Simbolo per antonomasia della seconda
metà del ‘900, ossia di quei decenni che hanno segnato l’affermarsi da un punto
di vista economico e non solo dell’Italia, mamma
Rai si mette in mostra in occasione dei sessant’anni della sua televisione e i
novanta della sua radio con un’esposizione visitabile in queste settimane, sino
al 15 giugno, alla Triennale di Milano.
Nata sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio del Senato della
Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero per i Beni e le Attività
culturali e per il Turismo, e con il sostegno di Eni e di Intesa Sanpaolo, si
avvale della prestigiosa partecipazione e collaborazione di Piero Angela, Piero
Badaloni, Andrea Camilleri, Bruno Pizzul, Arnaldo Plateroti, Emilio Ravel, Marcello
Sorgi, Bruno Vespa e Sergio Zavoli, ed è a cura di Costanza Esclapon,
Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne della Rai, Alessandro Nicosia,
Presidente di Comunicare Organizzando e di Barbara Scaramucci,
Direttore di Rai Teche.
Alla Rai, primaria istituzione culturale
del nostro Paese, va riconosciuto il plauso d’aver portato il mondo in casa degli italiani, facendoli entrare in un’idea di
futuro inimmaginabile prima, divenendo specchio delle loro vicende, narrandone
la vita quotidiana e costituendo non solo un servizio pubblico ma un vero e
proprio patrimonio nazionale. Attraverso la televisione e la radio, ha veicolato informazione, cultura e svago
nelle case, esprimendo anche i sentimenti unitari della nazione e
identificandosi con la sua crescita culturale e civile.
E siccome essere un servizio pubblico
non significa “solo” custodire i documenti più rappresentativi della storia di
un paese ma farli diventare memoria viva, la mostra si prefigge proprio
questo: raccontare la storia di
un’istituzione e, contemporaneamente, la storia del nostro immaginario
collettivo, attraverso i simboli che tutti riconosciamo, i programmi che
abbiamo seguito, i volti che ci hanno tenuto compagnia e le pagine di storia
che abbiamo condiviso con trepidazione, gioia, dolore, curiosità.
I grandi cambiamenti sociali, culturali,
scientifici dei quali l’Italia e il mondo sono stati protagonisti rivivono
nelle sezioni di questa esposizione non in maniera celebrativa e didascalica ma
con la vitalità e la pregnanza che i
documenti audiovisivi sanno restituire, offrendo allo spettatore la possibilità
di confrontarsi interattivamente con il passato, il presente e il futuro, verso
il quale i media devono continuamente proiettarsi per non perdere di vista le
sempre diverse esigenze della comunicazione e dell’informazione.
Tutto questo viene illustrato attraverso
miscellanee di programmi, filmati di
eventi particolarmente significativi, telegiornali, annunci, servizi,
programmi, quiz, tribune politiche. Ma anche con documenti d’archivio, fotografie d’epoca, opere d’arte della ricca
collezione Rai (Guttuso, De Chirico, Casorati, Nespolo, Cremona, Campigli,
Turcato, Vedova e molti altri), copioni e testimonianze manoscritte di chi
ha attivamente partecipato e vissuto la straordinaria avventura iniziata il 27
agosto del 1924, giorno dell’atto costitutivo dell’Unione Radiofonica Italiana
U.R.I. e gli anni di attività dall’URI all’EIAR fino alla RAI. La storia degli
ultimi novant’anni parlerà dunque con le voci dei suoi protagonisti.
Ad aprire la mostra, una sezione di
presentazione dal titolo “la Rai: una bella impresa italiana” che
testimonia l’origine e la nascita dell’azienda attraverso il racconto figurato di materiali d’archivio,
verbali, ordini di servizio (molto interessanti quelli emanati dal
Direttore dell’Eiar durante il Ventennio fascista, tra cui quello in cui si
dispone l’uso del “voi” o del “tu” al posto del “lei” nelle trasmissioni) e materiali di promozione (molti ideati
da Erberto Carboni, designer e illustratore che produsse una quantità immensa
di opere grafiche per la Rai): un racconto per simboli degli anni di attività
dall’URI all’EIAR fino alla RAI. Un racconto delle origini in cui trova spazio,
grazie alla collaborazione del Museo della Radio e Televisione di Torino, un set
televisivo degli anni ‘70 realizzato con strumenti e apparati originali
(televisori, microfoni, giraffe, telecamere, un rullo per i titoli funzionante)
per raccontare il “dietro le quinte” dei programmi che hanno fatto la storia
della televisione italiana. Nello spazio “museale” sono esposti anche
memorabilia e inediti come i bozzetti originali dei costumi per “Giovanna, la Nonna del Corsaro Nero”,
alcune tavole illustrate raffiguranti alcuni personaggi per “I quattro moschettieri” di Nizza e
Morbelli, il copione manoscritto originale del film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli” (1978), il Leone
d’oro di Gianfranco Rosi attribuito a Venezia per il film Sacro Gra.
Una
ricca selezione di costumi di scena particolarmente rappresentativi cattura lo spettatore
a metà del percorso espositivo. La relazione tra moda e costume permette contemporaneamente sia di
evocare le fondamentali icone della nostra tv che di visualizzare l’evoluzione
dello stile italiano dai primi Anni ‘60 a oggi.
I sessant’anni della Televisione
italiana sono articolati in otto sezioni, otto canali tematici, ciascuno
curato da un testimonial. A raccontare la storia dell’Informazione vi è
Sergio Zavoli; per lo Spettacolo Emilio Ravel; di Cultura parla
Andrea Camilleri e di Scienza Piero Angela. La sezione Politica è
affidata a Bruno Vespa, la Società a Piero Badaloni, l’Economia
ad Arnaldo Plateroti e lo Sport a Bruno Pizzul. Sono gli stessi curatori
in video a spiegare al visitatore il senso delle proprie sezioni. Il pubblico
vede scorrere la Storia - della Rai e insieme dell’Italia - attraverso una
ricca selezione tematica di contributi audio-video e programmi integrali,
godibili attraverso comode postazioni interattive di facile consultazione che
vedono il coinvolgimento di Rai Teche e del Centro Produzione Rai di Roma.
Una sezione a parte, una mostra dentro
la mostra, curata da Marcello Sorgi, è dedicata alla storia della Radio
narrata attraverso la voce dei protagonisti e molti materiali inediti. Qui
trovano casa nove postazioni tematiche interattive che offrono al
visitatore una selezione di novanta anni di programmi radiofonici, una
colonnina interattiva del Radiocorriere, cimeli come l’Uccellino dei programmi
radiofonici, documenti come il libretto contenente le “Norme per la redazione
di un testo radiofonico”, scritto da Carlo Emilio Gadda nel 1973.
A chiusura del percorso
espositivo una sezione tematica documenta l’attività del CRIT-Centro
Ricerche e Innovazione Tecnologica della Rai la cui istituzione risale al
1930. Partendo dalle origini della progettazione si arriva al domani,
raccontando il futuro della tecnologia di casa Rai.
La Rai racconta l’Italia
Fino
al 15 giugno 2014
Triennale
di Milano, via Alemagna 6, Milano
Orari:
martedì-domenica 10.30-20.30; giovedì 10.30-23.00
Ingresso
libero
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