martedì 28 giugno 2016

PEOPLE_Franco Moschino


Francesco (Franco) Moschino nasce ad Abbiategrasso, alle porte di Milano, da Battista, imprenditore metallurgico, e Giuseppina Boeri. Dopo gli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera, l’incontro con Gianni Versace - per il quale realizza alcuni disegni di tessuti - lo introduce nel mondo della moda, portandolo ad affermarsi come illustratore di prestigiose testate – Gap, Linea Italiana e Harper’s Bazaar – e come disegnatore per diverse aziende produttrici di abbigliamento. Conclusa nel 1977 la collaborazione con Versace, l’anno successivo fonda insieme all’amico Mauro Foroni, anch’egli disegnatore, la società Franco Moschino focalizzata sulla creazione e la vendita di modelli per l’industria tessile e dell’abbigliamento. Numerose le collaborazioni avviate nel corso degli anni: disegna il prêt-à-porter prodotto dalla parigina Dejac, la linea Hamilton per Nordic Furs, la Albinea – divenuta poi Pianoforte – per Max Mara, le collezioni della pellicceria Matti e della camiceria per la Ascom e Lory of Florence, la maglieria Blumarine e i costumi da bagno Armonia. Cadette – impresa fra le prime a intuire l’importanza dell’unione tra stilismo e industria, avendola sperimentata con il precursore Walter Albini – nel 1978 lo ingaggia come fashion designer. Nel 1983 Moschino comincia a “firmare” i propri capi, prima quelli femminili e poi le collezioni uomo.
Nel 1984 la società Franco Moschino si unisce con Moonshadow, una società specializzata nell’organizzazione di attività promozionali dei marchi emergenti nel campo dell’abbigliamento, degli accessori e dell’arredamento. Dal 1984 al 2000, anno dell’acquisizione da parte della AEFFE – l’impresa riminese dei fratelli Alberta e Massimo Ferretti, licenziataria “storica” del marchio Moschino – la società Moonshadow concentra le attività di creazione stilistica, promozione e gestione delle licenze di produzione distribuite fra diverse aziende fra cui, oltre alla citata AEFFE, Sportswear International (jeans), IPAC e ALMA (maglieria), Maska e Miroglio (abbigliamento femminile), Portolano (guanti), Malipiero (cartoleria), Lario Seta (foulard), Ottica Ratti (occhiali), Falc (calzature) Marvel (costumi), Redwall (pelletteria), Sharra Pagano (bigiotteria). Moltiplicatisi nel corso degli anni fino a diventare una ventina, i contratti di licenza segnano il rapido diversificarsi dall’Alta Moda femminile in cui lo stilista aveva esordito con il marchio Moschino Couture, al prêt-à-porter, all’abbigliamento maschile e a quello casual, alla maglieria esterna e all’intimo, agli accessori.
I risultati economici sono di assoluto rilievo: nel 1988 gli utili realizzati da Moonshadow oltrepassano il miliardo di lire. Un traguardo che riflette la felice intuizione concretizzatasi nel lancio sul mercato della collezione Cheap&Chic, prodotta dalla rete di laboratori esclusivisti, organizzata tra Romagna e Marche, e pensata per i giovani, che gli consente di interpretare al meglio il ruolo di maestro della dissacrazione che la stampa di moda gli ha attribuito sin dalle prime sfilate. Dal punto di vista stilistico la collezione è ispirata dall’irrisione del culto dell’immagine che pervade la società dei consumi degli anni Ottanta, bersaglio delle provocazioni e dei paradossi di Moschino. L’irriverenza verso la moda prende la forma di oche applicate ai vestiti femminili, uova fritte disegnate sulle tasche, abiti stampati «no stress no dress», a cui si aggiungono il tubino nero con prezzo ricamato, l’autoironica T-shirt con la scritta «Moschifo», i vestiti fatti con i sacchi della spazzatura, con posate al posto dei bottoni e tazze invece del reggiseno. Nella campagna pubblicitaria del 1990, considerata il culmine della sua battaglia, di cui è al tempo stesso paladino e vittima, la moda è rappresentata da un vampiro abbinato alla scritta «Stop the fashion system».

Nel 1993, per celebrare il decennale della griffe Moschino, la Permanente di Milano gli dedica la mostra retrospettiva 10 anni di caos, in cui Moschino espone per la prima volta al pubblico i propri quadri. Nel 2000 il brand passa sotto la direzione artistica di Rossella Jardini Conti, la quale riprende – per rielaborarla in chiave contemporanea – l’heritage lasciata dallo stilista - prematuramente scomparso nel 1994 - mix di originalità irriverente e genialità creativa.

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