martedì 16 aprile 2013

STYLE_Valentino si ispira a Vermeer


















Il fascino discreto del made in Italy. L’eleganza sofisticata dell’artigianalità che trova realizzazione in capi unici, frutto di un estro visionario e di un’abilità manuale senza eguali. L’inconfondibile cifra stilistica di una tradizione creativa che unisce sapientemente classicità e innovazione, rigore manifatturiero e vocazione sperimentale, cura per il dettaglio, ricercatezza formale e cultura iconografica. Nulla viene lasciato al caso: ogni particolare è frutto di uno studio meticoloso, di pensieri e suggestioni che racchiudono precisi significati e valori. Si tratta della moda italiana che tutto il mondo guarda con ammirazione e reverenzialità, quintessenza di spirito imprenditoriale, qualità artigianale ed emozione artistica.
Emblematica, in tal senso, l’ultima sfilata di Valentino nella Ville Lumière: una collezione autunno/inverno 2013 che rappresenta un vero e proprio gioiello, sia in termini di qualità che d’identità. Quella stessa identità della moda italiana che sa imporsi con garbata determinazione su ogni palcoscenico internazionale, facendo grande il nome del nostro Paese ed esportando, con esso, tutti i valori unici ed inestimabili che nel tempo ne hanno tracciato in maniera indelebile il profilo.
Ad ispirare la coppia creativa della Maison – Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli – l’arte e, in particolare, la pittura fiamminga secentesca. Un omaggio a Jan Vermeer e alle scene d’interni a cui la collezione restituisce un’anima, complice la sapiente posologia di geometrie, atmosfere, preziosità decorative. Un equilibrio sospeso tra luce e penombra, tra severità ed eleganza, che rilegge in modo fedele gli slanci creativi del pittore e li reinterpreta secondo i canoni contemporanei.
Esili creature virginali scivolano leggere – quasi eteree – lungo la passerella, con i volti incorniciati da morbide trecce: calate in una dimensione atemporale, sembrano appena uscite dalla tela o pronte ad entrarci, immaginifica commistione di una seduzione metropolitana e di una ricercatezza d’epoca. A completare una simile magia, tagli eccellenti, linee essenziali, ma sinouse, e una femminilità d’antan, tripudio di grazia regale.
Lo stile Valentino sfila inconfondibile, fiero della perfezione delle sue architetture sartoriali e, al tempo stesso, dell’equilibrio dei dettagli e della classicità dei filati pregiatissimi. I tessuti evocano le stanze incantate di Vermeer, complici i bouquet floreali disegnati nelle tonalità dei blu oltremare e dei porpora sfarzosi. Un’estasi enfatica, resa tale anche dalle stole d’ermellino, dalle cappe e dai mantelli. I bustier, invece, sono cesellati come gli intarsi delle vecchie argenterie o come i damaschi borghesi; gli abiti-vestaglia coprono la silhouette per intero: quelli neri e austeri, riportano alla mente atmosfere di conventi o collegi, anche e soprattutto per l’utilizzo bon ton di colletti inamidati e di polsini severi, mentre quelli blu, bianchi, rossi e celesti, impalpabili e vaporosi come nuvole, si contraddistinguono per la minuzia dei ricami e l’essenzialità dei modelli.
Tutto appare retrò e contemporaneo al tempo stesso. Unico grande assente della collezione, nonostante protagonista indiscusso della tavolozza cromatica di Vermeer, il giallo. Non un errore e nemmeno una svista, bensì una libera interpretazione che ha voluto prediligere l’anima autentica del pittore, dando ampio spazio al decoro e al cesello anziché alle giustapposizioni cromatiche. Le oscurità e i mezzi toni prendono così il sopravvento sulle concentrazioni radiose, così come la sapienza costruttiva su quella luministica, in un gioco romanzato di suggestioni, che dosano arte e moda nella migliore resa possibile.

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