Correva l’anno 1854 quando Louis Vuitton fondò l’omonima Maison. Circa quattro decenni più tardi, nel
1896, il figlio Georges ebbe una
geniale invenzione: il Monogram. Un
omaggio al padre, destinato a divenire un’icona
celebrata universalmente e ad assurgere il ruolo di simbolo identificativo
della Maison. Rivoluzionario sin dal
momento della sua apparizione per la capacità di evocare immediatamente un
marchio, il Monogram rappresentò un simbolo di modernità dalla forza
dirompente, diventando l’antesignano dei contemporanei concetti di logo e delle
campagne di branding.
Un’invenzione unica nel suo
genere, divenuta tradizione per la Maison proprio per i suoi caratteri di
modernità. Sarà Gaston-Louis Vuitton
nel 1965 a raccontare in che modo il padre Georges era arrivato a ideare il
motivo Monogram. Caratteristiche
inconfondibili, le iniziali dell’azienda, LV, che, seppur intrecciate,
rimangono perfettamente leggibili. A
completamento, il diamante, dai lati rigorosamente concavi e con al centro
l’inconfondibile fiore dai quattro petali. Il fiore viene poi replicato nel suo
positivo. Infine, si aggiunge il cerchio, contenente al suo interno un fiore
con quattro petali dai contorni arrotondati.
Nel tempo il Monogram è
divenuto un segno riconoscibile a livello mondiale, fino a rappresentare la firma della Maison, quintessenza di
arte, moda, design e cultura. Valori che Louis Vuitton ha fatto propri,
preservandoli e impreziosendoli nei decenni con un visionario spirito di innovazione e una costante attività di sperimentazione. Un approccio lungimirante,
nel quale si inserisce “Celebrando il Monogram”, il
progetto lanciato quest’anno. Una
raccolta di reinterpretazioni personali del Monogram stesso, declinato in
articoli in simbiosi con lo spirito della Maison e visione attualizzata di ciò
che caratterizza il contesto quotidiano e familiare. A prendere parte
all’iniziativa, sei firme. Sei
grandi talenti nei rispettivi ambiti di competenza. Sei iconoclasti: Christian Louboutin, Cindy Sherman, Frank Gehry, Karl Lagerfeld,
Marc Newson e
Rei Kawakubo. Complice la loro ineffabile creatività, hanno dato vita a una
collezione di pezzi unici, innovativi e d’avanguardia, ma, al tempo stesso,
calzanti il dna della Maison.
Christian Louboutin
Christian Louboutin sviluppa
sin da giovane un amore misto a venerazione per la femminilità, complice,
probabilmente, il fatto di essere cresciuto fra le donne. La sua attenzione, in
particolare, è attratta dalle forme iconiche dei tacchi alti. Un culto che,
combinato con l’atmosfera parigina pervasa da donne meravigliose, trova
concreta realizzazione con l’apertura del primo negozio nella Ville Lumière nel
1991. Da allora l’ascesa di Christian Louboutin nell’olimpo dei divini è stata
inevitabile: 90 gli stores dislocati in tutto il mondo e due nuove linee –
borse e uomo - che sono andate ad affiancare quella femminile.
Christian Louboutin in poco
tempo ha saputo conquistare le donne, vestendo i piedi di dive e divine, ma,
soprattutto, facendo della celeberrima suola rossa un tratto distintivo, una
sorta di firma autoriale, universalmente nota.
Fonte di ispirazione, la
contaminazione reciproca delle due anime, la sua e quella di Louis Vuitton. A caratterizzare le creazioni Louboutin per
il progetto “Celebrando il Monogram”, i Nabis, un gruppo di artisti
francesi collocabile tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX e fortemente
incline a guardare all’arte giapponese. A
completamento, il radicamento del celeberrimo designer di scarpe, o meglio
delle scarpe dalle suole rosse, nello spirito francese e parigino. Da qui
l’idea di creare qualcosa che rappresentasse l’essenza della Ville Lumière: il caddy. A prima vista, la borsa,
infatti, evoca lo shopping nei mercati parigini. A suggellare l’unione magnificente tra i codici Louboutin e Vuitton,
con un occhio particolare per i Nabis, la lacca: un elemento
imprescindibile a firmare con un tocco di rosso le creazioni del designer per
la Maison.
Cindy Sherman
Cindy Sherman: regista nonché
creatrice di immagini. In prima linea nelle sue opere, può essere definita a
ragion veduta un’artista a tuttotondo. Attrice ma anche modella, cinematografa
e fotografa, autrice e, al contempo, nota per i suoi autoscatti. Centrali,
nelle sue opere, la figura e il ruolo della donna alle quali dà vita utilizzando
molteplici tecniche: pellicola, fotografia di moda, ritratto storico, solo per
citarne qualcuna.
Fonte di ispirazione per la
sua interpretazione del progetto “Celebrando il Monogram”, il baule, caposaldo nella storia della Maison. Un baule dall’aspetto vintage, complice l’applicazione di una serie di
adesivi, quasi ad evocare viaggi ed avventure per luoghi lontani (un tema caro
a Louis Vuitton). A completamento, una tracolla da utilizzarsi a parte.
Frank Gehry
Frank Gehry rappresenta uno
degli architetti più quotati ancora in attività. Tratto distintivo della sua
arte applicata, la capacità di
utilizzare materiali umili dandogli una nuova e nobile vita. Il tutto
contemplando un sapiente mix di semplicità e spettacolarizzazione. Correva
l’anno 1962 quando a Los Angeles apre il suo studio di architettura: da allora
ha ideato e realizzato alcuni dei più importanti edifici al mondo, dalla
ristrutturazione della sua residenza a Santa Monica al Guggenheim Museum di
Bilbao. Dulcis in fundo, la firma di un progetto architettonico caro alla
Maison, la Fondazione Louis Vuitton che a fine mese aprirà i battenti a Parigi.
Oggetto del progetto
“Celebrando il Monogram”, una borsa.
Per realizzarla, numerosi sono stati i momenti di confronto con la Maison, grazie
ai quali ha sperimentato tecniche di lavorazione e dettagli che hanno definito
il prodotto nel suo essere. Segni
inconfondibili, gli interni blu, volti a conferire un senso di ordine, nella
contemplazione di un armonico contrasto con gli esterni marroni del Monogram.
Karl Lagerfeld
Definire Karl Lagerfeld
semplicemente stilista risulta piuttosto riduttivo. A lui, infatti, il plauso
di aver rivoluzionato il senso del costume, segnandone le tappe più
significative. Lungimirante e visionario, Lagerfeld ha sempre saputo guardare
alla storia delle maisons di cui ha creato negli anni la direzione artistica –
Fendi e Chanel in testa - per proiettarle nel futuro: un domani che guarda al
passato come fonte inesauribile di visioni e significati nonché elemento fondante
di un successo annunciato. La sua conoscenza affonda profonde radici nelle
diverse sfumature che la cultura può assumere: arte, storia, moda, fotografia,
architettura, musica. Un approccio onnicomprensivo grazie al quale sviluppare
una mente visionaria, in grado di cogliere prima delle altre cambiamenti ed
evoluzioni sociali e di stile.
Diverse le idee che l’hanno ispirato nel progetto “Celebrando il
Monogram” e alle quali ha dato vita. Idee tra loro diverse, ma tutte gravitanti
attorno al mondo del pugilato. Uno sport, secondo Lagerfeld, da praticarsi nel lusso più
totale. E se lusso deve essere, che lusso sia. Et voilà un’enorme valigia all’interno della quale trovare un sacco da boxe; un
tappeto speciale, dedicato ai principianti ai quali indica dove e come
posizionare i piedi e quali movimenti eseguire; una borsa più piccola, utile
per trasportare i guantoni, pratica e funzionale. Tolto il sacco, l’enorme
valigia, se poggiata al supporto di metallo, diventa un meraviglioso e
inaspettato armadio con mensole. Ma
non è tutto…se al fondo viene applicato uno speciale dispositivo di rotelle,
risulta particolarmente agevole da trasportare in giro per casa.
Marc Newson
Scultore e creatore di
gioielli, ma anche industrial designer. Marc Newson si applica al campo delle
arti nelle sue accezioni più nobili, maturando esperienze che lo portano a
realizzare in prima linea progetti importanti che spaziano dall’aerospaziale al
tecnologico, dall’arredamento alla moda. Per lui non vi sono divisioni tra le
varie discipline, anzi, risultano essere tutte imprescindibilmente legate tra
loro.
Lasciato libero di trarre la
massima ispirazione dalla sua creatività per il progetto “Celebrando il
Monogram”, Newson ha pensato a uno zaino
da viaggio, caratterizzato da una struttura
interna in grado di mantenerlo in piedi una volta poggiato a terra. Un
oggetto che pone in prima linea l’estetica
combinata con la funzionalità, che, a sua volta, viene validata dalla tela
Monogram applicata intorno alla base dello zaino in modo da renderlo
impermeabile all’acqua e resistente all’usura.
Estetica e funzionalità,
infine, trovano un terzo compagno di viaggio nell’ironia, data dall’utilizzo di
un materiale come pelle di montone dai colori vivaci.
Rei Kawakubo
Studentessa di arte e letteratura,
ma stilista autodidatta di professione, Rei Kawakubo non si è mai fermata,
mettendo a segno numerose esperienze in campo moda con le quali ha consolidato
le proprie conoscenze e ha affinato pratiche e lavorazioni. Un processo di
crescita e formazione continua che nel
1969 ha dato vita al brand Comme des Garçons. Oggi come allora, Rei
Kawakubo supervisiona tutte le fasi creative al fine di garantire coerenza,
unitarietà e interconnessione a livello di immagine nonché produttivo.
Ad ispirare la creazione
nell’ambito del progetto “Celebrando il Monogram”, la creazione di fori nel tessuto della borsa. Una sorta di
sconvolgimento ponderato, mirato il nuovo nella tradizione.
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