Talking about style and elegance…con un personaggio di tutto rispetto che di nome fa Stefano Pilati, fino all’altro ieri direttore creativo di Yves Saint Laurent, maison per antonomasia dello chic parisien. Origini italiane (per la precisione milanesi) che avvalorano il naturale aplomb e vengono alla ribalta nel momento in cui indaga tematiche à la page come lo stile e la moda, dispensando concentrati di verità, veri e propri formulari per l’uomo di oggi che desidera vestire bene e in armonia con la propria persona. Senza occuparci di quello che sarà il suo futuro stilistico, per Pilati la vera sconfitta dello stile risiede nell’ossessione della giovinezza: un tormento che accompagna i maschi contemporanei in un’estenuante corsa contro il tempo, alla ricerca di un ideale utopico di perfezione assolutista che in molti casi si scosta enormemente da aspetti per nulla irrilevanti come anagrafe e personalità. La formula dell’eterna giovinezza pare essere il vero oggetto del desiderio: sembrare giovani ad ogni costo e contro ogni cosa, come se fosse la soluzione ottimale a tutte le possibili questioni di stile. Ma il tempo è tiranno e nella sua fuga non risparmia nessuno. E se è vero che di domani non v’è certezza, perché non rassegnarsi allo scorrere inesorabile delle stagioni della vita, accettando le metamorfosi conseguenti e vivendo il bello di ogni età? No. Si preferisce inseguire una meta inarrivabile, ridicolizzandosi il più delle volte in abiti very young per essere indossati da persone ormai senior: ogni età ha il suo vestito e come tale va rispettata. Dorian Gray - l’antesignano letterario per eccellenza dell’eterna giovinezza - insegna che alla fine dei conti la felicità non risiede nella lotta estenuante contro il tempo, bensì nella conquista di un’equilibrata serenità con cui vivere tutte le fasi della vita, ad appannaggio della quale non esiste alcun patto col diavolo. La giovinezza va vissuta semplicemente come un periodo della nostra esistenza, intenso e fugace: dovrebbe essere interpretata in modo libero e spensierato, portandola con sé come un ricordo piacevole da rispolverare ogni tanto. L’età evolve e con essa lo stile, in un modo quasi armonico: perché opporsi a una simile evoluzione naturale?
Questo quanto pensa Pilati e quanto si può ritrovare nella sua moda, pensata e creata per l’uomo di oggi. L’eleganza, pur non prescindendo dalla contraddizione, rimane una caratteristica essenziale delle sue linee e dei suoi tagli, che trovano validazione in uno chic contemporaneo e per nulla scontato. Educare e abituare al vestir bene si rivela sempre più un culto soprattutto in un’epoca come quella attuale in cui, per comodità o scarsa dedizione, rimane relegato a un’insana impopolarità. Essere eleganti non è sinonimo di rigidità: al contrario evoca leggerezza e personalità, sposandosi con il proprio io in un gioco di armonie celate. L’eleganza è cultura: della moda ma non solo. È un linguaggio che va esplorato con consapevolezza, senza tralasciarne alcun dettaglio. È un’espressione che coinvolge tutta la persona ma che non va forzata, in virtù di una naturale spontaneità. La stessa che appare nel momento in cui ci presentiamo agli altri: costruire e simulare l’immagine di qualcuno che non si è non ha senso e soprattutto appare privo di fondamento. L’eleganza va quindi associata alla libertà: di sensazioni, movimenti e tratti identitari. Una libertà disposta ad accettare con parsimonia una morigerata dose di trash, quello sano. Perché come era solita affermare la grande signora dello stile Diana Vreeland “l’eleganza è semplicità, con un tocco di cattivo gusto”.
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