“Anna Piaggi, una visionaria della moda”. Questo il tiolo del docu-film su Anna Piaggi, giornalista, icona di stile, musa ed esteta, a firma
di Alina Marazzi e presentato il
mese scorso in anteprima assoluta al Biografilm
Festival di Bologna.
Celebre per i suoi look, soprattutto per gli inconfondibili
e originalissimi copricapi, amica intima di Karl Lagerfeld, che ne fece la sua
musa, Manolo Blahnik, Gianni Versace, Anna
Piaggi ha personificato la calibrata contaminazione tra arte e moda, storia e
società, raccontandone le evoluzioni e anticipandone le tendenze.
Il docu-film racconta e celebra la sua vita, ripercorrendone
le tappe fondamentali, prima fra tutte l’amore per la moda. Un amore nato nei
primi anni ’60 - complice la sollecitazione di Alfa Castaldi, indimenticato fotografo che divenne suo marito nel
1962 – e validato dagli anni seguenti della swinging London durante i quali
affinò sempre di più la sua attitudine estetica, dando vita, tra le altre cose,
al concetto di moda vintage. Per Anna
Piaggi la moda diventò arte e lei stessa si trasformò in un’opera d’arte,
complice il suo stile e il suo inimitabile modo di porsi, quintessenza di
un’immaginazione visionaria e di una creatività senza eguali. Un’immaginazione e
una creatività che si riflettevano anche nella sua rubrica “Doppie
Pagine” su Vogue Italia, incontri spaziali di parole e immagini,
connubio di idee e colori di moda come in un quadro di Jean Michel Basquiat,
spunto per numerosi stilisti, in cui leggeva le creazioni di moda, cogliendone
emozioni e riferimenti artistici.
Nulla di quello che indossava Anna Piaggi era casuale, ma la
spontaneità e la naturalezza con cui si
comportava facevano sembrare tutto estremamente fluido. E così l’eccentricità
diveniva regolarità, simbolo di una devota ricerca estetica e, al contempo, di
una naturale vocazione alla moda. Quella di Anna Piaggi non era ostentazione:
non ne aveva bisogno. Era l’amore per la moda intesa come forma d’arte; come
linguaggio espressivo della società, quintessenza di storia, tradizioni e
cultura. Un amore che la portò a sviluppare un’immagine che la rese unica e
famosa in tutto il mondo.
Il documentario di Alina Marazzi ripercorre tutto ciò,
ponendo l’accento sulla doppia carriera di giornalista e icona del fashion. In
quest’ottica, rilevatrici sono le interviste effettuate alle persone che l’hanno
amata e stimata. Da Karl Lagerfeld
che definisce la sua teatralità "un'irresistibile composizione grafica che ti
veniva voglia di fissare sulla carta" a Jean Charles De Castelbajac che confessa quanto fosse solito
guardarla per decifrarla, passando per le dichiarazioni rilasciare dal suo
entourage che ama ricordarla come “una
fabbrica quotidiana di creazioni…una prima attrice che cambiava look in ogni
momento della giornata, ma sempre seguendo un filo ideologico…un'amante
dell’originalità al punto da restare delusa se in un film la protagonista non
si cambiava d'abito abbastanza spesso”.
Un viaggio per immagini e narrazioni attraverso le
emozioni che una grande donna ha regalato al mondo della moda, ma non solo. A
dimostrazione, ancora una volta, che la moda non è semplice frivolezza, bensì
qualcosa che si spinge ben oltre, andando a lambire i confini dell’arte nella
sua autentica accezione.
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