mercoledì 6 febbraio 2013

LEISURE_Maschere e costumi in mostra










Nella magica cornice veneziana, tra atmosfere dal sapore goldoniano, auree di mistero che ne percorrono ogni calle e una devozione quasi sacra per la tradizione del Carnevale, è stata inaugurata a Ca’ Giustinian, sede storica della Biennale, la mostra “20 anni di Maschere e Costumi”.
L’esposizione, composta dalla collezione dei bozzetti teatrali dell’ASAC – Archivio Storico delle Arti Contemporanee, è organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, in occasione del 4. Carnevale Internazionale dei Ragazzi, Il Leon Musico.
Si possono così ammirare 350 disegni che fanno parte ella sezione Bozzetti di scena e costumi: opere accumulate in decenni di produzioni che la Biennale ha voluto valorizzare. 
I criteri in base ai quali sono stati scelti sono naturalmente legati al carattere del Carnevale e privilegiano la stravaganza, l’estro, l’assurdo, il paradosso e il surreale, senza però disegnare aspetti per così dire più dinamici come il colore e il ritmo. Diverse le tematiche attorno alle quali si articola la mostra: “Maschere e nuove maschere”, “Musici”, “Mestieri”,“Animali“, “Belle époque”, "Old America"“Militari”, “Ritratti dell’assurdo”, “Sexy ladies”, “Giochi e favole per bambini”.
L’allestimento espositivo è alquanto particolare, prevedendo l’esposizione di bozzetti riprodotti in dimensione “reale”, tableaux che raccolgono diverse interpretazioni dello stesso soggetto, riproduzioni “macro” anche sagomate e/o sospese al soffitto, oggetti "volanti". Gli autori sono tra i più noti artisti della modernità e della contemporaneità: Felice Casorati, Renato Guttuso, Emanuele Luzzati, Mino Maccari, Giacomo Calò Carducci, Piero Copertini, Gianna Lanza, Jacques Lecoq, Enrico Capuzzo, Jean Pierre Ponnelle, Theophanes Matsoukis, Ed Wittstein, Walter Siegfrid, Dorino Cioffi, Giancarlo Tantille, Therese Van Treek, Dafne Ciarocchi.
Un allestimento che diventa sensoriale grazie alle interazioni audio e video proposte: sequenze di immagini (scene e personaggi) riprodotte in dissolvenza incrociata, associate a opere di cui è possibile ascoltare alcuni estratti musicali attraverso cuffie appositamente predisposte.
 Per la precisione, gli spettacoli selezionati per l’ascolto sono: “Allez-hop!” (Berio-Lecoq), “Treemonisha” (Scott Joplin-Copertini), “Idomeneo” (Mozart-Casorati), “Il Mandarino Meraviglioso” (Bartók-Ponnelle), “Lady Machbeth of Minsk” (Shostakovic-Guttuso).
D’altra parte, proprio la maschera e i costumi in maschera sono i simboli del Carnevale. In effetti, fin dalle prime forme di questa liturgia della ri-creazione (celebrazione del passaggio dal caos all’ordine della cosmogonia), così come le conosciamo nelle feste in onore di Dioniso o nei Saturnali romani, o nelle rappresentazioni dei miti antichi indoeuropei, questi simboli sono stati usati anche per altre forme di rappresentazione come, per esempio, il teatro di strada oppure “colto”, generando veri e propri personaggi e luoghi della finzione a cui venivano associati ruoli e caratteristiche ben precisi.
Il teatro e il teatro musicale, pertanto, rappresentano una fonte inesauribile d’invenzione e creazione di un immaginario fantastico che si esprime, appunto, in scene, costumi e maschere (in senso lato) che necessariamente popolano il “surreale”, anche nelle interpretazioni che si reputano realistiche.

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