Giovanni Gastel,
nobili origini milanesi, nasce nel 1955 da Giuseppe Gastel e Ida Visconti di
Modrone. Uomo amabile e raffinato,
nipote del regista Luchino Visconti, mostra sin dalla tenera età la sua
vocazione per il teatro e la poesia, recitando nell’adolescenza in
compagnie sperimentali e pubblicando all’età di sedici anni una raccolta di
versi intitolata Casbah. Una vocazione che, ben presto, diviene artistica a
tuttotondo, coinvolgendo le sfumature più recondite delle espressioni
figurative della realtà. Negli anni ’70,
il suo primo contatto con la fotografia: un momento che segna un sodalizio
eterno, che ancora oggi accompagna Gastel nel suo viaggio attraverso la vita. Un viaggio vissuto e raccontato per
immagini, le quali evocano e rimandano a luoghi e tempi lontani, con un
coinvolgimento emozionale tale per cui risulta impossibile non vivere le
sensazioni di quegli attimi con tutto il pathos e le suggestioni relativi.
All’inizio realizza ritratti, piccoli still-life e qualche servizio di moda per
bambini. Nel 1975-76 inizia a
collaborare con la casa d’aste Christie’s e a fotografare per il Mipel. La svolta nel 1981, quando incontra Carla
Ghiglieri che diventa il suo agente e lo avvicina al mondo della moda: un
incontro fatale che segna l’evoluzione del suo percorso professionale. I suoi primi still-life compaiono nel 1982
sulla rivista Annabella; in seguito inizia a collaborare con Vogue Italia e poi
– complici gli incontri con Flavio
Lucchini e Gisella Borioli, editore e direttore di Edimoda - con le riviste
Mondo Uomo e Donna. Da questo in momento in poi è un successo dopo l’altro:
la sua attività s’intensifica e inizia a vantare importanti collaborazioni con
le più prestigiose testate del settore sia italiane che internazionali. Gastel fotografa e interpreta la moda
nella sua accezione più pura, proiettandola alla spettatore in tutta la sua
bellezza e la sua forza emotiva. Nelle sue fotografie non vi è spazio per gli
eccessi: tutto è ponderato; il suo stile è inconfondibile e la passione per
l’arte trapela incontaminata in ogni scatto: un’ironia quasi poetica si combina
sapientemente a un gusto sublime per l’equilibrio delle forme, dei contenuti e
degli spazi. Uno stile divinamente
personale che non disdegna però celebri rimandi a icone fotografiche del
passato: nelle sue immagini, soprattutto negli still-life, impossibile non cogliere le reminiscenze
della Pop Art e dell’opera di Irving Penn, armonizzate sulle note di un accordo
sinfonico che rimanda all’arte rinascimentale.
L’eleganza,
che sin dall’infanzia ha respirato soprattutto grazie alla madre, torna
puntuale nel suo lavoro,
ponendosi come cifra stilistica di un’attività attenta e precisa, che tiene conto della realtà pe renderla
immaginifica attraverso l’obiettivo. I
suoi scatti sono sofisticati ma moderni al tempo stesso, poetici e ironici,
resi magici e unici per merito di un lavoro svolto “all’antica”, con un
prezioso e raro banco ottico Deardorf, utilizzando solo polaroid o lastre di
grande formato 20x25. Gastel adora sperimentare, tanto da poter essere
definito, a ragion veduta, l’innovatore par
excellence: le sue elaborazioni e
contaminazioni portano a risultati fuori dall’ordinario, distanti e dilatati
dal significato originario.
Animato da una curiosità senza limiti,
interessato a scoprire il nuovo per condividerlo col fascino della resa fotografica,
non si ferma mai, cogliendo ogni opportunità come una nuova sfida dalla quale
far uscire riflessioni ed emozioni: nuovi stimoli che inducano alla ricerca di
altre fonti d’ispirazione. Questo lo spirito che ha caratterizzato anche i suoi
interventi in ambito formativo e con cui, intorno alla metà degli anni ’80, ha
fondato la Gastel&Associati con
Angelo Annibalini e Uberto Frigerio, volta all’inserimento dei giovani
fotografi – sia cresciuti nel suo studio che incontrati durante i numerosi
workshop - nel mondo professionale. Un impegno attivo e costante, il suo,
nel mondo della fotografia, che lo avvicina anche all’Associazione Fotografi Italiani Professionisti, di cui è stato presidente dal 1996 al 1998 e in seguito
presidente onorario. Ha lavorato per le testate più prestigiose del mondo:
celeberrimi i suoi still-life per Vogue
Gioielli, ottenuti dalla sovrapposizione di preziosi bijoux a ritratti di
moda - posizionati in modo da creare figure insolite e curiose dal corpo di
donna e dal volto delineato da forme astratte e preziose di spille e perle
incastonate – e fotografati su un piano dominato da un effetto trompe-l’oeil
alquanto efficace. Ha collaborato con le griffe più importanti: da Dior a Versace, da Tod’s a Krizia a
Trussardi, passando per Guerlain, Fratelli Rossetti, Hogan. Numerose le
mostre a lui dedicate tra cui: Fashion
still-life, Galleria Diaframma di Milano (1986), Trussardi e Gastel, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (1987)
e Palermo (1991); Gastel per Donna, in
via della Spiga a Milano (1991); Gioielli
della Fantasia, Museo Teatrale della Scala Milano (1992). Fino ad arrivare
al 1997, quando la Triennale gli dedica la grande personale Gastel,
voluta e curata dallo storico d’arte contemporanea Germano Celant: circa 200
fotografie in mostra, che testimoniano la lunga e prolifica carriera dell’artista,
consacrandolo nel firmamento dei divini.
Gastel è inconfondibile per lo stile e
l’eleganza che permeano i suoi scatti così come per i dettagli più pratici,
relativi ai procedimenti di lavorazione adottati: è solito, infatti, adottare
l’utilizzo delle tecniche “old-mix” quelle a incrocio, delle rielaborazioni
pittoriche, degli sdoppiamenti e delle stratificazioni, fino ad arrivare al
ritocco digitale.
Un successo
professionale consolidato nel tempo, tanto da portarlo ad apparire sulle più
importanti riviste specializzate a fianco di altri celeberrimi fotografi
italiani - quali Oliviero Toscani,
Giampaolo Barbieri, Ferdinando Scianna - o affiancato agli internazionali Helmut Newton, Richard Avendon, Annie
Lebowitz, Mario Testino e Jurgen Teller.
Nel 2002, nell'ambito della
manifestazione La Kore Oscar della Moda,
ha ricevuto l'Oscar per la fotografia.
Membro permanente del Museo Polaroid di Chicago, svolge la
sua attività lavorativa nel suo studio in Via Tortona a Milano, dove continua a
coltivare la sua passione per la ricerca fotografica a tuttotondo. Senza
perdere di vista la poesia: l’ultima sua raccolta di versi ha per titolo Cinquanta.
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