Una storia durata oltre
quarant’anni, quella di Alfa Castaldi con la fotografia: dai
primi anni '50 fino al giorno della sua morte, nel dicembre del '95. Iscritto
all’università senza mai finirla, sulla scia di un percorso accidentato ma
affascinante passa per le facoltà di Architettura, Lettere e Filosofia, fervido
sostenitore che “la cultura serva a fare
bella figura nei salotti”. Allievo prediletto di Longhi in una Firenze del
dopoguerra, Alfa nei primi anni '50
abbandona l'idea di un impegno nella storia dell'arte per occuparsi di
fotografia. Insieme al collega e amico Ugo
Mulas, vive intensamente il periodo
del Bar Giamaica nel quartiere milanese di Brera – punto d’incontro dei
protagonisti di una fra le stagioni più vitali dal punto di vista intellettuale
e creativo – rientrando di diritto in quel gruppo di giovani che scelgono la
fotografia come la forma di giornalismo più adatta a raccontare l’Italia della
ricostruzione. Documenta la rinascita della vita culturale italiana, le
nuove forme di espressione pittorica, gli scrittori e il giornalismo. Fino al 1959
si occupa di reportages, collaborando con l’Illustrazione
Italiana, diretta ai tempi da Livio
Garzanti ed in seguito da Pietro
Bianchi, Settimo Giorno di cui è
caporedattore Guido Rocca e,
saltuariamente, Oggi e Le Ore: sono gli anni in cui illustra
per immagini il Belpaese (personaggi della cultura, cinema, vita sociale
milanese, il sud Italia), ma anche l’estero (Parigi, la colonizzazione francese
in Algeria, Londra, le manifestazioni antinucleari in Inghilterra, il nord
Europa, l’architettura di Le Corbusier in Francia, ecc.). Nel 1958 conosce Anna Piaggi – allora collaboratrice della rivista Annabella (Rizzoli) - che
diventa la compagna della sua vita privata e professionale.
La moda non è
ancora parte integrante della loro comune attività. Nasce però una forma preliminare di fotografia quasi-artistica, il cui
contenuto, di oggetti (e, a volte, anche di cibo) segna l'inizio di una delle
discipline di Alfa Castaldi, lo "still-life", cui anni dopo, seguono i
"collages" di spirito cubista, da Juan Gris a Picasso, realizzati con
oggetti, tessuti e accessori della moda. Nel frattempo, i ritratti di artisti e personaggi della
cultura rappresenteranno una parte fondamentale del suo lavoro fotografico insieme
all'interesse etnografico per le radici del vestire italiano maschile, espresso
successivamente in una serie di scatti realizzati per l'Uomo Vogue negli anni
'70.
Alla fine degli anni ’60 apre un primo studio fotografico a Milano dove,
seguendo il costante filone delle sue multiformi passioni e delle sue
curiosità, si dedica alla fotografia di
moda, con continuità e con una costante evoluzione di stile e di tecnica. E, soprattutto, con estrema versatilità,
sempre affiancato dall’immancabile Anna Piaggi. La grande curiosità e la
cultura artistica sono sempre state per Alfa parte integrante del suo lavoro.
Emblematico, in questi termini, un
servizio realizzato a Praga nel 1968 per la rivista Arianna. Per la prima volta
un servizio di moda italiano viene ambientato nell'Europa orientale, in un
momento di grande cambiamento. I
dettagli dei monumenti e delle abitazioni storiche, dal municipio di Starè
Mesto alla casa natale di Franz Kafka, sono lo straordinario background della
new wave di "abiti d'avanguardia" disegnati da Walter Albini, Ken
Scott, Krizia, Jean-Baptiste Caumont. Si tratta di uno dei primi grandi
casi di contaminazione tra due forme espressive come la moda e la fotografia:
un sodalizio che durerà in eterno, arrivando sino ai giorni nostri e alimentando
schiere di seguaci che nelle due discipline intra-vedono continui rimandi e
altrettante ispirazioni.
Dal 1969 inizia un’importante collaborazione con Vogue Italia,
lavorando con Lagerfeld, Valentino, Krizia: le modelle,
sotto le sue luci attente, diventano “materia plasmabile”, adattandosi alle situazioni
meno consuete quali pose ironiche, allestimenti complessi, sfondi bianchi,
sottolineatura degli abiti come degli accessori, per creare le giuste
atmosfere. Ai grandi servizi di moda e di pubblicità si accompagnano incisive
"annotazioni fotografiche" per la rubrica Box, antesignana delle
doppie pagine (D.P.) di Anna Piaggi, iniziate nel 1988. Sempre nell'ambito
del gruppo Condé Nast, collabora anche a
Vogue Bambini, Vogue Sposa, Vogue Uomo.
Con una "mano"
proveniente dal reportage di attualità alterna
numerose riviste, annoverando importanti collaborazioni con i settimanali Panorama
ed Espresso nonché la realizzazione di
due libri fotografici sull'"Italian style": "I mass-moda" con il testo di Adriana Mulassano (ed. G.
Spinelli & C. Firenze 1979) e "L'Italia
della Moda" con il testo di Silvia Giacomoni (Gabriele Mazzotta
Editore, Milano 1984). Nel 1996, un anno dopo la sua scomparsa, nel testo
introduttivo di un premio AFIP (Associazione Fotografi Italiani Professionisti)
a lui dedicato per la fotografia di ricerca, si legge: "attraverso un lungo percorso fotografico, Alfa Castaldi diventò una figura chiave della fotografia italiana degli
anni sessanta, settanta e ottanta, restandone al tempo stesso un consapevole
outsider. Tra le sue grandi qualità ricordiamo lo spirito libero e intellettuale delle origini, un'istintiva curiosità
per l'immagine, sense of humour e un grande piacere personale per la fotografia
di ricerca. La storia della fotografia di moda si era aggiunta, nel corso
della sua carriera ai molteplici interessi culturali e negli ultimi anni era
diventata per lui materia d’insegnamento. Rivisitando le immagini dei grandi
protagonisti della fotografia di moda, Alfa sapeva trasmettere ai suoi allievi
un patrimonio di conoscenza, di esperienza personale e di gusto per l'immagine.
Le sue analisi critiche e la sua profonda cultura fotografica sono state, per i
suoi giovani allievi, altrettanti stimoli a portare avanti nuovi messaggi
creativi".
Nel corso della sua
carriera, Alfa ha fatto della fotografia
un’esperienza a tutto campo – reportages, ritratto, moda, still-life,
backstage -, frutto di una costante e
instancabile ricerca personale, proiettata al futuro, alla scoperta di luoghi,
volti e tempi sconosciuti. Dimensioni misteriose alle quali Alfa ha saputo dare un volto con il suo stile
profondamente innovativo, caratterizzato da un accentuato rigore formale e da
evidenti richiami alla più raffinata cultura delle differenti epoche che ha
immortalato e di cui è stato sempre impeccabile interprete.
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