Dici
Vogue
e ti si apre un mondo fatto di moda e
stile, che passa dalle tendenze all’arte all’attualità, investendo la cultura a tuttotondo,
curato in tutti quei dettagli che denotino una vocazione naturale alla resa
figurata di qualsivoglia espressione del pensiero. Pagina dopo pagina, si
disvela un universo, intricato nella sua essenza e per nulla scontato; una
realtà tutta da esplorare, ricca di contenuti e stimoli, strutturata in fatti,
personaggi e azioni.
Nella
sua natura di periodico americano di moda, viene
fondato nel 1892 in America da Arthur B. Turnure. Nel 1909 viene acquistato da Condé William Nast,
figlio di un celebre cartoonist statunitense: un passo decisivo per la rivista,
che ne segna la storia, ponendolo come il più autorevole rotocalco di moda del
mondo.
Complice
la collaborazione fervida e assidua della giornalista Edna Woolman Chase, in forza a Vogue dal 1895 al 1957, Nast,
ribattezzato in seguito “mercante di
sogni”, si è avvalso dei degli
artisti più prestigiosi, tra cui svetta Salvador Dalì, più famosi illustratori
dell’epoca, quali Lepape, Marcel Vertés e Eduardo Garcia Benito, nonché degli
scrittori più affermati. Anche se, tuttavia, è sempre stata la fotografia la sua vera passione, tanto da essere tra
i primi a considerarla come una vera e propria espressione artistica, autentica
nella forma così come nei contenuti. A lui il merito d’aver persuaso Cecil Beaton - entrato nella famiglia
Vogue come disegnatore – a lanciarsi nel
mondo della fotografia, così come d’aver convinto Edward Steichen ad
abbandonare la pittura per dedicare appieno il proprio talento alla resa
dell’obiettivo. Condé Nast era un uomo intreprendnete e determinato, che
amava creare una sorta d’esclusività con quanti collaboravano alla sua rivista.
Era ben noto, infatti, per il fatto che fosse solito creare un legame molto
forte, quasi possessivo, con i propri collaboratori, al punto che, quando
questi ultimi passavano alla concorrenza, ne rimaneva alquanto contrariato. Un
esempio lampante in tal senso è quello rappresentato da Adolphe de Mayer, uno dei primi grandi fotografi degli anni ’20,
quando era stato assunto da Harper’s
Bazaar, lo storico periodico concorrente di Randolph Hearst. Anche se il
dolore maggiore, con ogni probabilità, è stato quello procurato da Carmel Snow, la sua insostituibile
redattrice, quando era divenuta direttrice della testata rivale.
Vogue ha immortalato nel tempo le
evoluzioni della moda e del costume, sia a livello meramente estetico che
sociale, creando un instancabile parallelismo tra queste due
caratteristiche apparentemente in combutta, ma in realtà profondamente legate.
Ribattezzato a ragion veduta la “Bibbia
dello stile”, si è posto come punto di riferimento a livello mondiale nel
dettare tendenze: un capo apparso sulle pagine patinate di Vogue, era - ed è - destinato
a divenire senza ombra di dubbio un irrinunciabile oggetto del desiderio, in
grado di segnare in modo inconfondibile la moda di un’epoca.
Scatto
dopo scatto, nelle sue pagine si sono avvicendati i migliori fotografi del
mondo, che, con la loro cifra stilistica, hanno illustrato lo stile di oltre un
secolo: da Man Ray a George Hoyningen-Huene, da Horst a Jacques-Henri Lartigue. Una caratteristica che è rimasta sempre in
capo al gruppo editoriale anche dopo il dissesto proprietario provocato dalla
crisi del 1929 e dopo la morte di Nast nel 1942, con il passaggio di proprietà
alla famiglia Newhouse. La finalità di Vogue è sempre rimasta la medesima nel
tempo, inalterata nel suo spirito: rappresentare
la moda attraverso un occhio privilegiato, che contempli la cultura
abbracciandone le sue più svariate forme espressive. Un punto di vista multisfaccettato, volto a offrire uno sguardo il più
esaustivo possibile sulle evoluzioni della società, testimoniate, in prima
istanza, da sincronici - quanto sintomatici - cambiamenti delle tendenze. Oggi
come allora, la testata lavora in questa direzione, contando 19 edizioni in altrettanti Paesi (la
versione italiana è stata creata nel 1965, sulle orme di una già esistente
rivista chiamata Novità). Il suo livello
di qualità e prestigio è sempre rimasto invariato nella sua più autentica
essenzialità, mantenendo fede e rispetto ai principi di Condé Nast nella resa
illustrata di oltre un secolo di storia di moda ed eleganza.
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