La storia di Salvatore Ferragamo - calzolaio-scultore-inventore - ha un retrogusto di leggenda. Bella, simbolica, evocativa, omerica…sembra tutto tranne che realtà. Potrebbe essere il classico caso da manuale, che ciascuno di noi dovrebbe tenere appresso con sé, rileggendolo ogni tanto per trarre ispirazione, motivazione e buon esempio. E soprattutto per capire cosa si intenda realmente con l’espressione Made in Italy, spesso abusata senza conoscerne l’effettiva sostanza. Salvatore Ferragamo sapeva fare innovazione quando ancora non era un termine à la page, bensì una concreta novità nel vero senso della parola, alle volte talmente sconvolgente da lasciare l’opinione pubblica incredula. Scetticismi a parte, questo grandissimo uomo possedeva l’inclinazione naturale a sperimentare materiali sempre nuovi, inediti e imprevisti, alle volte non classicamente consoni a finire su calzature e accessori. Come se non bastasse, riusciva a prefigurarsi il futuro grazie alla lettura scrupolosa del passato ed alla sua conseguente comprensione. Nel suo archivio infiniti sono gli esempi che testimoniano questa sua illuminazione: 1931 il sandalo egizio; 1938 la zeppa in sughero per July Garland, primo brevetto nella storia della moda; 1938 apre il negozio a Londra; 1942 sperimenta materiali poveri come la rafia e il sughero; 1947 crea il sandalo Invisibile, una vera e propria opera d’arte che gli fa vincere il Neiman Marcus, l’Oscar della moda; 1948 apre il negozio di New York; 1956 utilizza materiali ricchi come i pellami pregiati, va in Australia e inventa il Sandalo 18 carati. L’elenco potrebbe estendersi all’infinito e ripercorrere decennio dopo decennio tutta la seconda metà del ‘900, scandendo le tappe più importanti della storia dell’italian style. Oggi il marchio è presente in oltre 90 Paesi del mondo, con 585 punti vendita monomarca, 3.000 dipendenti, una rete di laboratori artigiani tra i più qualificati. Veste donne e uomini di tutto il mondo, letteralmente dai piedi alla testa, estendendo il marchio a un vero e proprio concetto di stile di vita, che molto guarda alla Dolce Vita italiana di felliniana memoria, interpretata però nelle chiavi di lettura più moderne, complice sicuramente l’adorazione da parte delle star hollywoodiane. Proprio oggi come allora, al tempo di Salvatore Ferragamo, quando le dive americane si rimettevano alla sua maestria stilosa. Nel tempo mette la cravatta agli uomini, il foulard alle donne, aggiunge gli occhiali e l’orologio, rifinendo il tutto con note profumate di sottofondo sprigionate dalle sue fragranze. Una storia straordinaria e affascinante nel suo complesso così come in ogni sua singola fase, con un grande e unico protagonista sullo sfondo, lui: Salvatore Ferragamo. Classe 1898, studiò l’arte di calzolaio a Napoli e in seguito aprì un piccolo negozio. Ma non era sufficiente. Nel 1914 decise di emigrare a Boston, raggiungendo un fratello che lavorava in una fabbrica di scarpe. Ma non era ancora il momento di fermarsi. Ripartì alla volta della California, prima a Santa Barbara, poi a Hollywood dove aprì un negozio-laboratorio. Ecco giunto il momento di fermarsi: cominciò il passaparola, tutti parlavano di questo artigiano venuto dall’Italia, dalle scarpe bellissime, comode e robuste. In breve tempo fu battezzato a ragion avveduta il “Calzolaio delle star”. Un successo conquistato a suon di studi accademici: all’Università della California frequenta corsi di anatomia, scoprendo così che il peso del corpo, in posizione eretta, cade verticalmente sull’arco del piede. Da qui la scelta di realizzare scarpe che sostenessero l’arcata plantare, permettendo così al piede di muoversi come un pendolo all’inverso e alle dita di “nuotare” libere. L’elenco delle star che hanno calzato scarpe Ferragamo è lunghissimo, a sua volta una storia nella storia, trattandosi di quella del cinema made in Hollywood ovviamente: da Greta Garbo a Brigitte Bardot, da Marilyn Monroe a Ingrid Bergman, passando per Madonna e arrivando a Lady Gaga, Demi Moore, Angelina Jolie e Sarah Jessica Parker. Spesso alle calzature dava i nomi delle dive per le quali erano state create: è il caso della ballerina Audrey, ideata e realizzata per Audrey Hepburn nel 1954. Si dice che quando Salvatore Ferragamo toccava il piede della persona ne capiva anche e soprattutto il carattere: la scarpa che costruiva non era quindi solo su misura fisicamente ma anche psicologicamente. Da qui si comprende il confort impareggiabile offerto dalle sue calzature.
Nel 1960, alla morte di Salvatore, la moglie Wanda inaugura una nuova stagione dell’azienda, realizzandone il sogno: vestire la donna dai piedi alla testa. Un’impresa che porta avanti insieme ai sei figli, inserti nella vita aziendale a seconda della propria vocazione: Ferruccio, Leonardo e Massimo in ruoli manageriali; Giovanna, Fulvia e Fiamma nel ramo creativo. Oggi basta pensare a Ferragamo e si colgono i segni del successo, rappresentato da una presenza planetaria. Il segreto di un simile trionfo? Dalla maison ci tengono a precisare che fondamentale è non adagiarsi mai, non cullarsi sui propri successi, bensì sgomberare ogni sei mesi il tavolo da lavoro per ricominciare da capo. Un’eredità importante quella di Salvatore che la famiglia ha saputo fare propria: prova inconfutabile l’elevatissimo numero di misure diverse a disposizione per ogni modello, per una calzata comodissima ai limiti del fatto su misura anche per “produzioni in serie” se così si possono definire. Nell’archivio sono presenti 14.000 modelli complessivamente - in altre parole tutta la storia Ferragamo – e ogni anno ne vengono riprodotti alcuni in serie very limited. Per vere estimatrici del genere. Nell’archivio oltre ai modelli rientrano a gran diritto anche le tecniche di produzione, prima fra tutte la Tramezza, sinonimo di lavorazione artigianale, composta da 260 fasi distinte e da molte ore di lavoro manuale. Un marchio tradizionale nella sostanza ma innovatore nella forma, tanto da saper mantenere viva l’heritage senza però lasciarsi scappare le opportunità vincenti offerte dal mercato. La maison si è spinta infatti a Oriente prima degli altri, quando il Far East sembrava più una minaccia che altro. A farla da padrone in ogni sbocco commerciale le calzature da donna, seguite da quelle da uomo e dalle cravatte. Il consumatore rispetto agli anni passati è senza dubbio e inevitabilmente cambiato: oggi è più preparato, arriva in negozio informato e con l’intenzione di verificare personalmente la qualità dei prodotti. Da qui lo spirito del marchio di puntare sempre più alla sostanza, e quindi ai materiali e alle tecniche di lavorazione per arrivare ad ottenere prodotti perfetti e unici nel loro genere.
Ma come si è detto più volte Ferragamo è storia: storia del made in Italy, dell’italian style e più in generale dell’Italia. La sede della maison – Palazzo Spini Feroni a Firenze, uno dei migliori esempi di architettura medievale fiorentina – è stata comprata poco alla volta a rate dallo stesso Salvatore, partendo dalla soffitta (tre stanze che facevano da casa e laboratorio) e poi piano piano a scendere, comprando a mano a mano che gli affari miglioravano. Un’opera conclusa recentemente con il recupero del basamento che dal 2006 accoglie il Museo Ferragamo.
Salvatore Ferragamo è un marchio che si è fatto avanti a grandi passi nella storia: nella storia di un Paese, di uno stile e di un’attività – la moda – che tanto ha fatto e fa tuttora grande il nome Italia all’estero.
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