Nella
magica cornice veneziana, tra atmosfere dal sapore goldoniano, auree di mistero
che ne percorrono ogni calle e una devozione quasi sacra per la tradizione del
Carnevale, è stata inaugurata a Ca’ Giustinian, sede storica della
Biennale, la mostra “20 anni di
Maschere e Costumi”.
L’esposizione,
composta dalla collezione dei bozzetti teatrali dell’ASAC –
Archivio Storico delle Arti Contemporanee, è organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, in occasione del 4. Carnevale Internazionale dei Ragazzi, Il Leon Musico.
Si possono così ammirare 350
disegni che fanno parte ella sezione
Bozzetti di scena e costumi:
opere accumulate in decenni di produzioni che la Biennale ha voluto
valorizzare.
I
criteri in base ai quali sono stati scelti sono naturalmente legati al
carattere del Carnevale e privilegiano la stravaganza, l’estro, l’assurdo, il
paradosso e il surreale, senza però disegnare aspetti per così dire più
dinamici come il colore e il ritmo. Diverse le tematiche attorno alle quali si articola la mostra: “Maschere
e nuove maschere”, “Musici”, “Mestieri”,“Animali“, “Belle
époque”, "Old America", “Militari”, “Ritratti
dell’assurdo”, “Sexy ladies”, “Giochi e favole per bambini”.
L’allestimento
espositivo è alquanto particolare, prevedendo l’esposizione di bozzetti
riprodotti in dimensione “reale”, tableaux che raccolgono diverse
interpretazioni dello stesso soggetto, riproduzioni “macro” anche sagomate e/o
sospese al soffitto, oggetti "volanti". Gli autori sono tra i più noti
artisti della modernità e della contemporaneità: Felice Casorati, Renato Guttuso, Emanuele Luzzati, Mino Maccari, Giacomo
Calò Carducci, Piero Copertini, Gianna Lanza, Jacques Lecoq, Enrico Capuzzo,
Jean Pierre Ponnelle, Theophanes Matsoukis, Ed Wittstein, Walter Siegfrid,
Dorino Cioffi, Giancarlo Tantille, Therese Van Treek, Dafne Ciarocchi.
Un
allestimento che diventa sensoriale grazie alle interazioni audio e video
proposte: sequenze
di immagini (scene e personaggi) riprodotte in dissolvenza incrociata, associate
a opere di cui è possibile ascoltare alcuni estratti musicali attraverso cuffie
appositamente predisposte.
Per la precisione, gli
spettacoli selezionati per l’ascolto sono: “Allez-hop!” (Berio-Lecoq), “Treemonisha”
(Scott Joplin-Copertini), “Idomeneo” (Mozart-Casorati), “Il Mandarino
Meraviglioso” (Bartók-Ponnelle), “Lady Machbeth of Minsk”
(Shostakovic-Guttuso).
D’altra
parte, proprio la maschera e i costumi in
maschera sono i simboli del Carnevale. In effetti, fin dalle prime forme di questa liturgia della ri-creazione
(celebrazione del passaggio dal caos all’ordine della cosmogonia),
così come le conosciamo nelle feste in onore di Dioniso o nei Saturnali romani,
o nelle rappresentazioni dei miti antichi indoeuropei, questi simboli sono stati usati anche
per altre forme di rappresentazione come, per esempio, il teatro di strada
oppure “colto”, generando veri e propri personaggi e luoghi della finzione
a cui venivano associati ruoli e caratteristiche ben precisi.
Il teatro e il teatro musicale,
pertanto, rappresentano una fonte inesauribile d’invenzione e creazione di un immaginario fantastico che si
esprime, appunto, in scene, costumi e maschere (in senso lato) che
necessariamente popolano il “surreale”, anche nelle interpretazioni che
si reputano realistiche.
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