Volendo
parlare di giornalismo femminile e in
particolare di moda, non si può fare a meno di pensare a Maria Pezzi,
celebre firma che con il suo stile puntuale e aggraziato ha traghettato fino ai
giorni nostri il costume italiano nel suo nascere. Milanese di ferro, da quando
è nata ha vissuto sempre nella medesima casa, affacciata su Foro Bonaparte:
solida e alto borghese, proprio come lei. Punto d’approdo di una donna curiosa, intraprendete, pronta a
considerare e valutare con lievità, grazia, acume e competenza, tutte le novità
del secolo che ha attraversato, osservandolo da un punto di vista privilegiato
qual è quello della moda e dello stile, cruciale per comprenderne le virate
socio-culturali. Sulla sua natura di
giornalista di moda non vi sono dubbi; tuttavia definirla così può rivelarsi
riduttivo se si considera che - insieme a Irene Brin – quel mestiere l’ha
inventato, portandolo oltre il semplice riferire la lunghezza degli orli e
qualificandolo come l’attitudine ad osservare l’aria del tempo in tutte le sue
sfumature per coglierne, prima degli altri, le note di testa, lo spirito,
l’essenza, i punti di forza e di debolezza. Con la modestia che l’ha sempre
caratterizzata, era solita definirsi cronista e raccontare un mestiere cominciato per caso a Parigi su incoraggiamento
dell’illustratore René Gruau. Sono gli anni dell’assoluto e incontrastato
dominio della couture francese: le sarte italiane vanno in pellegrinaggio verso
la Ville Lumière per comprare i
modelli di Chanel, Lelong, Vionnet, Grès, Lanvin, Molyneux, Schiaparelli, che -
una volta giunti a Milano - vengono riproposti da Ventura, Tizzoni, Ferrario e
tanti altri. Fintanto che qualcuno decide di spiccare il volo…e Maria Pezzi è lì, pronta con la sua penna
ad accompagnare e certificare il debutto su un palcoscenico che, in men che non
si dica, si affolla di nomi prestigiosi: Gigliola, Curiel, Marucelli,
Veneziani. Da lì al decollo della moda italiana il passo è breve, complice
l’arguta e geniale invenzione di Giovanni
Battista Giorgini: le sfilate nella fiorentina Sala Bianca di Palazzo
Pitti. Come la moda, anche Maria Pezzi non si ferma più, seguendone ogni
movimento, qualsiasi evoluzione: operativa, sempre in prima fila, con il suo
inseparabile taccuino su cui annotare tutto quello che sotto i suoi occhi prende
forma a ritmi serrati. Ma soprattutto con
il suo straordinario intuito nel comprendere che il debutto di nomi come
Capucci, Valentino, Basile, Caumont, Cadette, Ken Scott, Walter Albini, Krizia,
Missoni, decreta la consacrazione della moda italiana. Fedele al suo stile
garbato, con piglio deciso ma elegante ha raccontato il made in Italy dai suoi
albori, vivendone ogni istante in modo intenso e coinvolgente. Lo stesso
coinvolgimento che si ritrova ancora oggi nei suoi scritti, spaccato di un
periodo prima ancora che reportage di decenni di moda.
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