venerdì 23 marzo 2012

LEISURE_Louis Vuitton e Marc Jacobs: due geni, un'unica mostra








Negli ultimi mesi non pochi sono stati i rumors sulle vicissitudini di Marc Jacobs verso un altro nome illustre del lusso d’Oltralpe – Christian Dior. E invece, eccolo ancora lì, a ricoprire col suo genio visionario - capace di combinare l’heritage con l’avanguardia, dando vita a un passato dal profumo di futuro contemporaneo - il ruolo di direttore creativo di Louis Vuitton. E ora, per celebrare quest’ideale liaison tra tradizione e innovazione, il Musée des Arts Decoratifs di Parigi ha inaugurato una mostra-confronto tra Monsieur Vuitton e Mister Jacobs, tra le due anime pulsanti della maison, creando un legame immaginifico – quasi una sorta di parallelismo - tra ieri e oggi, proiettandolo nel domani. Questa liaison tra il creatore di valigie, fondatore nel 1854 dell’azienda oggi leader nel settore lusso, e l’attuale cuore creativo, caratterizza e legittima Marc Jacobs come una delle figure fondanti nella storia del brand francese.
L’esposizione, visitabile sino al 16 settembre prossimo, si articola su due livelli. Il primo piano è interamente dedicato al lavoro come produttore di valigie di Louis Vuitton e al suo talento visionario: un talento riconosciuto e acclamato sin dalla prima apertura in proprio al 4 di Rue Neuve-des-Capucines dell’attività, complice, indubbiamente, il momento d’oro della rivoluzione industriale e l’affermazione - rapida ma graduale - del turismo e dell’alta moda. Esposti i suoi celebri bauli e le sue collezioni di moda, incluse quelle di proprietà dello stesso Museo, con l’intento di raccontare l’evoluzione del costume tramite anche le creazioni di Vuitton, che per primo ha dato vita alla “costruzione di bauli e confezioni per la moda”. L’allestimento di Samantha Gainsbury e Joseph Benett e le scelte del supervisore Pamela Golbin vogliono mostrare una visione prospettica di questo specifico periodo storico del XIX secolo e, conseguentemente, dei relativi nuovi bisogni nonché delle implicite eccentricità: stimoli che Louis Vuitton ha saputo cogliere e interpretare.
Il piano superiore è invece dedicato al lavoro di Marc Jacobs dal momento del suo ingresso dalla porta principale della maison nel 1997 in qualità di direttore artistico. Un marchio di cui il gruppo LVMH - capitanato dal temibile Bernard Arnault – vuole rivoluzionare il destino, a partire proprio dalla realizzazione di collezioni di prêt-à-porter e accessori prima d’allora praticamente inesistenti. Lo stilista americano interpreta l’incarico a modo suo, impadronendosi della storia di Louis Vuitton per crearne un’altra. Iniziatore, in un certo qual modo, di una nuova era, Jacobs - come Vuitton oltre un secolo prima - riesce a tastare il polso della sua epoca e ad inserire la maison in un mercato del lusso in piena fase di globalizzazione. Le sue intuizioni sono geniali: precorrono il tempo, mostrando al contempo un forte legame col passato, trasudano esclusività, vantando una commistione di generi, studi, reminiscenze. Una genialità con cui le stesse linee di prêt-à-porter e pelletteria – quelle chiamate in causa per prime a rivoluzionare il destino del marchio francese – godono sin da subito di una loro storia, malgrado la loro relativa gioventù. Sanno recuperare e reinterpretare talmente bene la tradizione del marchio che sembrano oggetti celebri della maison, dei classici che si ripropongo nel tempo per mezzo di una chiave di lettura contemporanea: fanno parte dell'universo Vuitton e del suo pubblico di estimatori. Non contento, Jacobs stringe collaborazioni con artisti di fama internazionale Stephen Sprouse in testa (celebri le sue bag con le scritte fluo in caratteri simili a distratte pennellate…), seguito da Richard Prince e Takashi Murakami – a dimostrazione delle infinite contaminazioni tra le espressioni figurative, in particolare tra arte e moda.
Ad accogliere e salutare i visitatori un grande moodboard di video e foto, che racchiude tutte le ispirazioni dello stilista, e una chocolate box che invita a scoprire le 53 borse create da Jacobs per Vuitton. Seguono poi gli abiti più interessanti ed emblematici, che sfilano su manichini in movimento.
Questa mostra non si pone tanto come una retrospettiva, quanto un’analisi storica dell’industria della moda in due periodi particolari e per mano di due nomi importanti: un omaggio a Marc Jacobs che a sua volta omaggia Vuitton. Queste le parole con cui lo stilista commenta e descrive il genio made in France: “Un nome meraviglioso. Una griffe celebre, unica, che esisterà anche dopo di me. Vuitton non è una casa di moda. Si realizzano delle cose alla moda, abbiamo sì introdotto il concetto, l’idea della moda che evolve con gli stati d’animo del momento e dell’epoca e con le icone della cultura popolare. Ma il cuore del marchio è immutato e immutabile”.
Da vedere, da gustare…per una liaison Louis Vuitton-Marc Jacobs destinata a durare per sempre?

Louis Vuitton-Marc Jacobs
dal 9 marzo al 16 settembre
Musée des Arts Décoratifs
107, rue de Rivoli, Parigi

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