lunedì 7 ottobre 2013

STYLE_Antonio Marras p/e 2014

















“Prima del mare, della terra, del cielo che tutto avvolge la natura aveva nell’universo un unico volto,
 fu detto CAOS, una mole grezza e malcomposta nient’altro che peso inerte e semi discordi di cose rudemente connesse stipate insieme” (Ovidio, Metamorfosi I 5,9).
Un equilibrato caos, un perfetto disordine. Una materia che cambia e gioca con le forme, i volumi.
 I canoni si rovesciano, gli equilibri diventano instabilmente solidi. Imperfetto, disarmonico, eccessivo. Compiuto, limpido, regolare. 
I codici si rispettano, trasgredendo. Questo il mood della collezione di Antonio Marras pensata per la prossima primavera/estate. I vestiti sono come fogli su cui scandire i tempi del cambiamento e della mutazione. Cabanne, giacche, camicie,
solo in apparenza rigorosi, rivelano escrescenze come se corazze si fossero arroccate 
sulla schiena a difesa e a scudo.
Top, tuniche, gonne 
dalle forme apparentemente distanti 
si rivelano vicine, contigue. Sorelle. Figlie. Ciascuna nata dalla modificazione dell’altra.
I colori sono riverberi 
che richiamano l’alba, i toni della nebbia, 
la luce della rugiada.
 Cipria, penicillina, cenere, azzurro polvere,
 verde palude e rosa delle principesse delle fiabe. Sui tessuti si rincorrono in materiali differenti ricami preziosi, fili impazziti, trasparenze, sovrapposizioni, ramages di vernice traforata,
 ali di farfalle di telina e chiffon,
 incrostazioni di pietre e nastri gros-grain,
 pizzi, dentelles, chantilly e ruches.
L’organza radzimire dai macro fiori
 incastonati in righe e bolle richiama mondi sognati e già conosciuti. Paesaggi dell’Olimpo
 dove si animano forme e colori.
 Ecrù e neri si intrecciano,
 incontrano, scontrano.
 Incastri di reti, pelle argento, fil coupè,
 rasi, broccati floreali, rigati tapestry, 
duchesse di seta, jacquard di cotone
 e tulli su tulli.
E come Ovidio, Antonio Marras viene spinto a narrare il mutare delle forme in corpi nuovi dall’estro. “O dei, se vostre sono queste metamorfosi, ispirate il mio disegno, così che il canto dalle origini
 del mondo si snodi ininterrotto sino ai miei giorni” (Ovidio, Metamorfosi I 1-4). 

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