Yves Saint Laurent,
giovanissimo erede di Monsieur Christian
Dior nell’interpretazione più fedele del concetto di alta moda e, in
seguito, pioniere del fenomeno del prêt-à-porter, nell’intento, azzeccato, di mettere a disposizione abiti belli e
di stile per i giovani, ha dato vita prima ancora che a una grande maison,
emblema universale di raffinatezza ed eleganza, a uno stile inconfondibile, caratterizzato dalla resa femminile di numerosi
pezzi del guardaroba maschile nonché da alcuni capi iconici che hanno
proiettato il suo mito ai giorni nostri e ben oltre.
Pensando al suo
ineguagliabile lavoro di stilista, subito il ricordo corre allo smoking, primo
elemento del guardaroba maschile a essere declinato nella versione femminile,
segnando un punto di svolta epocale nella storia della moda. E proprio questa commistione di generi sarà
la cifra stilistica della sua vena creativa. Una commistione che guarderà
alla moda come forma d’arte tout court,
contemplandone gli aspetti multiformi, atti a premiare le forme di contatto con
le molteplici espressioni figurative.
Il tracciato artistico di Yves Saint Laurent sarà segnato da
alcuni capi che ritorneranno in ogni sua collezione e attorno ai quali
svilupperà la sua intera vena creativa. Oggi come allora, figurarseli significa
identificare la sua cifra, assaporando una raffinatezza caratterizzata per
compostezza delle linee, equilibrio dei volumi e cura dei dettagli.
La robe Mondrian
Presentato per il defilé autunno-inverno 1965 e in rottura rispetto
alle altre maisons che erano ancora solite creare modelli che esaltassero la
silhouette, per realizzare quest’abito dritto a forma trapezoidale Yves Saint Laurent si è ispirato all’opera
di Mondrian. Una collezione audace,
che fondava il suo essere sull’utilizzo del colore. Un colore forte e
deciso, declinato nelle cromie primarie di rosso, giallo, blu, combinate con il
bianco e il nero. Fu un successo elogiato dalla stampa americana, che gli valse
il soprannome di “Roi de Paris”.
Alla base, la contaminazione tra arte e moda: Yves Saint Laurent,
infatti, fu un gran collezionista e mecenate, appassionato di opera e teatro. Una
vocazione grazie alla quale le ispirazioni si moltiplicarono all’infinito, fino
ad arrivare a plasmare le creazioni con tratti unici e inconfondibili. E l’arte molte altre volte confluirà nella
sua moda: nel 1980, infatti, sarà la
volta di Matisse e di una collezione che ne evocherà le tele cangianti; mentre,
nel 1988, di Picasso. Con lo spiccato intento, come ribadì più volte a gran
voce Yves Saint Laurent, non tanto di misurarsi ai grandi maestri, quanto,
piuttosto, di approcciarli, avvicinarsi
il più possibile al loro estro e trarne dei preziosi insegnamenti.
Lo smoking
Da quando, nel 1966,
sdoganò lo smoking maschile nel guardaroba femminile, adattandolo alla
silhouette sinuosa delle donne, Yves Saint Laurent è entrato di diritto
nell’olimpo dei divini. A lui il plauso di aver
legittimato una commistione di generi intrapresa già anni prima da
Mademoiselle Chanel ma in modo diverso: un
capo sino ad allora prettamente maschile, assume un’audacia nuova e
inimmaginabile. Nella sua serietà
formale, nel suo rigore e nella sua compostezza, diviene uno dei capi che meglio
esaltano la femminilità, sprigionando sensualità e intrigo.
Un capo che diviene icona di uno stile, ma, ancora di più, di una
tendenza in atto proprio in quegli anni: lo smoking, infatti, rifletterà
l’emancipazione femminile degli anni ’70. Come dirà lo stesso Yves Saint Laurent, “…ho sempre voluto mettermi al servizio delle
donne. Ho voluto accompagnarle in questo grande movimento di liberazione…”.
E la creazione del primo smoking è l’emblema di tutto ciò, il capo che forse
più di ogni altro racchiude lo spirito della sua creatività, al punto di
divenire uno dei momenti più significativi e uno degli elementi inconfondibili della
sua carriera.
L’abito di ispirazione
africana
Bisogna correre alla collezione primavera-estate 1967. Yves Saint Laurent crea modelli ispirati
all’Africa, in cui confluiscono luoghi, tempi, colori e visioni lontani. Un
invito all’evasione; un viaggio in un luogo incantato; un’esplorazione magica
nei confini dell’inconnu, facendosi
rapire dal mal d’Africa, che spinge a tornare e ritornare in questi posti unici.
Yves Saint Laurent utilizza materiali
nuovi per la moda come perle di legno, rafia, conchiglie, divenendo precursore della moda etnica più volte
citata nelle moderne evoluzioni del costume.
La sahariana
Presentata per la prima volta nel 1968, questo capo rappresenta in
un certo qual modo la logica conseguenza della collezione di ispirazione
africana dell’anno precedente. Diverrà un modello
feticcio dello stile Yves Saint Laurent, che amerà proporla in tutte le sue
collezioni future, declinandola di volta in volta vuoi per i volumi, vuoi per i
materiali, vuoi per il taglio. Nato a
Oran, in Algeria, lo stilista ha sempre guardato con una particolare affezione
all’Africa e a tutto ciò che ne discende in fatto di stile, tradizioni e
storia. La sahariana si colloca perfettamente lungo questa visione,
autenticando lo spirito di Yves Saint Laurent: combinare i generi così come
passato e futuro o, ancora, tempi e luoghi.
Il tailleur pantalone
Nell’ottica di contaminare il guardaroba femminile con capi
maschili, Yves Saint Laurent recupera il tailleur pantalone, fino ad allora
capo esclusivo di dandy e gentlemen, e lo plasma sulla silhouette delle donne, eguagliando i due
generi e ponendoli sul medesimo livello sociale. “Se Mademoiselle Chanel ha liberato la donna, Yves Saint Laurent le ha
donato il potere” ama affermare Pierre
Bergé, compagno di vita e di lavoro del couturier. Un potere sempre più
spiccato e vocato ad affermare l’indipendenza femminile: un messaggio forte, di
rottura e non più inascoltabile, che ha segnato inequivocabilmente gli anni
’70.
E se è vero che la moda rappresenta e testimonia le evoluzioni sociali,
cosa meglio della sahariana, dello smoking, del tailleur pantalone, ossia della
resa femminile di capi prima di prerogativa maschile, simboleggiano un
cambiamento etico e culturale così significativo?
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