Stilista
italiana, Irene
Galitzine è stata soprannominata, a ragion veduta, la “principessa della moda”. E, in effetti,
principessa, lei, lo era di fatto. Arrivata da bambina a Roma con la famiglia
in fuga dalla Russia, si dimostra, sin
dalla giovane età, una donna di grande fascino e cultura. Studia storia
dell’arte e parla diverse lingue, mostrando un’apertura mentale e una curiosità
vitale per tutto quanto rappresenta un elemento di novità. Possiede uno stile
innato, che non passa inosservato alle Sorelle Fontana, vedendo in lei l’ideale
ambasciatrice dei loro abiti.
Un destino, quello della moda, che appare
in maniera dominante nella sua vita nel 1959 con la prima collezione.
Disegnata in collaborazione con Federico
Forquet, in sartoria viene realizzata dalla première Maria Carloni, uscita dalla maison Ventura. Il 1960 segna una tappa
fondamentale nella sua carriera stilistica e nella storia del costume: viene lanciato
il celeberrimo pigiama palazzo, che, presentato nella Sala Bianca di Palazzo
Pitti, si diffonde in tutto il mondo, fotografato e idolatrato da tutti i media,
creando un vero e proprio fenomeno di tendenza.
Elegante ma, al tempo stesso, femminile e
sofisticato quel tanto che basta per nulla togliere a quell’alone d’intrigo
tipico di una donna misteriosa e affascinante, incanta Diana Vreeland, storica direttrice
di Vogue America. È proprio lei, la sacerdotessa della moda, a battezzarlo
così. D’un tratto, Irene Galitzine balza agli onori della cronaca, divenendo
icona di uno stile ben preciso. In
quell’ampio, prezioso ed elegante insieme da sera si cela la sua visione:
pantaloni, ma ultra femminili, per la donna moderna, o gonna ampia, danzante,
per le linee più devote a un’ispirazione classicheggiante; colori forti,
decisi, che possono rendere sensuale anche un semplice impermeabile; ostracismo
al nero per la sera a favore di piccoli abiti fiammanti o tailleur di seta.
Il
suo sodalizio con i brandi nomi vede alternarsi diverse figure di elevata
caratura, custodi di un prestigioso patrimonio stilistico e culturale: dopo
Forquet, si avvale della collaborazione del disegnatore spagnolo Elias Zabaleta.
In ogni caso, Irene Galitzine pone sempre al centro della sua moda la donna e
la sua femminilità, esaltandola con quella semplicità delle forme che evoca uno
scrigno di contenuti, quintessenza di profondi e radicati significati.
Nel 1988, presenta i suoi abiti al teatro
Rossija di Mosca, di fronte a 2500 persone. Dal 1990, il marchio diviene di
proprietà della società Xines, che fa capo a Giada Ruspoli, mantenendo in capo
alla stilista in persona la supervisione del prodotto a cominciare dalla fase
creativa. Nel 1996, la casa editrice Longanesi ha pubblicato la sua
autobiografia dal titolo Dalla Russia
alla Russia.
Dulcis
in fundo, nel 2002 sfila all’Art Café di
Roma la nuova collezione haute couture Irene Galitzine, disegnata da Massimo
Stefanini, stilista umbro, laureato in architettura e con una lunga
esperienza come costumista teatrale. Ancora una volta il patrimonio del
creatore trova validazione e consacrazione nello stile Galitzine, proponendo
un’heritage ispirazionale: si tratta, in questo caso, di capi importanti, in
velluto di seta e pizzi preziosi, ricamati in oro o arricchiti da frange. I
colori sono decisi, molto nero, rosso scuro, marrone, affiancati da più tenui
ècru e rosa cipria. Completano la collezione colbacchi in visone e
preziosissimi bijoux interamente realizzati a mano.
Lo
stile Galitzine non si smentisce nei suoi tratti caratteristici: riesce a
proporre attraverso linee, fogge e tagli, tempi e luoghi, un’epoca e un insieme
di vissuto. I suoi sono sempre stati abiti che hanno saputo emozionare e
spingersi oltre la mera vocazione stilistica, portando con sé valore e
significato, capisaldi di una storia pronta ad essere proiettata a gran forza
nel futuro.
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