Ferdinando Scianna
è uno dei fotografi italiani di maggior rilievo. Dopo un primo periodo
dedicato agli studi di lettere e filosofie all’università di Palermo, nel 1963 s’imbatte in un incontro decisivo,
che gli cambierà la vita: conosce, infatti, lo scrittore Leonardo Sciascia con
il quale inizia un’amicizia profonda e duratura. Un legame che lo segnerà
profondamente anche dal punto di vista professionale, portandolo a esplorare le
contaminazioni tra le diverse forme culturali. Numerosi sono i lavori svolti a quattro mani, a partire dal saggio
introduttivo scritto dall’autore nel 1965 per Feste religiose in Sicilia, il libro vincitore del premio Nadar con
cui un giovanissimo Scianna si presenta al mondo della fotografia.
Sin da piccolo ha ritratto la gente della
sua città, ma solo molti anni più tardi – per la precisione nel 2002 – avrebbe
recuperato quelle immagini già belle e importanti (con ritratti di Jorge Luis
Borges, Alberto Sordi, Maurizio Calvesi, Alberto Lattuada, Alfonso Gatto, Henri
Cartier-Bresson, tutti in visita in Sicilia) in un libro accompagnato dalla
mostra Quelli di Bagheria.
Complice
Feste religiose in Sicilia, si trasferisce a Milano. Nel 1967 viene
assunto a L’Europeo in qualità di fotoreporter e inviato speciale, mentre dal
1974 come corrispondente da Parigi, città dove rimane per dieci anni,
approfondendo un’altra amicizia significativa per la sua vocazione
professionale, quella con Henri Cartier-Bresson, che lo presenta all’agenzia Magnum di cui diviene membro associato
nel 1987 e definitivo dopo due anni. Continua la sua attività di reportage
pubblicando diversi libri, fra cui svettano, nel 1977, Les Siciliens e La Villa dei
Mostri e nel 1988 Kami,
importante documentario sulla realtà di un villaggio boliviano – e la
monografia Le forme del Caos. Si avvicina alla moda nel 1987, su
suggerimento di Dolce & Gabbana per i quali realizza alcune campagne, la
prima delle quali è il back stage di una sfilata. Pubblica su Grazia, Stern,
Marie Claire, Vogue, Moda. Nel 1989 realizza il volume Maglia, incentrato
sull’industria della maglieria italiana con testi di Guido Vergani.
Il suo approccio stilistico si caratterizza
per una precisa e determinata contaminazione tra fotografia di moda e
reportage, introducendo elementi diversi e accostando realtà lontane come la
tanto amata Sicilia, fiera del suo sapore antico, e quel mondo della moda –
patinato e glamour – che la recupera.
Ambienta i suoi set fra la gente comune,
nella penombra dei negozi di barbiere e dei bar dove le tende a filo sembrano
tenere fuori il caldo, nei mercati e nelle strade.
Sono tutti elementi sottolineati dal suo
ricorrente utilizzo del bianconero, deciso e raffinato, che si ritrovano in
Marpessa, un racconto (1993), ma
soprattutto in Altrove, reportage di moda
(1995). Nella sua fitta attività, non si dimentica di curare le ricerche – Dormire, forse sognare è del 1997 –
accompagnate da un’intensa attività espositiva, e il ritratto: fra il 1989 e il
1999 escono le sue monografie su Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta, Jorge
Luis Borges, edite da Sciardelli.
Nel
2001 raccoglie i suoi scritti pubblicati su diverse testate italiane e francesi
nel volume Obiettivo ambiguo, dove,
accanto allo spirito polemico, emergono composte notazioni poetiche. A testimonianza
del suo spirito artistico multiforme.
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