martedì 1 aprile 2014

PEOPLE_Biki: moda e cultura









Biki nasce a Milano nel 1906. Nipotina acquisita di Giacomo Puccini (nonno Tato, per lei), che ne aveva sposato la nonna, da Puccini stesso viene ribattezzata scherzosamente Bicchi, che sta per birichina. Sin dall’infanzia, all’inizio del ‘900, Elvira Leonardi “Bicchi” vive in un ambiente raffinato, aristocratico, ricco e colto, avvolta dalla musica, dal teatro e dall’arte: un contesto fertile, nel quale sviluppa e affina una naturale inclinazione all’eleganza tout court.
Puccini, Toscanini, i Visconti di Modrone, Isadora Duncan: l’eccellenza della cultura che si raccoglie a Milano rappresenta la linfa di un’anima energica e sensibile, che dimostrerà però, una volta cominciata la carriera di sarta d’alta moda, un acuto occhio per le tendenze e le dinamiche del mercato nonché oculate capacità imprenditoriali e organizzative. Da suggestioni ricevute nell’ambiente che respira quotidianamente e dai continui viaggi che la vedono recarsi a Parigi per rinnovare il guardaroba, nasce l’idea di trasformare il naturale senso estetico per l’abbigliamento in un’attività creativa. È così che nel 1934, nell’atelier milanese di via Senato 8, sfilano i modelli d’ispirazione parigina disegnati e lavorati da Gina Cicogna e da colei che, su suggerimento di Gabriele D’Annunzio, diventerà per sempre Biki (D’Annunzio “regala” alle due socie anche il nome-marchio per la loro lingerie: Domina). 

Il successo ottenuto induce Biki a mettersi in proprio e a puntare immediatamente su un ampliamento della gamma di prodotti destinati a vestire la donna (lingerie, tailleur, abiti da sera, costumi da bagno), sempre improntati al pregio del taglio e alla preziosità dei tessuti.
Lo stile di Biki è caratterizzato dalla fantasia e dalla ricchezza di ispirazioni; decisi e inconfondibili, inoltre, sono gli accostamenti di colori, inusuali ed eccentrici per il tempo (come, per esempio, blu e verde).
L’autarchia dell’epoca nei confronti dei creatori di moda (almeno il 50% di ogni collezione deve essere prodotto con materiale non importato) non incide sui favori che la sartoria di Biki incontra tra le sue clienti fisse e altolocate (tra le quali anche Edda Ciano Mussolini).

Nel 1936 sposa il collezionista d’arte e antiquario Robert Bouyeure (avranno una figlia, Roberta).
Nel dopoguerra si associa al Centro italiano della moda di Marinotti della Snia Viscosa, ponendosi sulla stessa linea di pensiero dell’uomo che sosteneva presso le case di moda l’utilizzo delle nuove fibre sintetiche e artificiali.

In una Milano fiorente di personalità di spicco in concorrenza (Germana Marucelli, Mila Schön, Jole Veneziani), si mette in scena una sorta di gara per conquistare nuove clienti di prestigio. Il fiore all’occhiello di Biki è Maria Callas, incontrata nel 1951 nel salotto di Wally Toscanini. Biki trasforma la grande cantante, che le si affida fiduciosa, trasformandosi da figura malvestita, goffa e pesante in una splendida interprete di una classe innata. Un successo riconosciuto a livello universale, che consolida la fama di Biki all’estero, anche nella rivale Francia, nonché negli Stati Uniti.

Pioniera e fervida sperimentatrice, è tra le prime sarte di alta moda a stringere accordi con la grande industria: la linea Cori-Biki, infatti, viene da lei firmata per il Gruppo finanziario tessile.
A corollario di uno spirito così eclettico, curioso e desideroso di sapere, le numerose e importanti cariche ricoperte nel mondo dell’editoria e dell’impresa.
Un’anima in continuo movimento, che si è mossa con destrezza nei decenni di un secolo che ha apportato evoluzioni tra le più significative, per oltre novant’anni, fino al 1999 quando muore a Milano. 

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