Le fotografie scattate
dall’americano Pat English in
occasione della primissima sfilata di
Christian Dior, che hanno contribuito al successo planetario del New
Look ; la modella Dovima,
che posa in abito da sera con due elefanti davanti all’obiettivo di Richard Avedon nel 1955, uno scatto che
segnò in maniera indelebile la storia della fotografia di moda, portando
Monsieur Dior a teorizzare “nessun tipo
di bellezza può essere attraente senza essere interessante”; e ancora: l’eleganza del tailleur Bar fotografato
per le vie di Parigi da Willy Maywald
nel 1955, gli artigiani degli atelier di
haute couture immortalati da Patrick
Demarchelier davanti al numero 30 di Avenue Montaigne nel 2008, la
spensieratezza di Robert Pattinson
catturata da Nan Goldin per il
profumo Dior Homme nel 2013, ecc.
Sfogliando le pagine di Dior, images de légende si
ritrovano fotografie mitiche, che hanno
contribuito a far conoscere la maison Dior in tutto il mondo, ma anche scatti
più intimi, come quello di Christian Dior fotografato nel suo appartamento
da Cecil Beaton o quello di Natalie Portman pensierosa in Miss
Dior, in un’atmosfera intimista catturata da Paolo Roversi. Pubblicato
in occasione della mostra allestita in questi mesi al museo Christian Dior di
Granville, in Normandia e visitabile sino al 21 settembre 2014, quest’opera
raccoglie immagini leggendarie, che colgono tutta l’essenza dello spirito Dior.
L’esposizione Dior, images de légende, mira ad esplorare non semplicemente
il subliminale legame esistente tra fotografia e moda, bensì la liaison
amoureuse tra i più grandi interpreti dell’arte fotografica e la Maison. Una quarta tappa che
completa il trittico espositivo insieme a Dior,
le bal des artistes (2011), Stars en
Dior (2012) e Impressions Dior. Dior
et l’Impressionisme (2013), incentrate sulle correspondances tra il
marchio e il cinema, da una parte, e la pittura, dall’altra. Un passaggio
dovuto, che mostra in che modo e con quale forza dirompente, la fotografia
abbia avuto un ruolo determinante nella consacrazione del successo planetario
di Christian Dior.
Dal fatidico 1947, la Maison si è arricchita nel tempo dello
sguardo privilegiato dei più grandi fotografi mondiali, i quali, a loro volta,
hanno tratto ispirazione dallo stile del couturier: una sorta di contaminazione
reciproca, volta all’esaltazione congiunta dell’arte in tutte le sue forme di
espressione nonché quintessenza di stile, eleganza e raffinatezza.
Nell’immediato dopoguerra,
Richard Avedon, Horst P. Horst, Clifford Coffin hanno definito i canoni di
un’iconografia emblematica di Christian Dior. Sulla stessa scia, Irving Penn,
Cecil Beaton, Erwin Blumenfeld, Henry Clarke, Peter Knapp, Guy Bourdin ed
Helmut Newton costruiscono attorno alla visione femminile del couturier
l’archetipo della fotografia di moda, genere consacrato di diritto negli anni a
venire da firme quali Patrick Demarchelier, Dominique Issermann, Peter
Lindbergh, Terry Richardson, Nan Goldin, Jean Baptiste Mondino, Paolo Roversi, Bruce
Weber, Nick Knight, Inez van Lamsveerde Vinooh Matadin e Willy Vanderperre, i
quali hanno sempre guardato a Dior quale emblema per la definizione ottimale di
una fotografia di moda sempre più nitida nei contenuti così come nei tecnicismi
e nella forza comunicativa.
Tre i temi attorno ai quali si
sviluppa la mostra Dior, images de
légende, lo sguardo del fotografo,
il ritratto svelato dalla moda di Christian Dior e la costruzione dell’immagine
del couturier. A fare da fil rouge, i soggetti emblematici dell’iconografia
della Maison che compaiono lungo gli oltre 60 anni della fotografia di moda. Esposta, una selezione di 200 scatti
d’autore, accompagnati da circa sessanta creazioni di haute couture nonché da
un insieme di documenti d’epoca che illustrano la collaborazione tra la Maison
Dior, i suoi direttori artistici – fino ad arrivare all’attuale, Raf Simos – e
più di 80 grandi fotografi del XX e XXI secolo.
Uno stile, quello di Dior,
ideale da fotografare e messo in scena nei luoghi emblematici delle parigine
eleganti, come Place de la Concorde, il Giardino delle Tuileries e,
soprattutto, Versailles.
Una mostra ricca di spunti e
di firme autorali, ma caratterizzata dal denominatore comune della
rappresentazione della bellezza interessante, nel senso di intrigante,
misteriosa, indefinibile. Quintessenza segreta di glamour.
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