divenuti nel tempo i simboli per antonomasia del marchio.

Ispirazione zeppa
La zeppa di sughero, che ha dato luogo negli anni a sempre nuovi modelli ed è uno dei simboli più riconoscibili di Ferragamo, è nata nel periodo autarchico per rispondere a un’esigenza di funzionalità: sostituire la lamina d’acciaio, interna alle calzature, che Ferragamo aveva brevettato negli anni ’20 per offrire sostegno all’arco del piede.
Senza l’acciaio adatto, importato dalla Germania e non più acquistabile a causa delle sanzioni economiche imposte all’Italia, infatti, era venuto a mancare uno dei principi fondamentali di costruzione delle scarpe Ferragamo. Ma Salvatore non si era perso d’animo, tanto che aveva cominciato a lavorare con pezzi di sughero sardo, pressando, incollando, fissando e rifinendo finché non aveva riempito lo spazio tra la suola e il tacco. Così era nata la zeppa: dall’esigenza di porre rimedio alla mancanza di una materia prima. Un modello destinato a divenire nel tempo una delle più celebri invenzioni della moda degli anni ’40. Leggenda vuole che alla duchessa di Visconti di Modrone fu lasciato l’onore di lanciare il primo paio di questa calzatura che, nel giro di poche settimane, divenne il modello più popolare di Salvatore Ferragamo.
In particolare, la zeppa offriva alla libertà creativa di un artista, qual era Salvatore Ferragamo, la possibilità di esprimere la propria fantasia su superfici ampie, cosa che tomaie e tacchi solitamente non concedono. Ferragamo sperimenta molte varianti di zeppe, a tacco e a piattaforma, a strati pressati e bombati, scolpite e dipinte, decorate con specchietti di vetro e tramite l’antica tecnica del mosaico, oppure con grate in ottone lavorate a girati floreali e tempestate di pietre, che sono da associare più al design contemporaneo, agli oggetti di uso domestico, alle architetture come il Chrysler Building di New York che non agli accessori della moda del momento.

Maharani style
Fin dagli anni ’30, fra le clienti più famose di Salvatore Ferragamo vi è stata Indira Devi, la Maharani di Cooch Behar. La principessa arrivava a ordinare anche cento paia di scarpe in una sola volta, tra cui diversi modelli decorati con perle e diamanti veri. Nel 1938, Salvatore Ferragamo creò per lei un sandalo con tomaia formata da fasce di capretto e raso cucite insieme e una zeppa di sughero, la sua ultima invenzione, rivestita di velluto e di una struttura in ottone sbalzato, incastonata di pietre fantasia, rubini, smeraldi, brillanti e altre gemme preziose inviate dalla Maharani direttamente dall’India.
Una calzatura straordinaria, opera di esperti artigiani eredi della tradizione artistica rinascimentale della città di Firenze, riprodotta nel 2003 in occasione dell’inaugurazione del nuovo flagship Ferragamo a Ginza, in esclusiva per il Giappone e solo su ordinazione, e fonte d’ispirazione di un’esclusiva linea di scarpe, borse e occhiali da sole.

Il sandalo invisibile
Salvatore Ferragamo non si stancava mai di sperimentare, riprendendo, il più delle volte, oggetti d’uso quotidiano e donando loro una nuova funzionalità d’essere. E così accadde anche con un filo di nylon trasparente che, avvolto attorno a un tacco scolpito, diede vita alla scarpa invisibile, modello grazie al quale vinse il Neiman Marcus Award. L’articolo non fu mai molto venduto visto che lasciava il piede talmente nudo che poche donne erano disposte ad accettare una tale sfida alla bellezza.
Il sandalo invisibile costava negli Stati Uniti dell’epoca 29.75 dollari, l’equivalente di quattro tonnellate di carbone.
È stata una delle calzature più famose del dopoguerra: sfilò a Dallas, dove Ferragamo ricevette il Neiman Marcus insieme a Christian Dior, Irene di Hollywood e Norman Hartnell, e fu considerato uno dei simboli più rappresentativi della moda di quegli anni. La particolare forma del tacco a zeppa sagomata a “F”, come l’iniziale del suo autore, diventerà uno dei leitmotiv delle collezioni Ferragamo negli anni successivi nonché uno degli emblemi universalmente riconosciuti del suo stile.

Tacco a F
Uno dei più noti brevetti di Salvatore Ferragamo è il tacco a zeppa sagomato come la poppa di una nave, la cui linea è ottenuta con appoggio centrale e parte posteriore a mensola. Nella storia della Maison è chiamato tacco a F perché Salvatore trasse ispirazione dalla F con la quale era solito firmarsi.

La suola a conchiglia
Un’altra celebre invenzione di Salvatore Ferragamo è stata la cosiddetta “suola a conchiglia”, impiegata in una serie fortunata di modelli: ballerine, stivaletti, décolleté e, addirittura, scarpe da danza classica. Presa a prestito ed elaborata sulla base dell’opanke, il mocassino degli Indiani d’America nel quale la suola risale sul tallone per diventare tomaia, la suola a conchiglia di Ferragamo contiene il piede, accarezzandolo con la sua forma curva e avvolgente.

Tacchi e suole in metallo
Nell’immaginario collettivo la seduzione femminile è rappresentata dai tacchi alti, possibilmente in metallo. Tacchi in acciaio e ottone si ritrovano nelle calzature Ferragamo fin dagli anni ’20: celebre è il modello di sandalo con tacco sfaccettato a piramide, ispirato alla scoperta della tomba di Tutankhamon in Egitto. Ma è negli anni ’50 che la moda dei tacchi in metallo conosce la sua massima affermazione. In particolare, nel 1955 Salvatore Ferragamo progetta alcuni importanti brevetti: un tacco metallizzato in diversi colori, ottenuto con il rivestimento di una lamina di alluminio; un tacco a gabbia, vuoto all’interno leggero e resistente; il terzo e più fantasioso, un tacco multiplo, arricchito da mascherine in metallo dorato o argentato, tempestate di pietre dure, simili a merletti, realizzate per mezzo delle mani di abili artigiani.
Tuttavia, l’invenzione più straordinaria è rappresentata dalla suola in metallo, che Ferragamo brevettò nel 1956 quando dovette creare un sandalo in oro 18 carati, la scarpa più costosa che avesse mai fatto, per soddisfare le esigenze di una cliente australiana, moglie di un magnate del petrolio. Il sandalo venne realizzato in collaborazione con gli orafi fiorentini di Ponte Vecchio, ai quali fu affidata l’esecuzione delle catene della tomaia e del rivestimento in oro della suola e del tacco, ornato da un drago a rilievo. A questo simbolo della preziosità dei materiali e della capacità manuale degli artigiani saranno dedicati alcuni modelli da sera successivi, come il sandalo Boreale della collezione autunno-inverno 2005-2006, in cui la seduzione del passato assume forme contemporanee.

Tacchi scultura
Fantasia e creatività sono i leitmotiv non solo di Salvatore Ferragamo ma anche della figlia Fiamma, alla quale si devono brevetti celebri di tacchi scolpiti che le hanno valso il Neiman Marcus Award nel 1967, vent’anni dopo suo padre.

Kimo
Correva l’anno 1951 e Ferragamo brevettò un nuovo genere di calzatura femminile, a giorno, combinata con una controcalzatura aderente al piede in colori e materiali differenti, detta kimo e ispirata al tabi giapponese. Questo modello fu utilizzato da Ferragamo per la prima sfilata di moda italiana a Firenze il 12 febbraio 1951, con gli abiti di Schuberth. L’idea della polifunzionalità del modello è stata ripresa più volte dalla Maison nel corso degli anni, applicandola al mondo degli accessori, dalle borse agli occhiali. 

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