giovedì 5 dicembre 2013

BOOK_Jean Patou: A Fashionable Life









Jean Patou: a fashionable life” è il titolo del libro scritto da Emanuelle Polle, edito Flammarion e dedicato allo stilista Jean Patou. Perché, in effetti, fashionable è stata la vita di Patou sotto qualsiasi punto di vista: dalla creazione della Maison alle amicizie, passando per il rapporto con Mademoiselle Chanel e il concetto di modernità proprio dello stilista parigino.
Jean Patou, nel 1929, fu il primo ad allungare nuovamente gli orli, portando la moda a una femminilità più completa, nonostante con Chanel fosse stato un fervido sostenitore del look à la garçonne. Si prodigò, inoltre, perché la silhouette restasse naturale, complice la sua conoscenza dei materiali e l’impeccabile contributo delle premières. Una competenza radicata, acquisita lavorando nella conceria di famiglia specializzata in pelle di zigrino. Il debutto di Jean Patou avviene nel 1914 ma subito è smorzato dal suo arruolamento nell’esercito. Tuttavia, la maison non chiude grazie anche e soprattutto alla volontà dello stesso Patou che riusciva sempre a ritagliarsi delle aprentesi di evasione creativa. Terminata la guerra, non reciderà mai i rapporti con l’esercito e con i compagni di battaglia, come Maurice Le Bolzer, che trascorrerà una vita nella Maison.
Dal punto di vista stilistico i suoi tratti caratterizzanti sono linearità e semplicità, con una conseguente ridefinizione verso l’essenziale del guardaroba femminile e l’evidenziazione delle mises da giorno, chic e funzionali, e quelle da sera, sontuose e sofisticate, perlopiù tempestate di pietre preziose. Anche se tuttavia, la caratteristica più importante risiede nell’inclinazione al marketing. Con un approccio avveniristico e lungimirante, infatti, quando deposita nel 1925 la firma Jean Patou, estende il marchio dalle creazioni e tessuti a tutti i prodotti che esulano dalla sua specifica attività, segnando un antesignano esempio di quella che oggigiorno viene definita brand extension.
Semplicità e linearità delle forme sì, ma accompagnate dal culto per il colore di cui Patou era maestro, al punto di personalizzare alcune nuance, come, per esempio, “Vert Nile Patou”, “Absinthe Patou”, “Rouge Capucine”.
Il suo spazio sportswear “Coin des sports”, a poco tempo dall’apertura diviene un corner tipicamente anglosassone, adorato dalla clientela americana. Il suo “Coin des riens”, invece, si pone quale precursore della sussidiaria Jean Patou Parfumeur. Profumi e bellezza, infatti, sono insieme alla moda una costante della sua carriera, tanto che “Joy” è la seconda fragranza più venduta di tutti i tempi dopo Chanel “N° 5”. Una miscela di rosa e gelsomino, realizzata dal profumiere Henri Alméras e racchiusa in un flacone di cristallo di Baccarat, “Joy” veniva dato in omaggio inizialmente alle storiche clienti americane ormai soggiogate al crollo del 1929. Una fragranza che si assomma alle tre precedenti: “Amour Amour” per le pallide, “Que Sais-Je?” per le donne con la pelle scura e “Adieu Sagesse” per le rosse. Tra le altre creazioni beauty meritano di essere citati “Lift”, il rossetto ricaricabile del 1929, e “Huile de Chaldée” del 1927, l’olio abbronzante dalle suggestive evocazioni.
Con Mademoiselle Chanel visse un rapporto conflittuale dovuto alla reciproca concorrenza. Si rivolgevano infatti alla medesima clientela e la loro moda si somigliava. Tuttavia, Patou è difforme per quanto attiene aspetti caratteriali. Stringe solide relazioni con le donne professionalmente parlando, mentre non si legherà mai nella vita privata, dedicandosi completamente alla Maison, agli amici e alle proprie passioni.
Alla sua morte l’attività viene ereditata dalla madre che ne ridà lustro, affidando il côté creativo a stilisti del calibro di Marc Bohan, Karl Lagerfeld, Jean Paul Gaultier, Christian Lacroix. Nel 1987, però, si dissolve e resiste solo la divisione profumi di cui a breve avremo una speciale testimonianza: è infatti previsto il lancio del nuovo “Joy Forever” insieme alle riedizioni di “Chaldée”, “Patou pour Homme” e “Eau de Patou”.

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