Il nodo, punto focale della cravatta, è frutto di una creazione
personale, di un gesto quotidiano che, seppur compiuto attenendosi ad un
preciso schema, origina ogni volta una cravatta unica ma identica a se stessa nella sua essenza
di accessorio per antonomasia nell’abbigliamento maschile.
Attraverso il modo
di annodare la cravatta l'uomo
manifesta, seppur involontariamente, la sua personalità. Ma non solo…ogni nodo, infatti, ha il proprio nome e la
propria storia. Durante il secolo scorso, diviene talmente importante da
stampare piccoli trattati, nei quali si disserta dei vari modi di annodare la
cravatta. La storia narra che Il gesto
di annodare personalmente la cravatta è sempre stato tenuto in gran
considerazione fin dagli albori dell’approdo della cravatta nelle abitudini
vestimentarie di un gentleman che si rispetti. Luigi XIV, per esempio, amava annodare di persona la propria cravatta,
scegliendola tra quelle che ogni mattina il cravatier gli porgeva su un vassoio.
Anche Lord Brummel, il gentiluomo
inglese al quale va attribuito il nuovo modo di concepire l'eleganza maschile, ogni mattina si dedicava con estrema
perizia ad annodare personalmente la cravatta e se il nodo non gli riusciva
alla perfezione al primo tentativo, era solito buttar via la cravatta
utilizzata e prenderne un'altra, fino a quando il nodo non gli sembrava fatto a
regola d’arte.
Il nodo più
diffuso oggigiorno è comparso nella seconda metà dell'800 ed ha cominciato ad
aver successo quando il colletto rigido fu sostituito da quello morbido.
Probabilmente,
è stato utilizzato dapprima negli ambienti
sportivi, quasi sicuramente a Londra dai frequentatori del "four in hand club" che si divertivano a lanciare nuove
mode. Forse proprio lì è nata l'idea di annodare le cravatte come le
briglie del tiro a quattro, da cui il nome di nodo "four in hand" (tiro a quattro).
In Francia, questo stesso
tipo di nodo, ha preso il nome di régate,
poiché era usato soprattutto da coloro che partecipavano alle gare veliche. Un
appellativo a cui ben si presta, dal momento che, altro non è, se non una
variante di un nodo molto comune in mare, il parlato, usato spesso per gli
ormeggi provvisori.
L'origine sportiva del
nodo, inoltre, sarebbe più che verosimile dato che nel secolo scorso, anche
quando si praticava sport, bisognava indossare la cravatta: pertanto,
soprattutto in questo ambiente, si era alla ricerca di nuovi modi di annodare,
secondo soluzioni il più possibile pratiche e durature.
Con il passare
degli anni e delle mode, i nodi si sono moltiplicati, diventando, alle volte,
vere e proprie pratiche di disinvoltura manuale, da realizzarsi con un’abile
maestria dei gesti. In particolare,
ogni
nodo è frutto di una piccola invenzione compiuta da personaggi più o meno
famosi, in una tale varietà di nodi esistenti. Dire quale sia migliore di
un altro è un’ardua decisione, piuttosto si può affermare con certezza che ve
ne sono alcuni che hanno più personalità di altri.
Nodo americano
"L'Americano"
è un nodo consistente, adatto alle cravatte larghe ed imbottite. Gli americani
avevano accolto con favore l'avvento della cravatta larga ed il primo personaggio
celebre che l'aveva adottata è stato Nixon, imitato poi da Ford e da Carter.
Mentre negli Stati Uniti "l'Americano" viene eseguito quasi
esclusivamente su cravatte larghe, in Europa lo si adopera con cravatte di ogni
tipo. Risalta maggiormente se si portano camicie “botton down”, cioè dal
colletto fermato da due bottoncini.
Nodo bluff
Il
"Bluff" è forse il più comune degli Ascot montati. È di dimensioni
maggiori rispetto all'Ascot regolare e sarebbe quindi più complicato da
preparare a mano. Apparentemente manca il nodo che in realtà è nascosto dalle
gambe mantenute lievemente sollevate da una cucitura ed incrociate.
La cravatta montata
è una cravatta artificiale, posticcia, un puro espediente che da una vita ad
una cravatta già annodata, il cui nodo è cucito.
Nodo classico
Le varianti dei
nodi di papillon sono di competenza di pochi specialisti. Ad un occhio esperto
fiocchi e nastri non sembrano cambiare di molto. Ciò che cambia è la natura
stessa del papillon che viene annodato ogni volta in modo diverso: questo crea
sottili differenze, quasi impercettibili.
Il
"Classico" è un nodo particolarmente composto, adatto ai papillon già
pronti da indossare, dato che una volta preparato è piuttosto difficile da
sciogliere. Per questo viene utilizzato dai cravattai soprattutto per i papillon
da vendere già annodati.
Nodo diagonale
Questo nodo è
caratterizzato da un taglio diagonale che crea una linea di sbieco sul nodo.
Può essere preparato quasi esclusivamente con cravatta di cashmere. Nel
"Diagonale" il nodo si scopre e lascia in vista la piega. Essa crea
un gioco di chiaro-scuro al centro del nodo stesso. Per valorizzare questo nodo
è preferibile usare una cravatta chiara, in tinta unita a piccoli disegni.
Nodo inglese
"L'inglese"
è il nodo classico per eccellenza. Fino agli anni Sessanta era questo il nodo
portato dalla maggior parte della popolazione inglese. Usato inizialmente dalla
classe dominante, è stato in un secondo momento imitato dal resto della
popolazione. Lo stesso Edoardo VIII, prima di passare al "Windsor",
portava solitamente questo tipo di nodo.
Per realizzarlo
occorre una cravatta che non superi i 6/7 cm di larghezza ed il nodo non deve
essere più alto di 3 cm. È un nodo neutro ed equilibrato: né troppo largo, né
troppo stretto
Nodo puff
È questo un Ascot
montato che ha però una forma molto simile ad una cravatta annodata. Esso è un
normale Ascot che viene cucito al nodo.
Le gambe sono
lievemente bombate all'uscita dal nodo. Talvolta per la bombatura si ricorre
anche all'uso di un'imbottitura. Generalmente il Puff Ascott si completa con
l'applicazione di una spilla.
Nodo scappino
"L'Half
Windsor" è un nodo molto simile al "Windsor" ma si differenzia
da esso per il fatto che nella preparazione è previsto un passaggio in meno.
Ciò lo rende meno conico del Windsor.
È un nodo non
troppo grande che può essere adoperato sia per dare più corposità al nodo di
una cravatta troppo stretta, sia per appiattire il nodo di una cravatta
particolarmente larga. Non è adatto alle cravatte di maglia.
Nodo semplicissimo
Come dice il nome
stesso è un nodo ancora più semplice da preparare di quello normale. Risulta
più piatto e sottile e rispetto alla sequenza normale risparmia un passaggio.
Per ottenere
l'effetto del "Semplicissimo" il segreto sta nell'imprimere alla
parte larga una torsione di 180° nella prima fase. Questo nodo ha un'ottima
tenuta e benché sia molto semplice da preparare si scioglie con maggiore
difficoltà rispetto al normale.
Nodo windsor
Di gran moda negli
anni trenta, prende il nome dai duchi di Windsor in modo particolare da Edoardo
VIII. Si tratta di un nodo simmetrico a struttura conica, adatto ai colli molto
aperti, come quelli delle camicie italiane.
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