“Lusso:
s.m. (dal lat. luxus, -us, sovrabbondanza, eccesso nel modo di vivere). Sfoggio
di ricchezza, di sfarzo, di magnificenza; tendenza (anche abituale, come tenore
di vita) a spese superflue, incontrollate, per l’acquisto e l’uso di oggetti
che, o per la qualità o per l’ornamentazione, non hanno un’utilità
corrispondete al loro prezzo e sono volti a soddisfare l’ambizione e la vanità
più che un reale bisogno”. Così recita l’Enciclopedia Treccani alla voce lusso, un fenomeno che dalla definizione stessa appare
fortemente legato al contesto sociale e culturale di un’epoca:
probabilmente, infatti, se negli anni ’50 era un lusso possedere un’automobile,
oggi questo non lo è più, avendo lasciato il posto piuttosto al modello di
supercar posseduto…questo sì che fa lusso. Si tratta quindi di un concetto
mutevole e che tuttavia, denigratori compresi, ha sempre affascinato
l’umanità, rappresentando modi e oggetti di vita da desiderare e a cui
ambire, visibili e riconoscibili da chiunque. Una sorta di formulario le cui
diciture sono risuonate per l’uomo, nel corso dei tempi, una specie di
distinzione: se le rispetti entri di diritto nell’universo lusso,
altrimenti ne resti fuori. A ben guardare, da ciò scaturisce una divisione
della società al proprio interno: ecco perché probabilmente è idolatrato
dai suoi sostenitori, che lo interpretano come una molla propulsiva per il
progresso nonché come un’importante industria, e denigrato dai suoi detrattori,
che lo vivono come uno smacco morale o, peggio ancora, un indebolimento. Un
desiderio, quello dell’uomo, di dimostrare il suo grado di benessere e
prestigio, diffuso sin dagli antichi egizi che si facevano tumulare con tanto
di gioielli, suppellettili, armi e a volte mezzi di locomozione: tutti quegli
oggetti, in altre parole, che in vita li avevano accompagnati nella loro
scalata sociale, testimoniandone visibilmente l’ascesa graduale. Una voglia di grandeur
che ancora oggi ci accompagna - forse non fino alla tomba - condizionando le
nostre scelte. Connesso alla moda, però, spesso e volentieri viene snaturalizzato
della purezza del suo significato, venendo associato a oggetti inondati di
loghi in caratteri cubitali nel tentativo di far comprendere appieno di quale
maison siano i capi e gli accessori indossati: un’ostentazione alquanto gridata
che risulta nettamente in contrasto con una sussurrata esaltazione di
raffinatezza quale è in realtà il lusso. Perché sì, con lusso si intende proprio
un prodotto di altissima qualità, realizzato artigianalmente, nel rispetto
delle più nobili tecniche produttive, con l’utilizzo di pregiati materiali e un
culto meticoloso dei dettagli. Non è un logo gridato né un eccesso
provocatorio ad ogni costo, bensì un bell’oggetto o, altresì, potersi
permettere lo stile di vita che più piace. Il lusso è pertanto qualcosa
di evocato ed accennato, che emoziona e non aggredisce, che suggella l’armonia
di un’atmosfera che attiene intimamente a un vero e proprio modo di vivere.
Il tutto girando al largo dalla volgarità di cui ne è addirittura il
contrario, come asserisce madame Chanel. Accedere al lusso non è
semplice e non solo per i prezzi spesso alla portata non proprio di tutti:
ci vuole una vera e propria predisposizione mentale. Il lusso deve essere
sognato e non perché se ne sente il bisogno, bensì perché rappresenta uno stile
in perfetta sintonia con la nostra persona e a cui ambire…necessario quindi
un percorso propedeutico che educhi a questo universo, infondendone la magia
dello spirito. In virtù delle sue caratteristiche intrinseche, il lusso si
colora di una sfumatura eterna: ha una storia, che conferisce prestigio, e
soprattutto un futuro, che infonde uno slancio avantgarde. Esula
dal campo degli oggetti alla moda che hanno letteralmente il tempo di una
stagione. Riassume in sé tradizione e progresso e non è affatto democratico
come spesso ultimamente molti si ostinano ad affermare: se fosse per tutti
che lusso sarebbe? (sulle orme di un interrogativo ormai celebre posto da un
lussuosissimo Tom Ford…). È per pochi, è qualcosa di limitato: ecco perché
le famose limited edition godono sempre di un senso di lusso innato.
Disponibili in nei numeri e per poco tempo…più élitario di così. Impossibile
non notare quindi come trascenda dai bisogni meramente funzionali e si spinga
oltre. Ma in questo modo giunge a conquistare una sfera di noi stessi che esula
anche da quelli che sono i nostri desideri più reconditi, approdando a quella dimensione
che profuma di sogno. Lambisce quindi il nostro intimo, soddisfa un
piacere segreto e appaga l’edonismo.
Il lusso è quindi per noi stessi in prima istanza e soltanto dopo si
connota delle varie e possibili implicazioni sociali e culturali. Il lusso
per antonomasia diviene sinonimo di personalità, un bene che non si può
comprare e che cristallizza lo stile e il lifestyle. Sicuramente una cornice
amena aiuta e rende tutto più armonico. Non si cada però nell’errore di
ritenere che quest’ultima sia la sola condizione necessaria: imprescindibile
è la nostra naturale propensione ad assaporare e vivere il sogno.
Un’inclinazione che fortunatamente non ha prezzo, rivelandosi quindi, in un
certo qual modo, la cosa più lussuosa che si possa sognare di avere. Lusso
inteso quindi come carattere, con un pizzico di magia. Con l’obbligo di non
fossilizzarsi sulla questione e godersi la “conquista” di questo universo su
invito.
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