venerdì 17 ottobre 2014

STYLE_Sei iconoclasti rendono omaggio al Monogram












Correva l’anno 1854 quando Louis Vuitton fondò l’omonima Maison. Circa quattro decenni più tardi, nel 1896, il figlio Georges ebbe una geniale invenzione: il Monogram. Un omaggio al padre, destinato a divenire un’icona celebrata universalmente e ad assurgere il ruolo di simbolo identificativo della Maison. Rivoluzionario sin dal momento della sua apparizione per la capacità di evocare immediatamente un marchio, il Monogram rappresentò un simbolo di modernità dalla forza dirompente, diventando l’antesignano dei contemporanei concetti di logo e delle campagne di branding.
Un’invenzione unica nel suo genere, divenuta tradizione per la Maison proprio per i suoi caratteri di modernità. Sarà Gaston-Louis Vuitton nel 1965 a raccontare in che modo il padre Georges era arrivato a ideare il motivo Monogram. Caratteristiche inconfondibili, le iniziali dell’azienda, LV, che, seppur intrecciate, rimangono perfettamente leggibili. A completamento, il diamante, dai lati rigorosamente concavi e con al centro l’inconfondibile fiore dai quattro petali. Il fiore viene poi replicato nel suo positivo. Infine, si aggiunge il cerchio, contenente al suo interno un fiore con quattro petali dai contorni arrotondati.
Nel tempo il Monogram è divenuto un segno riconoscibile a livello mondiale, fino a rappresentare la firma della Maison, quintessenza di arte, moda, design e cultura. Valori che Louis Vuitton ha fatto propri, preservandoli e impreziosendoli nei decenni con un visionario spirito di innovazione e una costante attività di sperimentazione. Un approccio lungimirante, nel quale si inserisce “Celebrando il Monogram”, il progetto lanciato quest’anno. Una raccolta di reinterpretazioni personali del Monogram stesso, declinato in articoli in simbiosi con lo spirito della Maison e visione attualizzata di ciò che caratterizza il contesto quotidiano e familiare. A prendere parte all’iniziativa, sei firme. Sei grandi talenti nei rispettivi ambiti di competenza. Sei iconoclasti: Christian Louboutin, Cindy Sherman, Frank Gehry, Karl Lagerfeld, Marc Newson e Rei Kawakubo. Complice la loro ineffabile creatività, hanno dato vita a una collezione di pezzi unici, innovativi e d’avanguardia, ma, al tempo stesso, calzanti il dna della Maison.

Christian Louboutin
Christian Louboutin sviluppa sin da giovane un amore misto a venerazione per la femminilità, complice, probabilmente, il fatto di essere cresciuto fra le donne. La sua attenzione, in particolare, è attratta dalle forme iconiche dei tacchi alti. Un culto che, combinato con l’atmosfera parigina pervasa da donne meravigliose, trova concreta realizzazione con l’apertura del primo negozio nella Ville Lumière nel 1991. Da allora l’ascesa di Christian Louboutin nell’olimpo dei divini è stata inevitabile: 90 gli stores dislocati in tutto il mondo e due nuove linee – borse e uomo - che sono andate ad affiancare quella femminile.
Christian Louboutin in poco tempo ha saputo conquistare le donne, vestendo i piedi di dive e divine, ma, soprattutto, facendo della celeberrima suola rossa un tratto distintivo, una sorta di firma autoriale, universalmente nota.
Fonte di ispirazione, la contaminazione reciproca delle due anime, la sua e quella di Louis Vuitton. A caratterizzare le creazioni Louboutin per il progetto “Celebrando il Monogram”, i Nabis, un gruppo di artisti francesi collocabile tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX e fortemente incline a guardare all’arte giapponese. A completamento, il radicamento del celeberrimo designer di scarpe, o meglio delle scarpe dalle suole rosse, nello spirito francese e parigino. Da qui l’idea di creare qualcosa che rappresentasse l’essenza della Ville Lumière: il caddy. A prima vista, la borsa, infatti, evoca lo shopping nei mercati parigini. A suggellare l’unione magnificente tra i codici Louboutin e Vuitton, con un occhio particolare per i Nabis, la lacca: un elemento imprescindibile a firmare con un tocco di rosso le creazioni del designer per la Maison.


Cindy Sherman
Cindy Sherman: regista nonché creatrice di immagini. In prima linea nelle sue opere, può essere definita a ragion veduta un’artista a tuttotondo. Attrice ma anche modella, cinematografa e fotografa, autrice e, al contempo, nota per i suoi autoscatti. Centrali, nelle sue opere, la figura e il ruolo della donna alle quali dà vita utilizzando molteplici tecniche: pellicola, fotografia di moda, ritratto storico, solo per citarne qualcuna.
Fonte di ispirazione per la sua interpretazione del progetto “Celebrando il Monogram”, il baule, caposaldo nella storia della Maison. Un baule dall’aspetto vintage, complice l’applicazione di una serie di adesivi, quasi ad evocare viaggi ed avventure per luoghi lontani (un tema caro a Louis Vuitton). A completamento, una tracolla da utilizzarsi a parte.

Frank Gehry
Frank Gehry rappresenta uno degli architetti più quotati ancora in attività. Tratto distintivo della sua arte applicata, la capacità di utilizzare materiali umili dandogli una nuova e nobile vita. Il tutto contemplando un sapiente mix di semplicità e spettacolarizzazione. Correva l’anno 1962 quando a Los Angeles apre il suo studio di architettura: da allora ha ideato e realizzato alcuni dei più importanti edifici al mondo, dalla ristrutturazione della sua residenza a Santa Monica al Guggenheim Museum di Bilbao. Dulcis in fundo, la firma di un progetto architettonico caro alla Maison, la Fondazione Louis Vuitton che a fine mese aprirà i battenti a Parigi.
Oggetto del progetto “Celebrando il Monogram”, una borsa. Per realizzarla, numerosi sono stati i momenti di confronto con la Maison, grazie ai quali ha sperimentato tecniche di lavorazione e dettagli che hanno definito il prodotto nel suo essere. Segni inconfondibili, gli interni blu, volti a conferire un senso di ordine, nella contemplazione di un armonico contrasto con gli esterni marroni del Monogram.

Karl Lagerfeld
Definire Karl Lagerfeld semplicemente stilista risulta piuttosto riduttivo. A lui, infatti, il plauso di aver rivoluzionato il senso del costume, segnandone le tappe più significative. Lungimirante e visionario, Lagerfeld ha sempre saputo guardare alla storia delle maisons di cui ha creato negli anni la direzione artistica – Fendi e Chanel in testa - per proiettarle nel futuro: un domani che guarda al passato come fonte inesauribile di visioni e significati nonché elemento fondante di un successo annunciato. La sua conoscenza affonda profonde radici nelle diverse sfumature che la cultura può assumere: arte, storia, moda, fotografia, architettura, musica. Un approccio onnicomprensivo grazie al quale sviluppare una mente visionaria, in grado di cogliere prima delle altre cambiamenti ed evoluzioni sociali e di stile.
Diverse le idee che l’hanno ispirato nel progetto “Celebrando il Monogram” e alle quali ha dato vita. Idee tra loro diverse, ma tutte gravitanti attorno al mondo del pugilato. Uno sport, secondo Lagerfeld, da praticarsi nel lusso più totale. E se lusso deve essere, che lusso sia. Et voilà un’enorme valigia all’interno della quale trovare un sacco da boxe; un tappeto speciale, dedicato ai principianti ai quali indica dove e come posizionare i piedi e quali movimenti eseguire; una borsa più piccola, utile per trasportare i guantoni, pratica e funzionale. Tolto il sacco, l’enorme valigia, se poggiata al supporto di metallo, diventa un meraviglioso e inaspettato armadio con mensole. Ma non è tutto…se al fondo viene applicato uno speciale dispositivo di rotelle, risulta particolarmente agevole da trasportare in giro per casa.

Marc Newson
Scultore e creatore di gioielli, ma anche industrial designer. Marc Newson si applica al campo delle arti nelle sue accezioni più nobili, maturando esperienze che lo portano a realizzare in prima linea progetti importanti che spaziano dall’aerospaziale al tecnologico, dall’arredamento alla moda. Per lui non vi sono divisioni tra le varie discipline, anzi, risultano essere tutte imprescindibilmente legate tra loro.  
Lasciato libero di trarre la massima ispirazione dalla sua creatività per il progetto “Celebrando il Monogram”, Newson ha pensato a uno zaino da viaggio, caratterizzato da una struttura interna in grado di mantenerlo in piedi una volta poggiato a terra. Un oggetto che pone in prima linea l’estetica combinata con la funzionalità, che, a sua volta, viene validata dalla tela Monogram applicata intorno alla base dello zaino in modo da renderlo impermeabile all’acqua e resistente all’usura.
Estetica e funzionalità, infine, trovano un terzo compagno di viaggio nell’ironia, data dall’utilizzo di un materiale come pelle di montone dai colori vivaci.

Rei Kawakubo
Studentessa di arte e letteratura, ma stilista autodidatta di professione, Rei Kawakubo non si è mai fermata, mettendo a segno numerose esperienze in campo moda con le quali ha consolidato le proprie conoscenze e ha affinato pratiche e lavorazioni. Un processo di crescita e formazione continua che nel 1969 ha dato vita al brand Comme des Garçons. Oggi come allora, Rei Kawakubo supervisiona tutte le fasi creative al fine di garantire coerenza, unitarietà e interconnessione a livello di immagine nonché produttivo.

Ad ispirare la creazione nell’ambito del progetto “Celebrando il Monogram”, la creazione di fori nel tessuto della borsa. Una sorta di sconvolgimento ponderato, mirato il nuovo nella tradizione.

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