130 anni e non sentirli. Il tutto tra glamour, divismo e luxury autentico.
Questi i tratti caratteristici della boutique romana di via Condotti di Bulgari
- cultore del gioiello prima ancora che marchio squisitamente adorato da celebs
di tutto il mondo -, riaperta nei giorni scorsi dopo una minuziosa opera di
restauro.
Correva
l’anno 1884 e Sotirio Bulgari apriva suo primo atelier capitolino che, in men
che non si dica, divenne rendez-vous privilegiato dell’alta società, crocevia
di dive e divine, di principesse e icone di stile.
Oggi
come allora, la Maison brilla di una luce incantatrice che non è irradiata
soltanto dai preziosissimi gioielli realizzati, bensì sprizza da ogni dettaglio
che rimanda alla storia e all’heritage del marchio. Tra avanguardia e
tradizione, l’archistar Peter Marino ha
firmato e realizzato i lavori di ristrutturazione, preservando la storicità del
luogo e gettando le basi di uno sguardo lungimirante sul futuro. Per farlo,
ha dovuto instaurare una sorta di partnership
stilistica con l’impostazione imperiale di Florestano Di Fausto che diresse il
primo intervento architettonico, in piena epoca fascista, conferendo una certa
identità alla boutique. Restauro e trasformazione, quindi, i due dictat a cui
Marino ha dovuto far fede, facendo convivere moderno eclettismo e spinta
all’innovazione con il gusto e la passione della Roma degli anni ’30.
Un’opera
di recupero e valorizzazione che ricade in un momento del tutto particolare per
la Maison: il 2014, infatti, è un anno
di celebrazioni, di cui la riapertura della boutique romana è il primo step. Roma
per Bulgari ha sempre rappresentato fonte di ispirazione, complice la ricchezza
e la passionalità che ne permeano ogni angolo. Archeologia, architettura, urbanistica e arte: sono qualità che si
possono riscontrare in ogni scorcio della città eterna e che, da sempre, sono
alla base della visione creativa di Bulgari e di collezioni celebri come “Serpenti”, “Monete 2 “B.zero1”.
La boutique romana ha mantenuto la navata
centrale, sul modello promenade, mentre ha destinato le due laterali – un tempo
galleria degli argenti e dei gioielli – all’alta gioielleria e ai diamanti
delle collezioni “Bridal”. Altresì, ha conservato i marmi policromi, gli
elementi decorativi in bronzo dorato, i capitelli, il motivo della stella a
otto punte decoro dei pavimenti. Ad
armonizzare il tutto, gli arredi, i dettagli in vetro e legno di noce, di
stampo squisitamente italiano.
Un
intervento di recupero unico nel suo genere, che pone l’atelier quale fiore
all’occhiello della Maison, con tanto di sorpresa: la Sala Aurea, spazio museale dedicato ai gioielli pezzi unici e appartenenti
alla Bulgari Heritage Collection. Una zona prestigiosa ed esclusiva, rara
nella sua bellezza quanto nell’unicità dei pezzi esposti, posta al primo piano del
negozio e in cui la scena sarà dedicata a gioielli,
orologi e oggetti d’arte che hanno segnato la storia del marchio. Non
mancheranno, pertanto, alcuni dei gioielli appartenuti a Liz Taylor, come, per
esempio, il celebre collier ricevuto come dono di nozze da Richard Burton nel
1964: una collana in platino e 16 smeraldi colombiani taglio ottagonale, per un
totale di 60,50 carati (il solo pendente conta 23,44 carati). O ancora,
l’anello che la Taylor ricevette sempre da Burton nel 1962 durante le riprese
del film Cleopatra, che conta uno smeraldo ottagonale di circa 7,40 carati e 12
diamanti a goccia per un totale di 5,30 carati. A fianco a questi capolavori,
un collier in platino e smeraldi risalente agli anni ’50 e indossato da Gina
Lollobrigida al Festival del Cinema di Venezia nel 1962: un tripudio di sette
smeraldi (in origine nove, ma vista la magnificenza vennero ridotti)
soprannominati “le sette meraviglie”.
Classicismo
e contemporaneità i due filoni lungo i quali corre Bulgari, nel pieno rispetto
della tradizione greco-romana tanto cara alla maison. La medesima tradizione
che oggi prende voce con un linguaggio moderno e innovatore, quintessenza di
prestigio ed esclusività.
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