martedì 3 dicembre 2013

PEOPLE_Vivienne Westwood: la regina punk della moda



























Hai una vita molto più interessante se indossi abiti unici”. Questa la convinzione della stilista inglese più nota e iconoclasta del mondo, punto di riferimento del costume internazionale, testimone privilegiata – nonché protagonista indiscussa – di quella sana contaminazione tra arte e moda molte volte evocata e snodo imprescindibile della scena culturale degli anni ’70.  Questo e molto altro ancora fanno capo a lei: Vivienne Westwood. Un nome che racchiude un tesoro di rimandi e visioni in bilico tra la visionaria immaginazione e la rappresentazione scenica del fermento artistico della seconda metà del secolo scorso, cartina di tornasole delle dinamiche sociali dell’epoca. Il suo nome, infatti, è indissolubilmente legato agli esordi della moda punk negli anni ’70, ma soprattutto alla sua inclinazione ad andare contro le convinzioni e il sistema, senza però con questo mancare di rispetto al passato per il quale ha sempre dimostrato una veneranda devozione, ispirandosi in continuazione per le sue creazioni.
La carriera di Madame Westwood spazia dallo street wear all’haute couture, fino all’abbigliamento ready-to-wear; dagli outfit che lei stessa disegnava per i Sex Pistols negli anni ’70 (quando iniziò l’attività di stilista insieme al compagno di allora Malcom McLaren, storico leader del gruppo) ai corsetti e agli abiti da sera degli anni ’80 e ’90, fino alle nuove tecniche di modellismo e all’interesse sociopolitico degli ultimi anni.
Un lavoro creativo che ha sempre spaziato da un estremo all’altro dell’universo della moda, dalla cultura di strada londinese alle eleganti e sofisticate collezioni per le passerelle di Parigi, Londra e Milano. Un mondo che segue da vicino, essendo lei stessa proprietaria e designer di un negozio di abbigliamento e tendenze – il celebre Leti t Rock al 430 di King’s Road – più volte rinominato nel tempo (nel 1974 Sex, in seguito Seditionaries e infine World’s End) e noto per l’inconfondibile insegna con l’orologio che gira al contrario.
La prima sfilata targata Westwood si tiene all’Olympia Londra nel 1981 con la collezione Pirate: la stilista lancia il New Romantic movement ed è subito successo, tanto che l’anno successivo sfilerà a Parigi, seconda designer britannica dopo Mary Quant.
Nel 1984 il suo stile comincia a guardare alla tradizione e alle tecniche sartoriali di Savile Row. Complice la riscoperta dei tipici tessuti inglesi del ‘600 e del ‘700, la creativa costruisce un codice vestimentario che nel 1989 Mr John Fairchild, presidente della Fairchild publications ed editor di Women’s Wear Daily, definirà “chic sauvage”.
Nel 1990 è la volta di una linea completa d’abbigliamento dedicata all’uomo, genere al quale aveva comunque lavorato sin dagli inizi, mentre nel 1998 lancia Anglomania, dedicata ai giovani e all’abbigliamento casual. Nelle sue creazioni, che si tratti di abiti o accessori, sono riscontrabili i dettagli del costume storico, come corsetti e crinoline rivisitati in chiave moderna e innovativa, oppure l’utilizzo di tessuti classicamente british, quali il tartan e il tweed, un astuto escamotage per realizzare capi ironicamente ispirati all’aristocrazia e alla monarchia inglesi.
Anche le calzature riflettono una sistematica esplorazione della struttura del costume storico, con collezioni che si ispirano al decoro del tardo settecento (Red Boot with Mirror Buckles, 1989), del rococò, dell’era vittoriana e dei dipinti fiamminghi. Dal 1971 a oggi tra i cult spiccano le calzature caratterizzate da intrecci unici di cuoio e tessuti pregiati, da palette di colori spettacolari, da altezze vertiginose, visto che, come proclama la stessa Westwood, “le scarpe devono avere tacchi altissimi e platform per mettere la bellezza delle donne su di un piedistallo”. Si va così dai primi modelli ispirati all’estetica del fetish e del bondage come le Goat Chain Boot della collezione Sex (1973/74), allo stivaletto indossato dalla stessa stilista e assunto a icona, ai Rope Sandal (1983) appartenenti al periodo Punk e portatori di colori innovativi come il viola e il bianco per le suole di gomma. Tra gli altri modelli passati alla storia, le famosissime zeppe mock-croc della serie Super Elevated, alte fino a ventun centimetri, ree d’aver causato al caduta in passerella di Naomi Campbell.
Numerosi i riconoscimenti ricevuti negli anni: l’onorificenza British Designer of the Year nel 1990 e nel 1991; il Queen’s Award for Export nel 1998; l’Export Designer of the Year e l’UK Fashion Export Award for Design nel 2003. Nel 2004, invece, il Victoria&Albert Museum di Londra le ha dedicato una retrospettiva, il più grande omaggio che il museo abbia mai dedicato a un designer, esponendo outfit selezionati direttamente dalla collezione privata del V&A e dall’archivio della stilista. Nel 2006 è la prima stilista inglese a ricevere l’onorificenza di D.B.E. (Dama comandante dell’ordine dell’Impero Britannico) da sua maestà la regina Elisabetta II come riconoscimento per l’eccezionale contributo alla moda d’oltremanica. 

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